E ora è fuga dai titoli di Stato

Le aziende sono in salute, gli stati occidentali, invece, sono malati. È’ quanto emerge dal consueto sondaggio targato Morningstar tra le principali case di investimento che operano in Italia, dove si legge: “Questa contrapposizione genera incertezza tra i gestori, combattuti tra la possibilità di trarre vantaggio dalle valutazioni dei titoli azionari e la necessità di stare in difesa in attesa di tempi migliori. Il risultato è un moderato ottimismo sulle Borse e un giudizio più critico verso i titoli di Stato. Fa eccezione Piazza Affari, colpita dalla sfiducia per il sistema Italia.
Europa vittima della speculazione
La crisi del debito sovrano si è acuita nelle ultime settimane, dominate dal timore di un contagio tra i Paesi periferici dell’Europa. I gestori, comunque, sono convinti che ci sia una buona dose di speculazione, che alimenta la volatilità. E’ parere diffuso che, quando le acque si calmeranno, gli operatori tornernanno a concentrarsi sui fondamentali delle aziende e sulle valutazioni azionarie che appaiono interessanti. Per questa ragione, il 62,5% degli intervistati prevede un rialzo delle Borse nei prossimi sei mesi (erano il 63% a giugno).
Tempi duri per l’Italia
A differenza del resto d’Europa, i gestori pensano che il listino milanese continuerà ad essere condizionato dalla situazione italiana. Se da un lato escludono che ci siano le condizioni per un default, dall’altro puntano il dito contro una crescita economica che è molto più bassa del resto d’Europa. Chiedono, quindi, riforme strutturali per le quali, però, non vedono la volontà politica. Questa situazione tiene lontano i grandi investitori esteri. Solo il 29,2% degli intervistati prevede un rialzo nei prossimi sei mesi, a fronte di un’analoga percentuale di pessimisti. Wall Street su nonostante tutto Gli ultimi dati macro-economici americani non hanno dipinto uno scenario roseo. L’indice Ism, che misura lo stato di salute del settore manifatturiero, è sceso, il mercato del lavoro fatica a riprendersi e quello immobiliare è ancora in difficoltà. Intanto, la Federal Reserve ha espresso la disponibilità a garantire ulteriori stimoli all’economia, mentre le agenzie di rating hanno acceso i riflettori sull’enorme debito pubblico degli Stati Uniti. I gestori, tuttavia, rimangono ottimisti su Wall Street, con il 66,6% che si aspetta un incremento delle quotazioni nei prossimi mesi (erano il 73,7% a giugno), grazie alla flessibilità di questo mercato e al ribasso delle materie prime che dovrebbe favorire la ripresa dei consumi.
La riscoperta di Tokyo
Il Giappone, forte del senso di identità nazionale, si sta riprendendo dal terremoto. Per il 54,2% dei gestori, gli indici nipponici saliranno nei prossimi mesi, perché le aziende presentano interessanti prospettive di crescita e il Paese è inserito all’interno della fiorente area asiatica. E’ ancora da vedere, però, se il contesto favorevole determinerà l’uscita definitiva dalla ventennale deflazione.
Ma in Asia l’inflazione sotto controllo?
Il tema dominante in Asia rimane l’inflazione. Secondo alcuni gestori, il pericolo di un eccessivo surriscaldamento dei prezzi è ancora elevato; secondo altri le banche centrali sono riuscite a mettere sotto controllo la situazione. L’area ha un forte potenziale di crescita. L’ultimo dato sul Pil (Prodotto interno lordo) cinese, relativo al secondo trimestre, ha sorpreso in positivo (+9,5% rispetto allo stesso periodo del 2010) , anche se alcuni fund manager non si sentono di escludere un brusco rallentamento in futuro. In ogni caso, l’Asia è il continente che raccoglie più consensi: il 75% degli intervistati prevede un incremento delle quotazioni azionarie nei prossimi sei mesi.
Bond, Europa divisa
Le dinamiche del mercato obbligazionario nell’area Euro non sono omogenee. I titoli di stato dei Paesi core (come la Germania) scontano ampiamente un rallentamento della crescita, mentre quelli dei Piigs (Portogallo, Irlanda, Italia Grecia e Spagna) dipendono dalle decisioni politiche. La percezione del rischio è aumentata nel Vecchio continente e il Bund tedesco è considerato un rifugio dalla tempesta delle nazioni periferiche, anche se, avvertono i gestori, neppure Francoforte è del tutto al riparo dalla crisi. In questo contesto, la Banca centrale europea aumenterà ancora i tassi, ma a piccoli passi. Non sono invece previsti aumenti dei saggi di riferimento negli Stati Uniti, perché la Federal Reserve è determinata a continuare nel suo sostegno all’economia.
Euro giù. E il dollaro?
I gestori confermano le previsioni di giugno sul rapporto di cambio tra euro e dollaro. Il 66,7% prevede un indebolimento della divisa comunitara. Alcuni stimano che si possa arrivare a quota 1,35, anche il considerazione del fatto che l’euro appare ancora sopravvalutato. Dal canto suo, il biglietto verde non ha alle spalle un quadro fondamentale solido, considerato l’elevato debito pubblico americano e lo squilibrio della bilancia commerciale, tuttavia il dollaro è considerato in una posizione migliore rispetto alla valuta dell’Unione.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!