Germania – resto d’Europa: 1-0

La due giorni di Champions League ci consente di utilizzare il gergo calcistico per commentare i dati macroeconomici rilasciati nella giornata di ieri: infatti, se dalla Germania provengono segnali positivi dall’indice IFO, dal resto dell’Europa si evince un quadro meno confortante per quanto riguarda gli ordinativi dal settore manifatturiero.

Uno scenario di questo genere non fa altro che confermare quanto siano eterogenee le economie che formano Eurolandia: talune fungono da locomotiva, altre da vagone ed altre ancora da vero e proprio freno. Ma ritorniamo per un attimo ai dati tedeschi. L’indice IFO in tutte e tre le sue declinazioni (business climate, current assessment, expectations) ha mostrato un incremento della fiducia delle imprese tedesche per quanto concerne le aspettative per i prossimi 6 mesi.

L’economia tedesca pesa per circa un quarto del PIL dell’area Euro, quindi un dato positivo dovrebbe fungere da viatico per un generalizzato clima di ottimismo. Purtroppo, i dati sugli ordinativi dell’intera zona mostrano una contrazione rilevante (-3,8%) nel settore manifatturiero (che incide per un 25% del prodotto interno lordo dei paesi aderenti all’Euro). Il quadro è quindi contrastato (e questo non è di per sé una novità) sulle sorti della nostra economia.

Se aggiungiamo a ciò i notevoli problemi avuti dalla Grecia, quelli emersi dall’Irlanda, quelli che si stanno palesando in Portogallo, possiamo capire come le sorti dell’unione monetaria siano messe a dura prova dalla congiuntura attuale. Non abbiamo menzionato la Spagna solamente perché se i timori si rivelassero fondati, la situazione di allerta prenderebbe una dimensione maggiore: mutuando dal sistema di difesa USA, è come se lo stato di allerta della nostra economia passasse da DEFCON 3 a DEFCON 2.

Fuor di metafora: che la situazione di difficoltà colpisca le economie ‘minori’ è un problema importante, ma se ciò si riversa anche sulle maggiori (e la Spagna è tra queste) è chiaro come la situazione diventi estremamente seria, non solo per la singola economia ma per un sistema, quello europeo, che nelle proprie diversità potrebbe trovare un’ulteriore spinta verso la disgregazione.

Non per nulla alcuni commentatori si spingono ad ipotizzare un’Europa a due velocità: da una parte le economie più in difficoltà (i vagoni) e dall’altra quelle più virtuose (o meno problematiche, le locomotive). Quest’ultime magari accompagnate anche dalla Gran Bretagna. Fanta-politica? Fanta-economia? Forse si. Ma il fatto che se ne parli certamente è un segnale di forte disagio.

EurUsd – grafico giornaliero

Ma passiamo all’analisi tecnica.

EurUsd nella giornata di ieri ha visto dapprima la continuazione del trend discendente fino al minimo attorno a 1.3280 poi è rimbalzato fino a 1.3420 (massimo di giornata) per poi riscendere fino a 1.3300. Tutti questi valori rappresentano nel breve i livelli da monitorare: 1.3420 rappresenta la resistenza più importante di breve mentre 1.3280 è il livello di supporto.

Da inizio mese il trend di questo cambio è marcatamente negativo ed una sua continuazione con violazione al ribasso del supporto con conferma in chiusura di giornata rappresenterebbe un forte segnale di debolezza dell’Euro nei confronti del dollaro. Debolezza che potrebbe portare EurUsd dapprima in area 1.3000 e successivamente in area 1.2700. Questo rimane il quadro attualmente più probabile. Se negato, la rottura di 1.3420 porterebbe in cambio fino a 1.3750.

UsdJpy continua la sua fase di lateralità di breve: ormai da una settimana fluttua tra 82.70 e 83.80. Tali livelli paiono importanti crocevia per il futuro del cambio. Da notare un paio di segnali tecnici: la media mobile esponenziale a 100 periodi calcolata su barre giornaliere passa attualmente vicino a 84.00, non troppo lontana dai massimi di questi ultimi giorni; lo stocastico 20-12-6 si trova in area di ipercomprato con un’impostazione che presto potrebbe comportare uno scenario ribassista; la media mobile esponenziale a 21 periodi è molto vicina al livello di supporto. Sono tutti segnali che mettono in allerta su un possibile indebolimento del dollaro.

Se gli scenari ipotizzati sopra prendessero vita (EurUsd che rompe al ribasso, UsdJpy che esaurisce la fase rialzista), gli effetti su EurJpy sarebbero direttamente proporzionali alla forza relativa dei due movimenti (essendo il cambio EurJpy derivato dal cross tra EurUsd e UsdJpy). In attesa dell’evolversi della situazione, il cambio si muove tra 111 e 115: la rottura confermata di 111 porterebbe al test dell’importante supporto posto a 110.

L’andamento di GbpUsd è molto simile a quello di EurUsd: la fase discendente trova un supporto a 1.5650, livello che se violato al ribasso porterebbe la sterlina fino a 1.5325.

Anche EurChf è prossimo ad un supporto decisamente forte: 1.3250. Tale area è stata testata più volte nel corso degli ultimi 2 mesi. Una sua rottura prefigurerebbe un ritorno verso 1.2750.

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