Timori sulla crescita degli USA

I mercati azionari europei hanno chiuso con gli indici negativi di circa il 2%, quelli americani attorno all’1,50%. Chi si aspettava un indebolimento del dollaro subito dopo i dati è rimasto deluso: nei confronti dell’euro, infatti, il biglietto verde ha guadagnato circa una figura rispetto al prezzo pre-dato, passando da area 1.2900 ad area 1.2800, livello che ritroviamo in questo momento. Andamento simile per i cambi di euro contro Yen e Franco Svizzero.

Ma cosa ha provocato tali reazioni? In primis il dato sui jobless claims americani, inaspettatamente in rialzo rispetto alle attese: nella settimana terminata il 14 agosto, le richieste di sussidi sono aumentate di 12.000 unità raggiungendo la ragguardevole soglia di 500.000 totali. Tali valori hanno trovato il mercato decisamente impreparato, anche i considerazione delle aspettative degli analisti che erano concordi su una riduzione di 10.000 unità rispetto alla rilevazione precedente.

Inoltre, l’uscita del Philadelphia Fed al livello più basso degli ultimi 13 mesi (-7.7 rispetto a +0.7 atteso) non ha fatto altro che aumentare i timori che la ripresa degli Stati Uniti sia più debole di quanto pensato. In particolare, i timori si sono riversati sulle aspettative dei consumi degli americani che probabilmente risulteranno inferiori rispetto a quanto paventato fino a poco tempo fa.

Vedremo oggi come si evolverà la giornata e come finirà la settimana in assenza di dati macro importanti da Europa e USA. Certamente quello che abbiamo visto ieri è stata una generalizzata debolezza di euro nei confronti delle principali divise (USD, JPY, CHF e in maniera meno pronunciata contro GBP) che ritroviamo anche stamattina.

EurUsd in nottata ha fatto segnare un minimo in area 1.2790 ma il vero supporto di medio periodo è posto a 1.2730 (minimo del 16/08): la tenuta confermata di questo livello potrebbe riportare il cambio verso livelli più alti con obiettivo primario 1.2925 (prima resistenza corrispondente ai massimi fatti segnare negli ultimi giorni). La rottura al ribasso, invece, potrebbe far tornare EurUsd fino ad 1.2500.

EurUsd – Grafico a 60 minuti

EurChf, dopo il rimbalzo da 1.3070 fino a 1.3920 è disceso velocemente fino a 1.3185 (minimo della nottata). E’ chiaro che solo una tenuta di 1.3070 possa prefigurare una ripresa dell’euro nei confronti della moneta elvetica. La volatilità sul cambio, comunque, risulta notevolmente aumentata nel corso degli ultimi 4 mesi. Rimaniamo in attesa di vedere come si comporterà la Swiss National Bank in questo contesto di elevata (e probabilmente non gradita) forza del franco.

Situazione particolare anche per EurJpy, che da metà maggio si muove in un trading range abbastanza ampio tra 107.50 e 115. Al momento ci troviamo non lontani dal supporto e la forza dello yen sembra poter continuare. Fino a che non verranno rotti i due livelli menzionati, permarrà la situazione di lateralità.

Continua anche la forza della sterlina che potrebbe portare il cambio contro euro fino a 0.8100 e specularmente quello contro dollaro a 1.6000 (scenario confermato in caso di tenuta del supporto a 1.5500).

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