Pericolo inflazione

Ci svegliamo questa mattina con il dollaro venduto contro le maggiori divise contro cui è quotato, tranne che sullo yen giapponese, sintomo del fatto che il mercato sta vivendo una fase di ottimismo dove la ripresa dell’appetito per il rischio ha cominciato a farsi sentire.

Dando uno sguardo alle borse, vediamo che ci siamo mantenuti sostanzialmente in territorio positivo, mentre spostando l’attenzione sulle commodities non possiamo non notare la salita dell’oro, che si è riportato sotto quota 1.400 dollari/oncia e che sembra abbia tutte le intenzioni per tentare di raggiungere i massimi fatti segnare ad inizio gennaio e dell’argento, che ha rotto tutti i punti tecnici precedenti e sta ora scambiando sopra quota 33.

Anche il petrolio ha mostrato delle forti salite, soprattutto per quanto concerne il WTI, che in quattro sedute è riuscito ad abbandonare i supporti sotto area 85, per arrivare ben stabile sopra 91 dollari al barile, e vedendo ora il livello di 92.50 come resistenza che tenterà di contenere l’apprezzamento del greggio verso obiettivi più ambiziosi (se rompiamo le resistenze, la strada è aperta per 100 dollari al barile (livello già raggiunto e superato dal brent, che non escludiamo possa salire ulteriormente – 108 ¾ il possibile punto tecnico). Questa salita nei prezzi delle materie prime, sta facendo aumentare le preoccupazioni per le possibili pressioni inflazionistiche, che potrebbero investire diverse economie, UK ed Europa in testa.

Nella giornata di venerdì, abbiamo assistito ad una dichiarazione rilasciata da Bini Smaghi, membro del comitato esecutivo della BCE, il quale non ha esitato nel dire che se dovesse rendersi necessario, la BCE potrebbe alzare il livello dei tassi per evitare che gli aumenti dei prezzi, che si sentiranno sicuramente all’inizio della catena produttiva, si trasmettano a valle andando a colpire le già mal messe tasche dei consumatori finali. Le stime degli analisti iniziano a prezzare un possibile rialzo di 75 punti base durante il 2011 (contro il previsto 0.25% della Federal Reserve, che dopo il report sulle minute dell’ultimo meeting, ha stemperato un po’ le aspettative degli operatori, in quanto ha dichiarato che l’inflazione dovrebbe rimanere ben al di sotto del target del 2% – 1.3/1.7 la forbice stimata).

 
EurJpy – grafico 240 min

Una mossa che prevede un rialzo dei tassi, allo stato dell’arte attuale, potrebbe essere a nostro avviso sbagliata, in quanto si andrebbero ad aumentare le pressioni di spesa soprattutto su chi già si trova in difficoltà, andando a limitare ulteriormente le già poche risorse disponibili per i consumi. Gli effetti più pesanti si avranno su tutti coloro che devono rimborsare dei mutui, in quanto la maggior parte di essi non è andata a rinegoziare le condizioni di finanziamento chiedendo tassi fissi, e questo farebbe si che le risorse disponibili per effettuare spese diverse, in grado di far ripartire la produzione industriale, sarebbero di meno. In più non dobbiamo dimenticarci che la situazione occupazionale lascia ancora il tempo che trova.

Dall’Inghilterra invece arrivano dati molto buoni riguardanti le vendite al dettaglio, i dati più belli da 7 anni a questa parte. +5.3% sull’anno rispetta ad attese che si aggiravano intorno al +4.3%, mentre un’aumento dell’1.6% è stato fatto segnare sul mese di gennaio, contro misere attese di +0.2%. Cominciano a girare dei rumor su un possibile terzo votante dell’MPC a favore di un rialzo dei tassi (tra due giorni lo sapremo), e in tutto questo, la sterlina guadagna. Incominciamo una nuova settimana, dal punto di vista tecnico, con uno sguardo al principale cambio del mercato, l’eurodollaro.

Il fattore interessante che si evince osservando un qualsiasi grafico, compreso il giornaliero, è il taglio a rialzo compiuto venerdì in mattinata di quella che per due settimane di scambi era risultata essere la tendenza ribassista. Questa rottura rende meno scettici sulle sorti della moneta unica nel breve periodo, senza però purtroppo fornire qualche indicazione sulla direzione di medio-lungo. In questo caso per attendersi una nuova tendenza sarà possibile osservare il posizionamento dei livelli di massimo a di minimo mantenuti dal cambio nell’ultimo mese ed attendere una fuoriuscita. Sino a che uno dei due infatti, 1.3850 e 1.3450 (non certo vicinissimi tra loro), non sarà rotto sembra poter valere tutto e cambiare lo scenario con gran rapidità.

Il cambio UsdJpy continua la propria fase di indecisione dopo la rottura rialzista di due settimane fa. La coincidenza del minimo delle ultimo ore su livello di supporto ipotizzato di 83, non fa che testimoniare quanto importante sia per quest’area per mantenere in piedi la configurazione rialzista che fino al superamento a ribasso rimane in atto e ci lascia ipotizzare un ritorno a 84.30.

Il cambio che non sta deludendo la configurazione ipotizzata, da un paio di settimane a questa parte, è l’EurJpy, ancora molto legato al trend rialzista in atto da gennaio. In questo caso, non solamente la tendenza continua a rimanere positiva, ma abbiamo assistito venerdì ad un nuovo test perfetto della trendline rialzista che ne rafforza ancora di più la validità per le prossime ore: 10 punti sopra 113 è il livello suggerito dalla stessa per le prossime ore come supporto, mentre sempre nei pressi di 112.70 possiamo trovare l’altro fattore di supporto fornito dalla media mobile di lungo periodo (100 periodi exp) su grafico a 4 ore. Il punto di breakout interessante per le prossime ore, nonché resistenzam, sembra poter essere 114, mancato per un soffio questa notte e coincidente con il massimo del cambio a fine gennaio durante l’estensione di questo preciso percorso rialzista ancora in atto.

Anche per il cable possiamo considerare quella in atto come una tendenza rialzista, seppur meno precisa. Quello che appare interessante e probabilmente anche utile per le prossime ore, è il supporto di 1.6185, dove troviamo una coincidenza di massimi precedenti davvero notevole e la resistenza di 1.6275, data dal precedente massimo di periodo di inizio febbraio, quasi coincidente con quel 1.63 a cui tanto abbiamo guardato come obiettivo finale del percorso rialzista della sterlina incominciato con l’inizio dell’anno nuovo.

La sterlina, nei confronti della valuta nipponica, continua a mantenere la tendenza positiva evidenziata oramai da qualche settimana. Il supporto da questa indicata si trova lontano, 133.25 (suggerito appunto dalla linea di tendenza che segue i minimi crescenti coincidenti peraltro con la media di lungo su grafico a 240 minuti). Potrebbe quindi essere interessante cercare qualche altro punto più utilizzabile: viene in nostro soccorso il precedente massimo di 134.20, che anche durante la salita delle ultime due settimana è stato osservato ed utilizzato dal mercato.

Concludiamo con il cambio EurChf, che ancora venerdì, ha testimoniato quanto 1.29 sia il più importante livello di supporto da considerare. C’è infatti una coincidenza di minimi dell’ultima settimana che non può essere sottovalutata.

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