Trichet falco, euro orso

Se c’è una cosa che Trichet lascerà ai mercati nel momento in cui cederà la poltrona numero uno della Banca Centrale Europea al nostro Mario Draghi, è la certezza di creare volatilità sul mercato, soprattutto sull’eurodollaro, nel momento in cui si accinge soltanto ad aprir bocca durante le conferenze stampa che vengono tenute 45 minuti dopo la comunicazione delle decisioni di politica monetaria. I movimenti visti ieri si sono tra l’altro differenziati dai precedenti, andando a posizionarsi su una fascia altissima di volatilità, basti pensare che in due prezzi ieri abbiamo visto 1.4570 e 1.4660, un movimento davvero notevole testimone del nervosismo che si sta vivendo e dell’incertezza che gli investitori hanno nel decidersi se debba essere l’euro ad averla vinta sul greenback  o viceversa. Il risultato finale è stato di vedere la moneta unica perdere terreno, e portarsi sotto quota 1.4500, abbandonando definitivamente la possibilità di andare a testare le aree di resistenza venutesi a creare gli scorsi giorni.

Ma qual è il motivo alla base di tale movimento? Trichet non è stato abbastanza hawkish? Diremmo proprio di no, anzi, il numero uno della BCE è stato molto diretto ed ha utilizzato la tanto attesa terminologia “strong vigilance”, propedeutica statisticamente a rialzi futuri dei tassi di interesse. Diversi, a nostro parere, i fattori che hanno però fatto mancare lo slancio all’EurUsd. In primis il fatto che si è cercato di smorzare leggermente i toni delle dichiarazioni dicendo che comunque la BCE non si impegna mai in anticipo per quanto riguarda le mosse sui tassi, il che assume molta più importanza in ottica di medio periodo rispetto al breve.

E questo ci porta al secondo fattore che gli analisti hanno considerato: il fatto che l’inflazione, che per tutto il 2011 è attesa ben al di sopra dei benchmark di controllo (a causa dell’aumento dei prezzi delle materie prime), durante il 2012 dovrebbe calare di circa l’1-1.3% andandosi ad attestare in una fascia che va da 1.1% a 2.3%. Come sappiamo, le decisioni di politica monetaria da parte dell’istituto di Francoforte vengono prese per mantenere le aspettative sulla stabilità dei prezzi nel medio periodo fortemente ancorate sotto il 2%, e questo ci deve far pensare che il mercato ha percepito la possibilità che vengano effettivamente ritoccati a rialzo i tassi a luglio, senza che però questo implichi la messa in atto di un ciclo rialzista che potrebbe durare nel tempo. Oltre a questo a nostro parere ha inciso in maniera importante il fattore tecnico, come vedremo tra poco nella sezione dedicata proprio all’analisi tecnica.

 
UsdJpy – grafico orario

Tutti gli altri temi affrontati rimangono a nostro avviso neutri, in quanto il mercato non si aspettava nulla di diverso. Una cosa inaspettata che è stata soltanto accennata dal presidente, ma che secondo la nostra opinione è molto indicativa, è stata la proposta di creare un ministro delle finanze unico per tutta l’area euro, un coordinatore delle diverse politiche fiscali e finanziarie dei Paesi Membri che avrà il compito di far sì che tutto risulti più omogeneo e sostenibile nel tempo. Questo è da interpretare come una presa di coscienza delle disomogeneità presenti che mettono in serio pericolo la stessa esistenza della moneta unica nel lungo periodo, ma allo stesso tempo, come un forte impegno da parte dell’Europa di voler sistemare i problemi che ci sono, agendo in maniera centralizzata al fine di preservare le funzioni e l’efficacia dell’esistenza dell’unione monetaria. Dal punto di vista dell’economia reale l’Europa si trova ora in una situazione migliore rispetto all’America, che a parte il dato buono di ieri sulla bilancia commerciale (-43.7bn da -46.8bn e contro attese di -48.8bn) che ha contribuito alla stabilizzazione dell’appetito per il rischio facendoci assistere finalmente a chiusure positive sugli azionari, si trova ancora in una situazione difficile, come testimoniato da Bernanke un paio di giorni fa.

Concludiamo la settimana andando, come di consueto, ad analizzare un buon numero di tassi di cambio dal punto di vista tecnico.
Il cambio a voi più noto, l’eurodollaro, ha dato a vedere qualcosa di molto interessante, parlando di un grafico con un intervallo temporale piuttosto ristretto. Se infatti consideriamo le ultime quattro giornate possiamo vedere con chiarezza come ieri, grazie alla conferenza di cui abbiamo parlato a lungo sopra, è stata verificata quella figura di “testa e spalle” che ieri mattina risultava essere solamente un’idea. La rottura di 1.4560 con decisione, poco dopo le 14.30, ha fornito quello spunto che attendevamo per assistere ad uno scivolone della moneta unica. Una correzione vi è in effetti stata, anche piuttosto violenta, seppur l’obiettivo di 1.4430 non sia stato ancora raggiunto.

