In Italia la crescita è ancora debole

Resta sostanzialmente debole la crescita economica in Italia nel prossimo biennio, anche a causa delle politiche fiscali, un fenomeno evidenziato anche in altri paesi della zona euro. Lo dice il rapporto trimestrale di Ref, riportato da Reuters, che evidenzia però, per l’Italia, un ulteriore appesantimento della domanda interna a causa della riduzione dei redditi e del peggioramento del mercato del lavoro.

Quanto ai conti pubblici, la necessaria manovra correttiva del governo relativa al 2011-2012 non risulta sufficiente a migliorare il rapporto deficit/pil (stimato al 5,6% nel 2010 e al 5,5% nel 2011) nel modo stimato dal governo, mentre resta attorno al 120% di rapporto debito/pil.

I consumi delle famiglie  – si legge nel report – restano molto fragili nel corso del biennio di previsione, anche perché cade il reddito e la tenuta dei livelli di spesa è affidata ad una ulteriore riduzione del tasso di risparmio.

“L’aumento della disoccupazione per ora è stato relativamente contenuto, ma vi sono molti disoccupati nascosti, soprattutto nell’industria, dove le ore lavorate sono scese meno del prodotto, e il numero degli occupati si è ridotto meno delle ore, grazie anche all’ampio ricorso alla Cig” precisa la nota.

L’Istituto di ricerca ha rivisto le sue stime per la crescita economica italiana nel 2010 a 1,0% dallo 0,9% della stima di aprile e quella del 2011 a 0,9% da 0,6%. La stima del governo — come risulta dalla Ruef del maggio scorso — è invece più ottimistica per il 2011, all’1,5%.

La lettura del Ref è confermata anche da altri dati macro-economici: l’Istat ha fatto sapere che nelle piccole imprese, dopo il calo registrato nel 2008, nel 2009 si è verificata una riduzione di 210 mila unità posti di lavoro in due anni. Il settore – si legge nel documento dell’Istituto nazionale di statistica – ha chiuso il 2009 con un valore aggiunto ai prezzi base in calo dell’1,8%, contro la crescita dell’1,1% dell’anno precedente.
in Italia nel prossimo biennio, anche a causa delle politiche fiscali, come del resto sta avvenendo negli altri paesi della zona euro. Lo dice il rapporto trimestrale di Ref, riportato da Reuters, che evidenzia però, per l’Italia, un ulteriore appesantimento della domanda interna a causa della riduzione dei redditi e del peggioramento del mercato del lavoro.

Quanto ai conti pubblici, la necessaria manovra correttiva del governo relativa al 2011-2012 non risulta sufficiente a migliorare il rapporto deficit/pil (stimato al 5,6% nel 2010 e al 5,5% nel 2011) nel modo stimato dal governo, mentre resta attorno al 120% di rapporto debito/pil.

I consumi delle famiglie  – si legge nel report – restano molto fragili nel corso del biennio di previsione, anche perché cade il reddito e la tenuta dei livelli di spesa è affidata ad una ulteriore riduzione del tasso di risparmio.

“L’aumento della disoccupazione per ora è stato relativamente contenuto, ma vi sono molti disoccupati nascosti, soprattutto nell’industria, dove le ore lavorate sono scese meno del prodotto, e il numero degli occupati si è ridotto meno delle ore, grazie anche all’ampio ricorso alla Cig” precisa la nota.

L’Istituto di ricerca ha rivisto le sue stime per la crescita economica italiana nel 2010 a 1,0% dallo 0,9% della stima di aprile e quella del 2011 a 0,9% da 0,6%. La stima del governo — come risulta dalla Ruef del maggio scorso — è invece più ottimistica per il 2011, all’1,5%.

La lettura del Ref è confermata anche da altri dati macro-economici: l’Istat ha fatto sapere che nelle piccole imprese, dopo il calo registrato nel 2008, nel 2009 si è verificata una riduzione di 210 mila unità posti di lavoro in due anni. Il settore – si legge nel documento dell’Istituto nazionale di statistica – ha chiuso il 2009 con un valore aggiunto ai prezzi base in calo dell’1,8%, contro la crescita dell’1,1% dell’anno precedente.

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