Scatta l’allarme e lo stratega si inventa psicoterapeuta

«Compra quell’azione, vendi subito quell’altra; tieniti stretti quei futures». Fino a ieri suonava così l’attività dei consulenti sulla strategia di investimenti, ma adesso, dopo settimane di crisi e tensioni loro stessi spiegano di essersi dovuti prestare a un radicale mutamento di ruoli. Adesso devono fare sempre più da “psicoterapeuti” agli investitori colti dalle ondate di panico, che innescano vendite in massa sui mercati. “State calmi”, è il messaggio che sempre più tocca ripetere a chi si rivolge a loro per sapere il da farsi. «Gli strateghi – riporta Cnbc – passano sempre più tempo a incontrare clienti per convincerli a rilassarsi dagli allarmi sui bilanci in Europa, o sui rischi che incombono sulle prospettive di crescita economica della Cina». E a rivolgersi a questi novelli e improvvisati terapisti sono persone che spesso conoscono bene il mercato su cui operano. «A New York, un operatore speculativo ci ha detto che dopo le basse performance dell’azionario di aprile, e il caos dopo diversi falsi rally rialzisti, non era propenso a compare azioni su cui aveva individuato eccessivi ribassi», ha scritto in una nota di analisi Thomas Lee, capo della strategia sull’azionario di JP Morgan. «Adesso gli investitori hanno bisogno di incoraggiamenti perfino per comprare azioni su base diversificata, di gruppi con bilanci solidi come roccia e con valutazioni molto allettanti, e magari su cui erano perfino in attesa di una finestra di opportunità per comprare». A sorprendere, secondo Brain Belskim capo della strategia di investimenti della Oppenheimer, non è tanto la prudenza degli investitori, quanto «il modo di ragionare». In certe fasi i cali dell’azionario si sono trascinati perché, invece di guardare alle opportunità di acquisto che si erano create, gli investitori hanno mantenuto l’attenzione sulle incognite in Europa e in Cina. Eppure i dati sull’economia reale più recenti da Germania e Cina sono stati positivi. «L’economia americana è tornata a generare posti di lavoro – ha osservato Belskim – e questo dovrebbe deporre bene per il mercato».
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