Draghi, sulle regole ancora molto da fare

Oggi sul Sole 24 Ore, il numero uno di Bankitalia, Mario Draghi, ha individuato due fattori fondamentali che hanno spinto il processo di cambiamento che l’economia mondiale sta vivendo

La prima, spiega, è la diversa percezione del rischio. Per molti anni una visione ottimistica, che sottovalutava il livello di rischio e sopravvalutava il livello di dispersione del medesimo fra i diversi operatori, è stata la visione comune: ora è stata spazzata via dalla crisi. Un nuovo calcolo di tutte le categorie di rischio, una maggiore volatilità, la valutazione ridotta di determinate attività, una verifica più attenta della qualità del credito, una maggiore attenzione alla sostenibilità del debito sul lungo periodo (come evidenziato dalle recenti tensioni sui debiti pubblici in Europa) sono tutte manifestazioni di questa mutata percezione.

I modelli di business vengono riesaminati in base alla loro capacità di gestire il rischio. La complessità e la scarsa trasparenza degli strumenti finanziari non è più apprezzata: è aumentata la domanda di informazione trasparente, completa e accurata.

La seconda forza di cambiamento nasce dall’iniziativa politica delle autorità. Dopo la Lehman Brothers, qualunque dubbio residuo sulla necessità di una profonda riforma del settore finanziario è stato dissipato. È diventata chiara la necessità di un approccio comune, coordinato a livello internazionale, che coinvolga sia le economie avanzate che quelle emergenti.

Su esortazione del G-20, e sotto il coordinamento del Comitato per la stabilità finanziaria, si sta procedendo ad affrontare i punti deboli messi in evidenza dalla crisi. Un passo fondamentale per garantire basi più solide al sistema finanziario è stato fatto lo scorso fine settimana con l’accordo raggiunto dall’organismo direttivo del Comitato di Basilea sui nuovi parametri per le banche in materia di capitale e liquidità. Questi parametri accresceranno in modo significativo la solidità del sistema bancario, mettendo un freno anche all’eccesso di leva finanziaria e al disallineamento di scadenze che ha innescato questa crisi.

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