Tremonti: i conti tengono. Alzare le tasse? “Un suicidio”

I conti italiani tengono e alzare le tasse sarebbe un “un suicidio”. Così il ministro dell’Economica, Giulio Tremonti, in audizione sulla manovra in commissione Bilancio alla Camera. “Se aumenti le tasse per finanziare livelli di spesa insostenibili – ha aggiunto – fai la cosa opposta rispetto a ciò che viene considerato giusto”.

Confermando che non ci sarà un intervento correttivo sul 2010, Tremonti si è mostrato soddisfatto per come il Paese sta accogliendo la manovra, nonostante le proteste che ne hanno accompagnato l’esame in Parlamento. “Un’altra manovra sul 2010 non ci sarà perché l’Italia è in linea con tutte le previsioni e tutti gli impegni – ha detto – l’Italia è sotto continua osservazione in tutte le sedi. A occhio, a oggi, da nessuna parte si prevede una rottura del sistema sul 2010”.

Tremonti ha minimizzato gli avvertimenti arrivati da Fmi e Bankitalia sul rischio che la manovra, deprimendo l’economia, possa ridurre il gettito fiscale e rendere necessari interventi aggiuntivi nei prossimi due anni per portare il deficit al 2,7% del Pil nel 2012.”Considerando l’andamento non negativo di export e consumi industriali, l’ipotesi di scostamento è abbastanza lontana. Siamo nella media e nella norma dell’Unione europea. La speranza di un collasso dell’Italia non trova fondamento”.

La manovra si avvia al termine dell’esame in Parlamento e Tremonti ha ribadito la linea del governo sull’impossibilità a che vengano introdotte nuove modifiche alla Camera. “Fiducia porta fiducia”, ha ripetuto Tremonti ai cronisti.

“Nell’insieme mi pare che il Paese abbia accettato questo intervento con un altissimo grado di responsabilità”, ha aggiunto Tremonti in commissione, respingendo al contempo le richieste di modifica arrivate da magistrati, forze dell’ordine, corpo diplomatico e medici per il congelamento delle retribuzioni fino a tutto il 2013.

La manovra, nella versione licenziata in Senato, prevede un intervento correttivo su 2011 e 2012 di 25,068 miliardi, basato su 14,581 miliardi di tagli alla spesa e su 10,487 miliardi di maggiori entrate.

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