Il Portogallo spinge l’euro. Ripresa del trend?

L’asta di titoli di stato portoghesi tenutasi ieri, ha avuto l’effetto di far salire l’euro e di far tornare appetito per il rischio, riversatosi su tutte le piazze azionarie. L’offerta di titoli a 3 e 9 anni, si è conclusa in maniera soddisfacente, essendo stati collocati tutti i bond, e sul lungo periodo i tassi pagati dal mercato come premio al rischio sono passati da 6.806% fissato nell’ultima offerta a 6.719%, un lieve miglioramento, ma soprattutto da considerare nell’accezione di inferiore alla soglia critica del 7%, che spaventava molti operatori e che avrebbe fatto innalzare le probabilità attese di dover assistere ad un bailout del Paese.

Invece il mercato sembra dare ragione al primo ministro portoghese Socrates che, come ricorderete, ha rilasciato delle dichiarazioni un paio di giorni fa sostenendo che non c’è alcun bisogno di attuare delle manovre di salvataggio. Queste parole sono state supportate da dati, i bilanci preliminari del 2010, secondo i quali si è ridotto il deficit di bilancio di oltre il 2%, rispetto ai valori massimi fatti registrare nel 2009 a oltre 9%. Infatti, nel momento in cui si sono stemperate le tensioni sul mercato obbligazionario, abbiamo visto i risultati, ed ora, occorrerà vedere se la ventata di fiducia arrivata ieri potrà continuare o meno.

Il bid to cover ratio è stato buono, con la domanda che ha superato l’offerta di 3.2 volte, contro il 2.1 precedente, e questo testimonia il fatto che il numero di operatori interessati a titoli su queste scadenze è aumentato, e questo, a nostro parere, è dovuto anche al fatto che la Cina si è mostrata interessata, durante la prima settimana dell’anno ad acquistare 6 miliardi di titoli di stato spagnoli, oltre che di bond portoghesi e greci, oltre alle dichiarazioni del Giappone, che si è detto interessato all’acquisto di circa il 20% dei bond che verranno emessi questo mese dall’eurozona.

EurUsd – grafico orario

Questa concentrazione di dichiarazioni si sta concentrando in pochi giorni, quasi come se si cercassi di dare una dose massiccia di medicina al malato per cercare di dare una svolta in fretta alla sua non piacevole situazione. Le ultime voci che arrivano dalla PBOC sono di ieri e vedono un economista in carica nell’istituto centrale dichiarare come l’equilibrio di lungo periodo dell’EurUsd, all’interno del sistema monetario internazionale, non sia messo in pericolo dalla crisi corrente del debito europeo.

Se facciamo due conti, non possiamo non vedere come la Cina sia stata una sorta di supporter vocale  per la valuta unica dall’inizio dell’anno nel tentativo, a nostro parere, sì di dare fiducia ai mercati, ma più egoisticamente di stabilizzare le quotazioni per proteggere il settore delle esportazioni, che fino a che la domanda interna non sarà abbastanza cresciuta, dovrà trainare ancora il Paese. Nel momento in cui, dalle parole si dovesse passare alla pratica, l’euro non potrà che beneficiarne.

Come di consueto passiamo ad analizzare il cambio più utilizzato dal mercato, l’eurodollaro.
Successivamente alla rottura, martedì, della prima linea di resistenza a 1.2970 e alla successiva area in zona 1.3020, ieri, possiamo considerare in atto un’inversione dei prezzi: questa ha di fatto già prodotto un’interessante volatilità rialzista che potrebbe non essere conclusa ed avere livelli di obiettivo superiori ancora più ambiziosi.

Se analizzassimo infatti la discesa dal doppio massimo di 1.3420, il 4 gennaio, sino alla precisa area di minimo di 1.2880, scopriremmo che tramite Fibonacci sarebbe possibile ottenere due punti di resistenza molto importanti: troviamo infatti il 50 % di ritracciamento, 1.3155 (il cambio si è fermato solamente una manciata di pips al di sotto ieri) e il più importante 1.3220. Il supporto nell’immediato a questa idea rialzista è dato da 1.3085, confermato oltre che dalla media veloce (21 periodi exp) su grafico orario, dal fatto di rappresentare il 38.2% di ritracciamento del medesimo movimento che abbiamo visto sopra.

Nessuna novità sul cambio UsdJpy: ancora una volta indichiamo a 83.75 e 82.65 i livelli più imparentanti per considerare un’operatività nell’immediato. Questi saranno altrettanto importanti per valutare una ripresa di una qualsiasi tendenza una volta rotto qualsiasi dei due livelli, in quanto possiamo ipotizzare che porteranno in dote una buona dose di volatilità.

Interessante conferma invece dal cambio EurJpy, che seguendo la risalita dell’euro e approfittando di un UsdJpy stabile, è riuscito a riportarsi con velocità sul più importante livello dinamico di resistenza del breve-medio periodo. Siamo infatti giunti, partendo dal minimo di ieri mattina a 107.85, sino a toccare esattamente la linea di tendenza negativa che guida la discesa da fine novembre (area 115).

Questa linea, passante per le prossime ore a 109.05, è stata solamente toccata e non superata, confermando come il mercato senta questo livello: attenzione quindi ad una sua definitiva rottura, che potrebbe coincidere con un aumento di volatilità dell’euro, che potrebbe condurre al primo punto obiettivo di 109.90-110.10.

Anche il cable ha compiuto un movimento volatile in salita, in questo caso successivamente alla rottura di un livello statico fondamentale, 1.5650. Se la ventata di distensione generalizzata, vista in questi ultimi due giorni sul mercato, dovesse continuare possiamo attendere anche livelli decisamente più ambiziosi, per esempio 1.5820 ed infine un area prossima a 1.59 figura.

Il cambio GbpJpy dopo aver oltrepassato a rialzo ieri la resistenza di 130.30, compiendo un balzo di quasi una figura, ha mostrato di avere la possibilità di giungere sino al punto obiettivo di 133 anche nei prossimi giorni. Ovviamente ora il livello rotto a rialzo è divenuto il punto di supporto sul quale, un’eventuale calo, potrebbe far adagiare i prezzi.
L’euro ha messo a segno ieri una buona ripresa anche nei confronti del franco svizzero, avvicinandosi, sino a toccare il più importante livello di resistenza, in grado se rotto di cambiare la tendenza del breve-medio periodo.

Stiamo parlando di quell’area di massimi che si è venuta a creare nei pressi di 1.2730 e che rappresenta la parte alta della figura a rettangolo osservata da vicino i giorni scorsi.
Non è riuscito lo stesso movimento positivo al dollaro, nei confronti del franco, riuscito solamente ad avvicinarsi a 0.98 figura, per poi calare sul livello medio mantenuto dai prezzi nell’ultima settimana, 0.9690.

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