America ancora incerta

Sono passati due anni dal crack di Lehman Brothers, il fallimento cha ha fatto scattare il terremoto di Wall Street, e portato al quasi collasso del sistema finanziario statunitense. A settembre del 2008, Barack Obama e John McCain erano appaiati nei sondaggi, ed è stato proprio il crollo dell’economia a sbloccare la corsa alla Casa Bianca a favore di Obama.
La recessione, la peggiore mai affrontata dagli Stati Uniti dagli anni ’30, ha dominato l’agenda di politica interna del giovane presidente. In due anni, Obama ha fatto molto: è riuscito a far approvare un colossale pacchetto di stimoli e una vastissima riforma del sistema finanziario americano La ripresa economica però non convince, anzi negli ultimi mesi c’è stato un rallentamento. La disoccupazione negli Stati Uniti è ancora altissima: ad agosto è salita al 9,6 per cento. «Abbiamo fermato l’emorragia e stabilizzato il paziente (l’economia), ma i miglioramenti non sono quelli sperati, non siamo ancora dove dovremo essere», ha detto Barack Obama pochi giorni fa. Qual la sua ricetta adesso? Innanzitutto, sgravi fiscali per la classe media. Il presidente vuole estendere i tagli delle tasse dell’era Bush, ma soltanto quelli per la middle class, ossia le persone che guadagnano meno di 200.000 dollari l’anno e le famiglie con reddito inferiore ai 250.000 dollari. In Congresso però la tensione è alta perché i repubblicani si oppongono: vogliono un’estensione totale degli sgravi di Bush, anche quelli per i cittadini più ricchi. Per i democratici questa è «irresponsabilità fiscale». Il segretario al Tesoro, Timothy Geithner, ha detto che il taglio delle tasse ai ricchi «costerebbe allo stato 700 miliardi di dollari». Oltre agli sgravi fiscali, il piano di Obama prevede un aumento degli investimenti in infrastrutture per 50 miliardi di dollari, e la possibilità per le aziende di dedurre dalla tasse il 100% delle spese in investimenti nel 2011. Questo non è «un piano di stimoli», ma sono iniziative che «stimoleranno l’economia», ha detto Obama. Una sottile sfumatura linguistica che cela il disagio della Casa Bianca a parlare di un nuovo pacchetto di incentivi all’economia.

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