Bce, oggi tiene fermi i tassi

La crescita migliore del previsto della Germania, ma anche il ritardo sempre più ampio dei Paesi più in difficoltà con i conti pubblici occuperanno gran parte del consiglio direttivo della Banca centrale europea convocato oggi. Secondo gli economisti, il “board” presieduto da Jean-Claude Trichet lascerà ancora una volta i tassi inchiodati all’1%, e non fornirà particolari indicazioni su futuri cambiamenti di rotta del costo del denaro, con la probabile formula, un classico da oltre un anno, che i tassi restano “adeguati”. La prima novità saranno le nuove proiezioni macroeconomiche trimestrali degli economisti dell’Eurotower che, rispetto alle ‘staff projections’ di giugno, certificheranno come la ripresa di Eurolandia stia andando meglio del previsto.

Trichet potrà annunciare che la stima fatta a giugno di un +1% per il 2010 è ormai superata: gli economisti danno per scontato un tasso di circa l’1,6%, trainato soprattutto dalla Germania con la sua espansione record (2,2%) del secondo trimestre. Il secondo semestre vedrà un rallentamento – come già anticipato da Trichet – ma nel complesso la crescita dovrebbe reggere bene. Quanto al 2011, pur fra mille cautele dovute alla ripresa zoppicante degli Usa e al rallentamento della Cina, è probabile una conferma, o al massimo un lieve ritocco all’insù, dell’1,2% già stimato.

La nota dolente, piuttosto che l’inflazione che dovrebbe confermarsi intorno all’1,5% per quest’anno e il prossimo, è il “gap” crescente fra la crescita dei Paesi-locomotiva del Nord (fatta salva l’Irlanda con i suoi problemi di deficit) e il Sud fanalino di coda, anche a causa delle strette fiscali di Grecia, Spagna, Portogallo e Italia. Un divario strutturale che in futuro potrebbe rendere sempre più difficile per la Bce la scelta di come calibrare la politica monetaria, con la forte crescita tedesca che potrebbe richiedere un rialzo dei tassi d’interesse ben prima che i Paesi della “periferia” di Eurolandia siano in grado di affrontarlo.

Inevitabile, da parte di Trichet, l’ennesimo appello al risanamento dei conti e alle riforme strutturali per sanare lo squilibrio. Proprio questo forte divario, reso evidente dai premi di rendimento vicini ai record dei quattro “PIGS” più l’Italia, è all’origine della probabile estensione di alcune delle misure d’emergenza prese durante la crisi, già anticipata dieci giorni fa dal presidente della Budensbank Axel Weber. Trichet, domani, traccerà la strategia di gestione della liquidità per il resto dell’anno, ed è probabile che il board decida di continuare a fornire liquidità illimitata nelle aste a una settimana, un mese e tre mesi anche oltre fine anno. Un ritardo nella “exit strategy”, peraltro anticipato da uno dei consiglieri “falchi” dell’Eurotower, che tiene conto della forte dipendenza delle banche di Irlanda e Spagna, ma anche Portogallo e Grecia, dalla liquidità d’emergenza fornita dalla Bce. E che suggerisce a molti economisti che, se la situazione non migliora, la Bce potrebbe decidere un altro slittamento agli inizi del prossimo anno.

Intanto Moody’s, in un report rilasciato nei giorni scorsi, ritiene che “le misure con cui gli Stati europei stanno cercando di mettere sotto controllo la spesa pubblica potrebbero non bastare a salvare i governi da un taglio del rating, cioè da una riduzione del giudizio sul rischio di insolvenza da parte dalle agenzie specializzate”.

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