Forza di dollari o debolezza di euro?

Questa notte abbiamo infatti sfondato il livello di 36 figura e c’è stato una piccola estensione fino a 1.3590. Questa è forza di dollari o debolezza di euro? Domanda a cui rispondere diventa molto difficile, soprattutto in questi giorni dove si sta tenendo il G20 più importante dell’ultimo periodo. Sicuramente l’euro è appesantito da tutti i problemi, ormai noti, relativi ai Paesi periferici e questo è un dato di fatto.

La cosa che ci deve far pensare è che il dollaro sta reagendo bene un po’ su tutti i fronti ed è stato acquistato in maniera abbastanza pesante tra ieri e stanotte. Questo può essere dovuto a chiusura di posizioni di rischio, aperte a loro tempo in contropartita di dollari americani ed al fatto che esso sia, in un momento di crisi ed incertezza del genere, ancora sul trono tra le valute rifugio, in attesa di sapere se gli equilibri valutari internazionali andranno a cambiare.

Ci sono infatti le basi, a livello teorico, nel lungo periodo infatti, è possibile che il dollaro perda lo status di valuta di riferimento per il sistema mondiale, alla luce di tutto quello che sta accadendo sui mercati, ma ora è troppo presto per dirlo e, come si suol dire, visto che chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa quel che lascia, ma non sa quel che trova, per ora si acquistano ancora dollari.

Dal punto di vista operativo oggi dobbiamo stare molto attenti alla pubblicazione del Pil area euro, che verrà pubblicato alle ora 11 ora italiana, in quanto, nel momento in cui esso dovesse risultare peggiore delle aspettative di mercato (che si attestano a +0.5%, già in diminuzione rispetto alla rilevazione precedente di +1% – dati comunque molto bassi), potremmo assistere ad un’intensificarsi del movimento ribassista che sta interessando la quotazione eurodollaro. Questo pomeriggio invece dall’America arriverà l’indice di fiducia dell’università del Michigan, atteso in miglioramento a 69 dal precedente 67.7, ma non dovrebbe avere un peso tale da spostare il mercato, a meno di sorprese nella release.

EurUsd – grafico 240 min

La settimana volge al termine con un euro che pare non abbia intenzioni di fermarsi, prendendo una pausa dal proprio movimento di discesa.
Anche l’ultima idea di un test sul livello del minimo precedente in area 1.37 è stata abbondantemente superata a ribasso ieri. È stato rotto anche, a 1.3650 ieri in serata, il primo dei tre livelli di ritracciamento percentuale (il 38.2%) di Fibonacci (del movimento di salita da 1.2650 a 1.4280) a cui ci affidiamo spesso per intuire possibili spunti operativi. Tutto questo, unito alla velocità con cui questo movimento è avvenuto non lascia ben sperare per una ripresa di breve del cambio che come livello ulteriore di supporto trova l’area di congestione di 1.35 (ricorderete il livello durante la salita a fine settembre) portato sino a 1.3460 dal 50% del ritracciamento di Fibonacci dello stesso movimento che abbiamo considerato sopra.
Il cambio UsdJpy, dopo la rottura di due giorni fa di 82 figura, si è sempre mantenuto stabile all’interno di un movimento laterale compreso proprio fra 82 e 82.80. Non sono presenti segnali nell’immediato che facciano propendere per una rottura di uno o l’altro livello per cui crediamo possa valer la pena attendere un movimento di volatilità da sfruttare con metodi di breakout.
Passiamo ora al cambio EurJpy, dove notiamo la vicinanza con il precedente minimo di riferimento a 111.70: questo è infatti l’ultimo livello da considerare per provare una ripresa della moneta unica.
La generale forza del dollaro ha contagiato anche la sterlina, che ha perso terreno nella stessa misura dell’euro. In questo caso è stato oltrepassato il minimo di 1.6080, in grado ora di spingere i prezzi al minimo importante in area 1.5950-60. Questa se vogliamo è la differenza con l’eurodollaro, ovvero trovare una zona precedente, ravvicinata, al quale affidarsi per ipotizzare un eventuale rimbalzo.
La sterlina in calo ha prodotto una discesa del cambio GbpJpy, che dal massimo di 133.20, ha perso circa una figura. L’elemento da osservare più importante per le prossime ore è dato dal precedente massimo di 132 figura del 5 novembre scorso, poi confermato come supporto il 10 novembre, oltre alla linea di tendenza negativa che abbiamo visto nascere ad agosto e che transita nei pressi di 131.45 e che, se superata, dovrebbe lasciare pensare al movimento positivo degli ultimi tre giorni come ad una parentesi.
Un’altra valuta in crisi nei confronti del dollaro è sicuramente il dollaro australiano. In questo caso abbiamo avuto il superamento del livello di parità, che ha generato un movimento di discesa di una figura sino a testare, proprio in questo momento, il livello di supporto evidenziato da un picco di minimo e massimo del 1 e 3 novembre a 0.99 figura. Questo è anche piuttosto compatibile con il 50% di ritracciamento di Fibonacci dell’ultima ondata di risalita del cambio di fine ottobre, che indica in 0.9850 l’ultimo livello di tenuta prima di un ritorno al minimo chiave di 0.9650-70 (livello dove si concentrano una buona serie di minimi dell’ultimo mese di scambi).
Passiamo al cambio UsdChf, dove notiamo come la tenuta di 0.9660, ancora ieri, abbia portato i prezzi a raggiungere 0.9770, resistenza ancora molto importante. Se dovesse essere oltrepassata possiamo attenderci nel breve il raggiungimento di 0.9820.
Terminiamo con una vista sull’oro (XauUsd) dove troviamo, analizzando un grafico orario, un preciso livello di supporto per le prossime evoluzioni. Si tratta di un triplo minimo a 1.383 che se confermato potrebbe condurre ad una risalita dei prezzi sino a 1.397. L’idea è comunque di osservare questo supporto da vicino anche rapportando l’oro alla forza del dollaro, che se dovesse continuare, andrebbe a portare ad una rottura e all’apertura di un nuovo ampio spazio di discesa per questa materia prima.

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