È quanto scrive Lorenzo Bini Smaghi, membro del consiglio esecutivo della Bce, in un editoriale per il Financial Times, ripreso da Ansa. Secondo Bini Smaghi, chi sostiene questa teoria “non si rende conto che le ricadute maggiori sarebbero sui cittadini, soprattutto i più vulnerabili, e non sui creditori esteri”.
Inoltre, aggiunge, “potrebbero essere messe in serio pericolo le fondamenta democratiche dello stato stesso”. “In generale ciò che non si comprende” sottolinea Bini Smaghi “è che in un Paese avanzato il debito pubblico è la chiave di volta del sistema finanziario e una componente importante dei risparmi dei cittadini. Il semplice timore di insolvenza o ristrutturazione del debito metterebbe a rischio la solidità del sistema finanziario, provocando una fuga di capitali” e quindi “i contribuenti invece di ritrovarsi con un debito pubblico più basso, ne dovrebbero sostenere uno più alto”.
In conclusione “potrebbe essere meno costoso risolvere il problema del debito attraverso rimedi tradizionali, ossia ottenendo un livello adeguato di surplus primario, piuttosto che ricorrere a soluzioni tappabuchi”.