Broker si sbronza e il petrolio sale

Ubriacarsi, per i comuni mortali, può avere un prezzo: qualche sms fuori posto, qualche parola di troppo o qualche esternazione particolarmente enfatica. Ma nel magico mondo dei broker è tutto diverso, e in preda ai fumi dell’alcool si può anche arrivare a compromettere l’economia globale. Questo è il caso di Stephen Perkins, 34enne broker inglese della Pvm Oil Futures, che in una notte di follia etilica ha comprato senza permesso 7 milioni di barili di greggio per conto della sua ignara società. Risultato? Quasi 10 milioni di dollari di danno per la Pvm Oil Futures (società che in un anno di milioni ne fattura circa 12), licenziamento in tronco e – magia da economia globale – un rincaro del greggio di un dollaro e mezzo a barile sui mercati azionari di tutto il mondo. L’episodio è avvenuto circa un anno fa, ma è stato divulgato solo oggi dalla stampa britannica. La puntuale ricostruzione del Telegraph online riporta come il 30 giugno 2009, alle 7:45 del mattino (ora britannica) Perkins sia stato raggiunto dalla telefonata di uno dei suoi dirigenti, il quale chiedeva conto di un acquisto da 520 milioni di dollari di greggio effettuato all’1:30 della notte precedente. Il broker avrebbe subito risposto di aver effettuato l’acquisto per conto di un cliente, di cui però non avrebbe lasciato nome né contatti. Tentativo alquanto goffo: il cliente in questione, ovviamente, era solo frutto della sua mente. Le bugie, si sa, hanno le gambe corte e Perkins è stato subito smascherato. Dopo il licenziamento in tronco da parte della Pvm Oil il tragicomico broker viene messo al bando dalla City, multato per 72mila sterline e indagato dalla Financial Services Authority, l’autorità britannica di vigilanza dei mercati finanziari, che ha reso noto solo stamane il surreale incidente. L’unica giustificazione – o meglio spiegazione – che Perkins è riuscito a dare alla sua condotta è una pesante sbronza da fine settimana. Ma in un periodo in cui è sempre più alta l’avversione alle speculazioni di banchieri, manager e uomini d’affari (le cui conseguenze ricadono sempre più spesso sulle casse statali) un’idiozia del genere rischia solo di far inferocire ulteriormente la già rabbiosa opinione pubblica.

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