Nessuno vuole dollari

Ieri sono stati rilasciati diversi dati che hanno confermato come la ripresa economica americana stia stentando a ripartire ed in un contesto di bassa crescita e bassa inflazione, le mosse da effettuare per cercare di fornire degli stimoli addizionali, sono davvero poche. Se non nulle.

La Federal Reserve nel suo ultimo meeting ha ammesso di poter considerare l’utilizzo di stimoli addizionali in termini quantitativi se la situazione occupazionale e del mercato immobiliare non dovesse migliorare, ma tutti sappiamo benissimo che nel quadro generale che stiamo vivendo ora questi non potrebbero essere possibili: gli effetti derivanti sarebbero quelli di vedere il dollaro ulteriormente affossato, cosa che all’America ora come ora non è che dia proprio fastidio… anzi, fa soltanto bene all’economia a stelle e strisce.

Il greenback si trova su livelli minimi contro il dollaro australiano, il franco svizzero, il dollaro neozelandese e lo yen, mentre scambia su livelli molto tirati contro l’euro, la sterlina ed il dollaro canadese. Tutto ciò non sembra preoccupare Obama ed il suo gruppo, anche perché, come sappiamo, i problemi su cui concentrarsi adesso sono altri e devono essere risolti in meno di una settimana, pena un terremoto finanziario di non osiamo immaginare che scala a livello globale.

Anche nel Beige Book che verrà pubblicato in serata non dovremmo aspettarci delle grosse novità, molto probabilmente verranno evidenziati ulteriori rallentamenti di qualcuno dei dodici distretti. Attenzione a tutti coloro che vogliono cominciare ad anticipare delle inversioni di mercato prendendo posizionamenti strategici a favore del dollaro;

UsdJpy – grafico giornaliero

il consiglio è quello di cominciare a costruire delle posizioni piccole, sottolevereggiate in modo tale da poter avere margini sufficienti per non uscire dal mercato ed eventualmente appesantire gradualmente le posizioni, nel caso in cui le discese dovessero continuare (l’effetto overshooting è statisticamente probabile in casi come questo), andando a migliorare le medie di carico.

Dall’Australia intanto ci arriva la comunicazione dei dati sull’inflazione, che ha visto un aumento da 3.4% a 3.6% (contro aspettative di 3.3%) e questo ha sicuramente contribuito a stimolare nuovi acquisti di Aussie che come vedremo ha toccato i massimi assoluti contro il buck, mentre nel pomeriggio verranno rilasciati i dati sugli ordinativi dei beni durevoli americani, che nel caso in cui dovesse non rispettare le aspettative che già vedono un +0.3% contro un precedente +2.1%, potrebbe appesantire ulteriormente il dollaro. In tutto questo i beni rifugio stanno vivendo sempre nuovi momenti di gloria e l’oro ha raggiunto i nuovi massimi storici, andando a toccare 1625.05 offerto. Due i supporti da considerare in questo caso: 1.620,00 quello di breve e 1.610,00 quello di medio, da considerare più importante rispetto al primo indicato. Gli obiettivi sono teoricamente non individuabili in quanto ci troviamo nella cosiddetta terra di nessuno, ma utilizzando le proiezioni di Fibonacci sull’ultima salita, ci viene restituito un 1.635.00 iniziale e non ci sentiamo di escludere che da qui al prossimo 2 agosto, quando le tensioni potrebbero verosimilmente diminuire in caso di buone news dall’America, il prezzo potrebbe ulteriormente salire.

Incominciamo una nuova sezione di analisi tecnica osservando come la tendenza evidenziata ieri, sull’eurodollaro, stia continuando. La rottura infatti della trendline di lungo periodo, nei pressi di 1.4430, sta favorendo un recupero della moneta unica che trova il successivo obiettivo a 1.4575, dove possiamo notare il precedente massimo dei primi giorni di luglio.
Dal superamento di questo livello dipenderà poi il raggiungimento del successivo a 1.47 ed infine un recupero totale in direzione del massimo di quest’anno a 1.4940. Il livello di supporto di questa idea rialzista si trova inizialmente sul punto di rottura di 1.4430 e, più sotto, sul livello di transito della trendline positiva che guida la salita del cambio da due settimane, 1.4325.

Procede con grande costanza la tendenza negativa del cambio UsdJpy. Manca oramai poco più di una figura affinché il cambio possa giungere sul precedente minimo storico di marzo, registrato a 76.40. L’idea continuerà a rimanere negativa sino ad un nuovo ritorno dei prezzi al di sopra del livello di svolta di 79.60 e, più nel breve, sino a che continuerà a tenere la media mobile di lungo su grafico orario (78.25 per le prossime ore).

Il cable ha reagito perfettamente alla rottura del livello di resistenza di 1.6340. La volatilità che si è venuta a creare ha condotto i prezzi verso una continuazione della tendenza primaria (in salita) e perfettamente sino al livello di prossima resistenza 1.6440. Quest’ultimo potrebbe rivelarsi più difficile del previsto da superare, dato che proprio in quest’area si concentrano una grande serie di massimi precedenti, visti durante le prime due settimane di giugno. La rottura di ieri ha aperto la strada per un ulteriore ripresa della sterlina, dato che è stato oltrepassata l’ultima delle percentuali di ritracciamento di Fibonacci del movimento negativo compreso fra 1.6740 e 1.5780.

Continua a rimanere delicata la situazione del dollaro, anche noi confronti del franco. Dai ieri infatti non abbiamo avuto un allontanamento dai minimi di 0.80. Ricordiamo che per riuscire ad osservare un cambiamento dovremmo rivedere un ritorno dei prezzi al di sopra di 0.8080, livello di passato supporto, confermato da un tentativo di rottura rialzista di due giorni fa, oltre che dal transito della media mobile di breve su grafico con candele a 4 ore.

Il dollaro australiano, sulla scia del nuovo massimo dell’oro, si è spinto oltre ogni più rosea aspettativa, superando il massimo storico precedente di 1.1015. La tendenza continuerà a rimanere tale (anche se da questi livelli potremmo assistere ad un minimo di storno) sino a che la trendline evidenziata negli ultimi dieci giorni continuerà a non essere oltrepassata a ribasso. Questa si trova a passare per le prossime ore poco al di sotto di 1.09.

Anche il dollaro neozelandese non se la passa male, soprattutto contro il dollaro. Siamo da tempo infatti, oltre il precedente massimo, grazie ad una tendenza positiva davvero efficace nell’ultimo mese (da 0.80 a 0.8750). Il supporto, dinamico, in questo caso transita a 0.8675: qui troviamo coincidenza fra la linea di tendenza positiva dell’ultimo rialzo con la media mobile di breve (su grafico a 4 ore).

Concludiamo con il dollaro canadese, giunto oltre il precedente minimo di periodo, toccando 0.94 figura. La tendenza di fondo sembra molto simile a quella osservata sul cambio UsdJpy, anche se in questo caso il minimo di riferimento storico precedente si trova un po’ più lontano (0.9060 visto a novembre 2007). Sul cambio UsdCad troviamo il primo livello di resistenza, nel breve, a 0.9520: sino a che questo non sarà oltrepassato il movimento continuerà ad puntare in direzione del minimo storico.
 

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