La permanenza comunque dei prezzi al di sotto della neckline, che ora diviene resistenza, lascia ben sperare per un completamento nelle prossime ore. Ricordiamo come 1.4430 non rappresenti solamente la proiezione dell’ampiezza della figura di inversione oltre il punto di rottura, ma come qui coincidano altri fattori come un ritracciamento di Fibonacci e quasi perfettamente il transito della media mobile di lungo su grafico a 4 ore. L’eventuale rottura di questo importante spunto di supporto indicherà se ci si trovi di fronte ad una “vera” inversione o solamente ad una presa di beneficio temporanea. Non dimentichiamo infatti che se da un lato Trichet avrebbe potuto essere più incisivo dall’altro abbiamo una situazione americana difficilmente comprensibile.

Il cambio UsdJpy sta assumendo delle connotazioni da cambio fisso. Nonostante infatti sia stato possibile osservare una reazione del mercato, con acquisti di dollari ieri, questo cambio continua per la propria strada di discesa, divenuta assenza di trend nell’ultima settimana. Come diciamo sempre questo non dovrebbe impensierirci più di tanto, proprio perché l’insistenza dei prezzi sui medesimi livelli ci dovrebbe far riconoscere con maggior facilità quali siano i punti da considerare per degli spunti operativi. Così in effetti è sul cambio in questione, che trova una forte resistenza a 80.30, vista ed indicata da qualche giorno, mentre trova in 79.60 il suo naturale punto di arrivo (in realtà la linea di tendenza negativa che congiunge i minimi calanti è ancora più ambiziosa nel suggerire un livello di arrivo, dato che il livello di supporto dinamico è ora visto a 79.40).

Con quanto appena visto non possiamo stupirci nel trovare un cambio EurJpy decisamente più in basso di dove lo si sia lasciato ieri mattina. Il calo di una figura abbondante ha così avvicinato i prezzi al livello di supporto, a 116 (allargato sino a 115.80), che nel pomeriggio di ieri e poi questa mattina, il mercato a dato prova di considerare interessante. Come si vede osservando un grafico delle ultime due settimane di scambi, questo livello è ricorrente, con qualche punto di tolleranza, ed ha permesso diverse inversioni.
Il cable è rimasto stabile per tutta la giornata di ieri, nonostante quanto visto sull’eurodollaro. Il range mantenuto infatti dai prezzi è andato da 1.6355 sino a 1.6385. Questa mattina presto abbiamo assistito invece ad una decisa rottura della parte bassa del range con raggiungimento quasi perfetto dell’area di supporto che consideriamo importante per le prossime ore, 1.6290-1.6300. Data la coincidenza di minimi precedenti diremmo che ora 1.6355 rappresenta il nuovo livello di resistenza del cambio.

La debolezza della moneta unica ha influito ieri sull’interessante tendenza che il cambio EurGbp stava compiendo, interrompendola. Abbiamo potuto vedere infatti come i prezzi siano giunti ben oltre il supporto più importante di 0.8890, toccando addirittura 0.8845. L’unico fattore positivo che faccia ben sperare per una correzione temporanea è il ritorno in queste ultime ore proprio sul livello di rottura. Siamo in attesa quindi di sapere se l’euro tornerà ad apprezzarsi o succederà esattamente il contrario, successivamente alla tenuta di quello che adesso è divenuta l’area di resistenza.

Vediamo ora il franco che ha vissuto una duplice giornata ieri, visto contro euro e dollaro. Nel primo pomeriggio infatti il cambio UsdChf ha rotto il livello indicato come resistenza a 0.8395, mettendo a segno un bel recupero sino al successivo 0.8450. Per le prossime ore crediamo si debba prestare attenzione alla nuova zona di supporto, coincidente con gran precisione con livelli visti i primi giorni di giugno (testimoniando come il cambio in queste ultime settimane si muova rispettando perfettamente l’analisi tecnica), ed infine a quello che è divenuto il supporto, 0.8395.

Il cambio EurChf invece ha mostrato ieri quanto il livello che si trova prossimo a 1.23 sia davvero interessante: da questo infatti i prezzi hanno subito una profonda correzione che ha condotto la moneta elvetica ad apprezzarsi quasi dell’1%, toccando quota 1.2195. La tendenza positiva evidenziata dal cambio dal primo giorno di giugno sembra così compromessa e se definitivamente il minimo visto ieri dovesse essere oltrepassato possiamo attendere una nuova ventata di scetticismo sul cambio.

Per chi volesse ulteriori approfondimenti, FXCM Italia vi aspetta alle ore 9 per il Morning Briefing in webinar, dedicato all’analisi live del mercato: http://forexforums.dailyfx.com/analisi-live/244106-analisi-live-del-mercato.html

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