La Cina Alza i tassi. Conseguenze Sulle Commodities Currencies

Ci apprestiamo a vivere un’altra giornata in cui non saranno presenti pubblicazioni di importanti market mover e che potrà dunque aiutarci a capire com’è posizionato il mercato, in quanto le reazioni sui dati (i cui effetti si stanno manifestando soltanto nel breve termine) che possono confonderci le idee, latiteranno. Ieri abbiamo assistito al terzo rialzo dei tassi da parte della People Bank of China (POBC).

Dallo scorso ottobre, dove abbiamo assistito al primo ritocco a rialzo dopo circa tre anni di inattività dal punto di vista delle manovre di politica monetaria, siamo ora giunti al 6.06% per quanto riguarda i prestiti alle banche, mentre il tasso sui depositi ad un anno è salito a 3%. Questo rialzo di 25 basis point è fatto chiaramente nell’ottica di controllare le pressioni inflattive che stanno attaccando i consumatori cinesi, che si vedono di fronte a prezzi più alti trasmessi dalla catena produttiva.

Considerando il fatto che l’economia si è espansa ad un tasso del 9.8% in dicembre (meglio rispetto al trimestre precedente) e che i prezzi al consumo siano saliti del 4.6%, ci sembra chiaro come l’obiettivo della banca cantrale sia quello di andare a concentrarsi sull’inflazione, lasciando da parte la crescita economica, che potrebbe essere messa nella situazione di non riuscire più ad auto sostenersi, in caso di calo dei consumi privati. Tutto questo ce lo attendavamo, sappiamo infatti la situazione in cui verte la Cina, ma dal mercato ci arrivano suggerimenti interessanti, soprattutto da Australia e Canada.

Nonostante si conoscano le aspettative delle PBOC su crescita ed inflazione (ne parliamo ormai dal finire dello scorso anno), la reazione a ribasso sulla release della notizia è stata importante e ci fa capire, ancora una volta, l’importanza che ricopre la Cina all’interno dell’economia globale. Il motivo è uguale per entrambe le nazioni: fornitura di materie prime, che in caso di rallentamento economico, andrebbe sicuramente a diminuire, facendo in modo che diminuiscano le esportazioni, incidendo negativamente su Pil e divise di riferimento.

EurJpy – grafico orario

L’Aussie è sceso in poco tempo di quasi una figura, avvicinandosi alla forte area di supporto compresa tra 1.0000 e 1.0015, per poi tornare ai livelli precedenti a 1.8000, livelli abbandonati con celerità a favore di un unuovo tentativo di rottura a ribasso, per ora non riuscito. Una price action del genere ci fa capire quanto sia il nervosismo su questa coppia di valute e se andiamo ad analizzare il dollaro canadese, vedremo come anch’esso stia tentando, dopo una forte discesa subita in serata che ha portato la quotazione al punto di resistenza di breve posto a 0.9975, di ritornare verso il 99 figura, abbandonato dopo la comunicazione del rialzo cinese.

In questo mercato, tendenzialmente lungo di dollari americani, è possibile assistere ad ulteriori discese di queste due valute e dobbiamo considerare dei livelli di supporto e di resistenza oltre i quali potrebbero partire movimenti più consistenti: parliamo, per AudUsd, di 1.0180 (dove passa una trendline discendente tracciata su un grafico orario a partire dallo scorso venerdì) e di 1.0120 in primis (trendline rialzista sullo stesso grafico a partire da una settimana fa) e 1 figura, livello psicologico importantissimo. Per UsdCad invece 0.9900 e 0.99 ¾ (se rotti, possiamo vedere rispettivamente (0.9830 e 1.0050).

Passiamo ora all’analisi tecnica dove, in generale, non troviamo una situazione particolarmente variata sull’eurodollaro.
In particolare il percorso dell’eurodollaro appare ancora, rispetto alla riapertura di domenica sera, in lenta risalita con la conferma di un livello interessante nel breve. Troviamo infatti che, per la terza volta da una settimana, i prezzi hanno subito un arresto nel tentativo di oltrepassare la resistenza posta a 1.3680.

