Boj tiene duro

Probabilmente se ne parlerà oggi e se ne parlerà domani: il colosso industriale Toyota ha ridotto il tasso di cambio di riferimento per i suoi bilanci (dunque in base al UsdJpy), per la seconda metà del 2010, deciso dal management, di 10 figure tonde, da 90.00 a 80.00, e soltanto questa manovra, che segue il continuo rafforzamento dello Yen, farà perdere alla casa automobilistica nipponica circa 1,8 miliardi di dollari.

Questo è il primo dato di un colosso nipponico che cede sotto la pressione dello Yen a livelli record per moltissimo tempo. In effetti non è un caso che la BoJ sia così indaffarata: dopo il meeting di stanotte, i ministri hanno deciso di anticipare il meeting di novembre al 4-5 al posto del 15-16. Tempi duri richiedono azioni decise, ma il fatto eclatante è che di azioni decise ne abbiamo già viste molte dalle autorità di politica monetaria che essenzialmente non riescono a fare altro che inondare il sistema di liquidità e non possono controllare il sentimento di mercato che, attraverso posizioni a leva enormi, riesce a preoccupare i policy maker come mai in passato.

Stanotte la BoJ ha votato unanimemente di mantenere il tasso di riferimento invariato tra 0 e 0,1% e di mantenere invariato anche il Credit Loan program a 30 miliardi di Yen. Invece è stato “svelato” come verranno allocati i 5 trilioni di Yen stanziati in precedenza per l’acquisto di attività finanziarie: 1.5 trilioni verranno utilizzate per acquistare obbligazioni governative con scadenza a 1-2 anni (quindi deprimendo ulteriormente i tassi a breve), 450 miliardi confluiranno sugli ETF, 500 miliardi ai commercial paper (“pagherò cambiarie” non garantite, emesse dalle imprese) con rating A-2 e obbligazioni private di rating BBB, mentre 50 miliardi andranno ai J-REITS (Japanese Real Estate Investment Trusts).

Lo Yen è rimasto sostanzialmente invariato su tutto questo, e a dire il vero fa paura il divario tra la l’entità degli sforzi nipponici e la reazione parca del mercato. Sempre parlando di politica monetaria, Bill Gross (il principale di PIMCO, il più grande fondo obbligazionario del mondo) ha parole poco lodevoli per le decisioni di Bernanke commentando che “il piano tanto gettonato della Fed di dopare ancora di più l’economia è uno Schema di Ponzi che probabilmente significherà la fine del grande mercato rialzista nelle obbligazioni da 30 anni a questa parte”. In effetti il gioco dell’espansione monetaria funziona finchè si trovano creditori disposti a comprare le obbligazioni USA alla scadenza (il cosiddetto rollover), ma i massicci acquisti recenti troveranno compratori in futuro?

UsdJpy – grafico 240 minuti

Nel frattempo questa politica genera corsi obbligazionari maggiori, quindi tassi nominali inferiori, tassi reali sotto lo zero e quindi inflazione.  La realtà è che si sta cadendo nella trappola della liquidità perché tutti questi sforzi funzionerebbero se ci fosse una domanda privata di consumi ed investimenti pronta a far ripartire l’economia. Ma se non c’è domanda privata, gli sforzi sono vani.

Passando all’analisi tecnica, il mercato intanto ha scontato le misure di QE II ed il dollaro già riprende un minimo di fiato. L’Euro sembra essere tonico in mattinata e potremmo vedere 1,3850 di EurUsd, 1,3700 (doppio top) di EurChf, 113,00 di EurJpy e 0,8755 di EurGbp prima di stornare. Il calendario macroeconomico è denso di dati sull’euro stamani quindi dopo le 11 potremmo vedere la reale direzione che i trader londinesi daranno all’euro fino all’arrivo degli Yankees. Intanto i livelli sopra potrebbero essere un punto di inversione di breve.

Il mercato non è invece molto concentrato sulle Sterline stamattina, che vagano ognuno per conto proprio: poco movimento da GbpJpy nella notte, che potrebbe fare 129,20 e se lo rompesse addirittura 129,50. Ma occhio a discese sotto il minimo della notte (128,80) che aprono la strada a 128,50. Il Cable invece sembra poter raggiungere un 1,5830 per poi ricaricarsi più in basso. Occhio comunque a discese sotto 1,5790 perché aprono la via a 1,5765.

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