Basteranno le parole di Bernanke?

Per un momento il mercato è sembrato essersi dimenticato delle correnti interne alla Fed per ascoltare ciò che a chiunque è parso come un segnale per lo meno più tranquillizzante. In primis il presidente si è detto pronto a “fornire addizionale sostegno all’economia attraverso misure non convenzionali, soprattutto se lo scenario macroeconomico dovesse ulteriormente peggiorare”.

Ovviamente non potendosi trattare di misure dirette ad intervenire sui tassi ormai fermi da mesi vicino allo zero, come era possibile ipotizzare si tratterà di nuovi acquisti di titoli, probabilmente Treasuries (qui potrebbero cominciare però i problemi dato che almeno 7 membri del board si sono dichiarati contrari in più occasioni).

Bernanke ha poi mantenuto valide le stime di un miglioramento della condizione economica per il 2011 affermando che sono pochi i rischi di un aumento indesiderato dell’inflazione e di un aumentare della disinflazione… che tradotto dovrebbe indicare stabilità dei prezzi almeno sino a tutto il 2011.
Il mercato ha avuto venerdì una timida reazione positiva a queste parole, con gli indici americani in salita mediamente del 1.6%, seguiti da una chiusura dei mercati europei che hanno puntato nella medesima direzione.

L’avverarsi di questo scenario di miglioramento previsto dipende però in buona parte dall’andamento del settore occupazionale e proprio questa settimana dovrebbero giungere tasselli aggiuntivi al completamento del puzzle. Mentre potrebbero essere viste variazioni sul tasso di disoccupazione, purtroppo in salita da 9.5 a 9.6% annuo, potrebbe essere visto un miglioramento dal lato NFP. In generale, come sempre, non è da sottovalutare la ricca agenda settimanale http://www.dailyfx.com/calendar/

EurUsd – Grafico a 60 minuti

Passiamo all’analisi dei cambi, dove possiamo notare come la reazione alle parole del presidente della Fed non sia stata così evidente.
Partiamo dal consueto eurodollaro dove vediamo con precisione continuare il movimento di ripresa della moneta unica iniziato il 24 agosto scorso. Dal minimo di 1.2580 la trendline inferiore passante a 1.2680 per le prossime ore ha infatti guidato la ripresa dei prezzi sino a giungere all’importante livello di resistenza nel breve a 1.2780.

Vediamo quindi che nell’immediato il cambio è confinato all’interno di una figura esatta e solamente la rottura della resistenza evidenziata porterà l’euro ad una più forte ripresa verso livelli prossimi alla resistenza chiave di 1.29-1.2910.
Il dollaro, nei confronti dello yen nel lungo periodo, continua a mantenere una posizione di svantaggio, nonostante la ripresa di quasi 200 punti messa a segno la scorsa settimana.

È evidente di fatti come la tendenza incominciata ad inizio maggio sia ancora in atto e lo sarà sino a che il dollaro non riuscirà con forza ad oltrepassare il livello più importante di 86.30. Su questo punto infatti vediamo coincidere sia la tendline discendete che guida appunto la discesa da qualche mese, sia un’area di frequenti minimi e massimi visti tra luglio ed agosto.

Per e prossime ore possiamo vedere un buon livello di supporto proprio a 85 figura.
Vediamo ora il cable, che tutto sommato, a parte qualche eccesso di volatilità momentaneo, non è risultato molto variato negli ultimi giorni. In questo caso i livelli da tenere in considerazione sono dati da 1.5450 e dal doppio massimo in area 1.5590.

Il rimbalzo di venerdì del cambio EurChf ancora nei pressi di 1.30 non fa che rafforzare l’idea di un livello sentito dagli operatori. L’area di trading, nel breve, potrebbe essere compresa all’interno di 140 punti: sotto il supporto a 1.30 e al di sopra la resistenza di 1.3140 (doppio massimo giornaliero del 26 e 27 agosto scorsi).

Concludiamo con l’euro nei confronti della sterlina, che ha avuto un movimento del tutto sovrapponibile a quello nei confronti della moneta elvetica. In questo caso i punti da considerare per un po’ di trading sono dati dall’area di minimo a 0.8140 e della doppio massimo come resistenza a 0.8230.

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