Marchionne, “siamo disposti ad investire”

“Il punto è decidere se e come garantire condizioni operative che permettano di lavorare in modo continuo e normale. Si è parlato molto di come tradurre in pratica l’accordo raggiunto per Pomigliano. Tutto questo si può concretizzare con la costituzione di una nuova società che si occuperà anche della componentistica locale di proprietà della Fiat”. Così l’ad della Fiat, Sergio Marchionne, parlando al tavolo Fiat ha sottolineato: “quello che vorrei fosse chiaro è che non si fanno gli interessi dei lavoratori rifiutando di modernizzare gli impianti e i metodi di produzione e difendendo un sistema di relazioni industriali che non è in grado di garantire che gli accordi stipulati vengano effettivamente applicati. Non si proteggono le persone usandole per scopi politici o spingendole al caos nelle fabbriche”.

Marchionne ha anche detto “di aver scritto a inizio del mese una lettera ai nostri lavoratori per parlare loro in modo aperto e fare chiarezza sulle tante voci e sulle accuse che hanno messo in dubbio la natura e la serietà del nostro progetto. In ballo non ci sono solo 20 miliardi di investimenti. In ballo c’è il peso della presenza Fiat in Italia”, mentre ha aggiunto che “se in Italia non è possibile contare sul fatto che chi si assume un impegno lo porta avanti fino in fondo, dovremo andare altrove. Non ci sono alternative. Chi interpreta questo come una minaccia non ha la minima idea di cosa significhi competere sul mercato”. Marchionne ha sottolineato che “siamo disposti a farci carico di tutti gli investimenti necessari e ad assumerci il rischio di impresa collegato a un progetto così ambizioso. Non siamo disposti a mettere a rischio la sopravvivenza dell’azienda”.

Infine il manager italo-canadese ha rilevato che Fiat, grazie all’accordo con Chrysler, ha una seconda possibilità nella crisi che si è abbattuta sul settore dell’auto e che “può ricostruire una base industriale forte nel nostro Paese. Abbiamo le spalle sufficientemente larghe per sanare quegli handicap produttivi che per troppo tempo ci hanno fatto apparire inefficienti in confronto ad altre realtà all’estero. Possiamo creare le condizioni per qualcosa che non abbia sempre bisogno di interventi di emergenza. Qualcosa che sia solido e duraturo e da cui partire per immaginare il futuro. Vorremmo che, per una volta, fosse l’Italia a diventare l’esempio di come i cambiamenti si possono realizzare con successo”.

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