Per avere idea di un livello interessante come supporto, sempre nell’immediato, ci dobbiamo proprio rivolgere alla trendline rialzista degli ultimi tre giorni: in questo caso otteniamo un livello di supporto dinamico posto a 1.3630. Come ricordavamo già ieri, la tendenza positiva di medio-lungo periodo, è invece affidata alla tenuta dell’area di supporto che si trova compresa fra 1.3515 e 1.3540.

Particolarmente stabile è anche la situazione grafica del cambio UsdJpy. Continuiamo a sostenere che spunti molto interessanti possano giungere con il superamento di quella figura a triangolo che abbiamo visto realizzarsi negli ultimi giorni. In questo caso avremo più certezze con il superamento di 82.80 (poi 83.25), oppure del supporto statico che transita per le prossime ore ad 81.25.

Nelle ultime ore è stato compiuto un altro passo, dal cambio EurJpy, verso il livello di resistenza più importante posto a 112.70. Al pari dell’eurodollaro è possibile, anche in questo caso, racchiudere la salita del cambio in un trend rialzista con una precisa trendline inferiore a supporto: questa ci fornisce il primo livello utile di supporto a 112 figura, dove sul grafico orario transita la media mobile di lungo e su un grafico a 240 minuti quella più di breve.

Un primo segnale di inversione della tendenza appena evidenziata si avrebbe col superamento a ribasso di questo livello, seppur la “vera” inversione, con buona probabilità, potrebbe avvenire al di sotto del forte supporto visto a 111 figura.
Vediamo ora il cable dove, analizzando un grafico a 4 ore, ci rendiamo conto quanto poco manchi ad un livello decisamente pieno di significati tecnici.

Stiamo parlando del supporto a 1.6020, il quale non è confermato solamente dalla quasi coincidenza di massimi precedenti ma da altri due fattori: parliamo prima di tutto del transito della linea di tendenza che dal 6 di gennaio scorso supporta la salita e della media mobile di lungo (100 exp). Oltre questo punto l’ipotesi di inversione potrebbe prendere piede e suggerire un primo livello di arrivo a 1.5950.

Abbiamo molto poco da aggiungere, sul cambio GbpJpy, rispetto a quanto detto ieri. Abbiamo avuto un nuovo tentativo di superamento di 133, che risulta essere il più importante livello al quale affidarsi per cercare di beneficiare di un movimento volatile. Ricordiamo che proprio su questo livello transita la resistenza dinamica suggerita dalla tendenza ribassista di lungo, per cui una decisa rottura non troverebbe come obiettivo gli obiettivi di medio canonici a 50-100 punti ma qualcosa come 3 figure (obiettivo non inserito a caso ma indicato dalla prima percentuale utile di ritracciamento di Fibonacci del movimento di discesa compreso fra 153 e 125.50).

Vediamo ora il franco che, sia contro euro che contro dollaro, ha rotto il livello in grado di portare ad un ulteriore indebolimento.
Il cambio EurChf, dopo aver oltrepassato il livello di resistenza di 1.30-1.3060, ha messo a segno più di una figura. La conferma di una ripresa della tendenza, e del fatto che non si tratti di una situazione momentanea, crediamo possa arrivare dalla chiusura al di sopra di questo livello data dalla candela giornaliera di oggi.

Il movimento del cambio UsdChf ha permesso ai prezzi, per la prima volta da più di due mesi, di superare la tendenza negativa di lungo periodo (dai giorni a cavallo tra novembre e dicembre). Affinché anche questo risulti un segnale positivo di più ampio respiro affidiamoci alla tenuta nelle prossime ore del livello di supporto di 0.9585.

Per chi volesse ulteriori approfondimenti, vi aspettiamo alle 9 puntuali per il nostro Morning Briefing in webinar: http://forexforums.dailyfx.com/analisi-live/244106-analisi-live-del-mercato.html

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