Yen in salita

Qualcosa comincia a muoversi sul valutario e quello che ci sembra evidente è la salita dello yen e del franco svizzero. Il dollaro invece, non mostra per ora segni particolari di rafforzamento, ma questo non significa che esso non sia da considerare come valuta rifugio, i movimenti che abbiamo avuto modo di commentare insieme qualche giorno fa ce lo confermano. Il problema principale rimane chiaramente la valuta del Sol Levante, che rischia un apprezzamento importante contro la maggior parte delle divise contro cui è quotata, e questo è assolutamente da evitare in quanto si metterebbero in ginocchio le esportazioni in un momento in cui la domanda interna è ferma e potrebbe restarlo fino a che non si uscirà da questa situazione di tremenda emergenza.

Le borse asiatiche hanno recuperato qualcosa stanotte mentre i prezzi delle commodities e del petrolio stanno scendendo in quanto la domanda da parte del Giappone, verosimilmente, diminuirà nel breve periodo (non dimentichiamoci che il Giappone è il terzo più grande utilizzatore al mondo di crude oil ed è sul podio parlando di altre materie prime). Ieri la Federal Reserve ha tenuto il proprio meeting annunciando un nulla di fatto su tutti i fronti, mantenendo i tassi invariati e non pronunciandosi in maniera esplicita sul QE, ma lasciando trasparire una sorta di ottimismo che inizia a far pensare agli operatori che le misure straordinarie in atto da tempo, potrebbero effettivamente venire rimosse in giugno.

Bernanke non si è pronunciato sulla situazione giapponese, ma questa è di gran lunga in grado di attirare tutte le attenzioni degli investitori, e crediamo che anche per la giornata odierna, il vero market mover sarà proprio il Paese del Sol Levante e la situazione dello yen. Una raccomandazione che ci sentiamo di fare è quella di lavorare con leve finanziarie basse in periodi di alta volatilità e di movimenti potenzialmente ampi, in modo tale da non andare ad amplificare in termini percentuali gli effetti che i movimenti di mercato potrebbero avere sul nostro equity. Come vedremo tra poco siamo vicini ad importanti livelli tecnici per quanto riguarda lo yen giapponese e la possibilità che parta qualche movimento direzionale è tutt’altro che remota.

 
EurUsd– grafico settimanale

Passiamo ora ad osservare con interesse l’evolversi della situazione del mercato, dal punto di vista tecnico, incominciando dall’eurodollaro. In questo caso abbiamo avuto l’ulteriore conferma di quanto la zona di 1.40 sia una zona importante per le prossime evoluzioni. È di ieri sera infatti un ulteriore tentativo di rottura della resistenza superiore, a cui ha fatto seguito una lieve discesa dei prezzi. La tendenza della moneta unica, ripetendoci per l’ennesima volta, rimane ancora positiva e gli scenari che potremmo osservare dipendono dalla rottura definitiva del livello su cui stanno indugiando i prezzi. 1.4250 sembra poter essere l’obiettivo più probabile, successivo ad una rottura, dato che proprio qui coincidono il precedente massimo di riferimento (di inizio novembre scorso) oltre a trovare il passaggio della linea di tendenza negativa di lungo iniziata dal massimo della moneta unica del luglio 2008.

Il drastico calo del cambio UsdJpy ha condotto, a distanza di due giornate, al test del medesimo minimo in area 80.50. Quello che sembra delinearsi all’orizzonte non appare come uno scenario favorevole al cambio quanto di estremo rischio, trovandoci particolarmente vicini al minimo storico di riferimento precedente, 79.80. Data la triste situazione giapponese, nonostante le continue iniezioni di liquidità da parte della BoJ, sembra che il percorso di rafforzamento dello yen sia segnato. Nell’immediato attenzione ancora a 80.50 come supporto ed eventualmente a 80 figura, superato il quale potrebbe valer la pena rimanere ad osservare il mercato piuttosto che assumere posizioni contrarie al trend.

Il calo visto sul cambio UsdJpy ha portato ad un veloce indebolimento dell’EurJpy, ieri mattina. Questo rapido movimento ha condotto i prezzi, in qualche ora, al supporto da considerare come fondamentale per le prossime evoluzioni. Siamo giunti infatti sino al 112 figura, confermando perfettamente la precedente area di minimo di metà e fine febbraio scorso, andando a creare così una perfetta zona di supporto statico. Nella parte alta del grafico invece continua ad insistere quella trendline dinamica negativa già evidenziata ieri e che per le prossime ore indica in 114.30 la resistenza.

Dopo l’ulteriore conferma di 1.5980 come livello di attenzione sul cable, abbiamo visto un discreto recupero da parte della sterlina. Questo è stato probabilmente qualcosa di temporaneo dato che già per le prossime evoluzioni siamo portati a guardare l’area di supporto fondamentale come livello dal raggiungimento più probabile. La tendenza dell’EurGbp non accenna a fermarsi, per di più dopo che è stata superata l’area di resistenza precedente a 0.8670. La direzione, mantenuta valida dalla linea di supporto passante per oggi a 0.8585, rimane di rafforzamento per la moneta unica con possibilità di ritorno sui picchi di massimo di inizio novembre, nei pressi di 0.88 figura.

Il franco non accenna a fermare la propria corsa. Il cambio UsdChf, non sorprendendoci per nulla, è giunto oltre il minimo precedente di 0.92 oltrepassandolo di 50 pips. Appare ancora difficile rientrare a favore di una ripresa del dollaro prima che venga superato quel livello dinamico suggeritoci dalla media di lungo su grafico con candele a quattro ore, 0.9325 per le prossime ore. Il cambio EurChf ha rotto ieri il supporto di 1.2825, permettendo un rapido calo dei prezzi sino alla fatidica area di suppporto di 1.2730. Anche in questo caso lo scenario appare così favorevole al franco, seppure in questo caso la condizione appaia lievemente migliore poiché l’area di supporto che gravita presso 1.27 non è stata superata. Ricorderete come questo sia il livello a cui abbiamo guardato le settimane scorse per avere indicazioni di una ripresa del trend, o meno, sul cambio.

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