Il castello di carta

…niente rivoluzioni giacobine, niente parole vuote tanto per parlare di cambiamento. Questa volta i nodi della politica sono arrivati davvero al pettine. L’Italia si troverà sospesa tra il paese berlusconiano e bipolare e il paese della politica old style che torna alla ribalta con una ripresa del potere da parte dei partiti. La scelta è tra elezioni e un governo tecnico. Ma non è semplice. L’Italia andrà alle elezioni, così almeno sono pronti a scommettere alcuni osservatori. Ma bisognerà vedere con quale legge elettorale. Se si voterà con quella attualmente in vigore, il centrodestra vincerà e questa volta governerà per i prossimi cinque anni senza intoppi consentendo a Silvio Berlusconi di fare davvero quello che vuole. Non ci saranno più ostacoli. Nonostante secondo i sondaggi, infatti, il Pdl sia ai suoi minimi storici (intorno al 30%), potrà contare sull’asse di ferro con la Lega Nord a cui, sempre i sondaggisti, attribuiscono un rotondo 12%. In due partiti raccoglieranno circa il 42-43% dei voti totali. Nessuna altra forza politica, anche coalizzata e visti gli attuali equilibri, può immaginare di superare questa soglia. Quindi, con la legge elettrorale attuale, chi vince prende il 55% dei seggi in parlamento. Per Berlusconi e Bossi il gioco sarebbe fatto. Se invece si votasse con un’altra legge elettorale, per esempio un proporzionale alla tedesca, formula che parrebbe prevalere nei ragionamenti dei politici, Il Pdl, e quindi Berlusconi, non potrebbe avere la maggioranza e quindi rientrare nel gioco delle coalizioni, come ai tempi del pentapartito. Il Cavaliere si troverebbe con le mani legate, dovrebbe contrattare tutto, dalla giustizia all’economia. E c’è da star tranquilli la politica, quella della Prima Repubblica, lo soffocherebbe piano piano.
Ma perché si dovrebbe votare con una nuova legge e sopratutto perché si dovrebbe andare ad elezioni anticipate proprio ora che invece sembra che attorno a Berlusconi si sia consolidata una nuova maggioranza che può fare a meno anche dei riottosi seguaci di Fini? Perché a volere le elezioni è proprio il presidente del consiglio. La soglia dei 316 deputati che ufficialmente dovrebbe garantire la stabilità del governo per i prossimi tre anni al di là del supporto del gruppo di parlamentari di Futuro e libertà, in realtà ha un altro scopo. Serve a dare un messaggio al presidente della Repubblica. Con i suoi 316 deputati Berlusconi vuol dire a Napolitano: «Guarda, caro presidente, che in Parlamento non è possibile nessun altra maggioranza se non quella che si ritrova attorno alla mia persona. Quindi togliti dalla testa ogni idea di governo tecnico che possa anche solo minimamente pensare di poter avere i voti per tirare avanti e soprattutto per cambiare la legge elettorale». Ovviamente una volta raggruppati i 316 parlamentari di osservanza berlusconiana, il presidente del consiglio non può pensare di essere lui a decretare lo sciogliete le righe al parlamento. Ma a quel punto basterà il minimo incidente, causato dalla Lega magari con un pretesto anti-sudista o dai finiani con un pretesto anti-nordista, per fargli dire «Basta, tutti a casa. Si torna a votare». C’è però un altro scenario. C’è chi sostiene che una consistente fetta del Pdl stia lavorando per un governo tecnico. Molti parlamentari, eletti solo due anni fa, sanno che, in caso di elezioni, non verranno riconfermati. E allora perché suicidarsi? Meglio appoggiare un governo tecnico che, appunto, faccia una nuova legge elettorale e nel giro di un anno, un anno e mezzo, porti l’Italia a nuove elezioni. Anche in questo caso, però, il ciclo berlusconiano sarebbe da considerare concluso.
Sin qui la politica. Ma non è un passaggio da poco. Intanto tra andare alle elezioni con la quasi certezza di conoscere il loro esito (attuale legge elettorale, Berlusconi presunto successore di se stesso) e andarci, invece, con davanti un salto nel vuoto (legge elettorale proporzionale, probabile governo di coalizione) c’è una bella differenza. Anche perché la speculazione internazionale non aspetta altro che un’altra Grecia o Spagna per poter affondare i suoi denti nella carne fresca. Il debito pubblico italiano ha già uno spread elevato rispetto al bund tedesco e una forte scossa d’instabilità politica al paese potrebbe mettere in serio pericolo il castello di carta.

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