È solo una frenata

…caratterizzata dalle vendite sui listini azionari, il cielo sui mercati, con le trimestrali, sembra essersi rasserenato.
Nonostante si sia tornati a parlare di double dip, cioè di possibile ricaduta nella recessione, in luogo di ripresa a V, che forse troppo frettolosamente aveva fatto breccia nella mente di molti operatori il clima generale è complessivamente tornato stabile.
Chi scrive si trova d’accordo con coloro che non erano così ottimisti prima e non sono pessimisti oggi ma si limitano a rilevare che i dati reali non giustificano movimenti così repentini come quelli a cui le borse ci hanno abituato dall’inizio della crisi.
Effettivamente, soprattutto gli indici di fiducia e quelli misti, e in qualche caso anche indicatori dell’economia reale, hanno smesso di migliorare e mostrano segni di cedimento. L’interpretazione corretta è però che almeno per ora la ripresa stia rallentando, non che sia in atto un’inversione di tendenza. Vi sono alcuni evidenti motivi che giustificano tale convincimento.
Il primo è senza dubbio rappresentato dalla contrazione dei bilanci pubblici, dovuta sia alla fine degli incentivi, che alla virtuosa politica di bilancio dei Paesi europei impegnati nella riduzione dei deficit. A questo proposito occorre spendere due parole sulla presunta eccessiva severità della Germania che ha sostanzialmente guidato i governi nella direzione dell’austerità attuata in qualche caso anche con riforme strutturali. Non solo il trasferimento del debito dal settore privato a quello pubblico può essere solo temporaneo e limitato, ma la solidità del debito sovrano garantisce l’esistenza del free risk senza la quale gli operatori non possono far altro che aumentare ulteriormente la propria avversione al rischio impedendo la normale evoluzione dei mercati. Tra gli elementi che possono contribuire a completare il quadro in senso positivo ci sono poi i soliti Paesi emergenti, rispetto ai quali la notizia importante è che non ci sono novità: continuano a crescere e in maniera parzialmente autonoma; un caso emblematico, tra gli altri, è rappresentato dal Brasile che come mercato di sbocco più importante ha oggi la Cina, a conferma del consolidarsi del cosidetto decoupling.
Nel medio termine rimangono, e non si possono trascurare, alcune delle criticità legate al percorso della crisi. La disoccupazione rimane elevata e lo sarà ancora per qualche tempo costituendo un freno all’incremento dei consumi, vero motore della crescita e senza i quali il momento difficile non può essere superato. Figli della stessa crisi dei redditi sono i più preoccupanti dati macroeconomici provenienti dagli Stati Uniti, quelli sul mercato immobiliare che pare essere nuovamente in contrazione.

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