Un duro contraccolpo

Ciò che, nei fatti, abbiamo visto nelle prime ore della mattinata di ieri, ovvero borse asiatiche positive, commodity currency in salita e calo delle valute rifugio, è stato ampiamente negato subito dopo l’ora di pranzo: l’apertura dei mercati americani in rosso, ha testimoniato, infatti, come il piano approvato a fatica dai capogruppo al congresso non sia piaciuto.

In questo caso non possiamo che immaginare come le parole del presidente Obama abbiamo avuto una certa influenza dato che affermare che “non è stato trovato certamente il miglior accordo, questo è un compromesso” ad un mercato attento ad ogni piccola sfaccettatura non si può definire una mossa strategica. È troppo forte ancora il rischio che il rating del debito americano venga declassato per la prima volta da settant’anni.

Un altro fattore negativo, che probabilmente ha avuto un peso importante nel riportare sul mercato l’avversione al rischio, è stato un’ulteriore serie di dati negativi: ieri pomeriggio è infatti stato pubblicato l’indice ISM del settore manifatturiero, che ha registrato il peggior calo de due anni a questa parte giungendo a 50.9, pericolosamente vicino quindi al livello di demarcazione di 50, che da sempre segnala un’economia in una tendenza positiva rispetto ad una in fase di recessione. Con questo capiamo come la rilevazione di venerdì prossimo, dello stato di salute del mercato del lavoro, assuma sempre più importanza per districare questa difficile situazione.

Alla fine, come una reazione a catena, abbiamo visto manifestarsi sul mercato un clima di grande incertezza e movimenti oltremisura guidati dalla speculazione. Questo ha spinto valute come lo yen ed il franco, privilegiate in situazioni come queste, ai massimi storici con dei guadagni giornalieri, soprattutto per la moneta elvetica, che hanno quasi dell’incredibile visti i livelli di massimo a cui credevamo di essere giunti.

NzdUsd – grafico orario

La situazione italiana, nella sua negatività, crediamo possa riassumere un po’ la giornata di ieri: durante la mattina i nostri listini risultavano positivi, +2% in apertura, salvo girare in territorio negativo e chiudere la peggior seduta del 2011 con un -3.8% (prestazione alimentata senza dubbio dall’incertezza che aleggia ancora al di sopra del nostro paese con gli innumerevoli guai giudiziari dei principali attori della politica italiana) e soprattutto, con uno spread Bund-Btp decennale al massimo storico di 352 punti.

L’inversione vista ieri impone la ricerca, questa mattina, di nuovi livelli praticamente su tutti i cambi.
Incominciamo dall’eurodollaro, dove abbiamo potuto vedere ieri, per la seconda volta in una settimana, come sia stata superata la linea di tendenza negativa di lungo (illudendo molti di noi) e poi un ritracciamento di più di 200 punti. Per trovare candele orarie del genere visto ieri dobbiamo ritornare indietro nel tempo al 5 maggio scorso, quando la crisi dei debiti sovrani europei ha cominciato a manifestarsi di nuovo sul mercato. I livelli a cui siamo giunti ieri, minimo 1.4180, complicano non poco la situazione grafica e non rendono evidenti nuovi livelli di attenzione.

Ciò che forse potremmo utilizzare, grazie anche alla conferma avuta ieri dal minimo raggiunto, è forse l’utilizzo di Fibonacci rispetto all’ultima tendenza positiva del cambio evidenziata fino all’inizio di settimana scorsa. Il primo livello di supporto 1.4260 è stato superato, mentre il secondo (50%) è stato toccato perfettamente. Attenzione a 1.41, che sembra essere l’ultimo livello nel breve per attendersi una tenuta della moneta unica.

Il clima di ieri ha permesso al cambio UsdJpy di andare perfettamente a provare il minimo storico precedente di 76.40, mettendo già a segno un recupero di una figura. Il segnale dato è molto forte, forse perché le voci che si rincorrono di un possibile intervento hanno bloccato gli speculatori dall’insistere oltre. L’inclinazione negativa mostrata dalla tendenza delle ultime settimane potrebbe interrompersi con una rottura di 77.80 e quindi con la prima conferma di una possibile inversione di lungo su un doppio minimo, per il momento, perfettamente eseguito.

Anche la sterlina ha mostrato una brutta inversione rispetto al trend primario. Ieri mattina abbiamo visto come 1.6460 abbia ancora una volta arrestato la salita del cambio e poi abbiamo assistito a 200 punti di calo: nonostante la pressione ribassista non abbiamo avuto la rottura della media mobile esponenziale su grafico con candele a 4 ore, che si candida per le prossime ore come livello di supporto più interessante, spostato solamente di una ventina di pips rispetto all’1.6260 che osserviamo da dieci giorni, con soddisfazione.

Nuovo massimo raggiunto ieri dal franco sia contro dollaro che, soprattutto, contro la moneta unica. Mentre il cambio UsdChf ha mostrato un calo di una figura dal minimo mostrato in precedenza, il cambio EurChf ha messo a segno un calo di quasi 300 punti rispetto a quello che era il minimo di riferimento. In questo caso si nota, molto bene, come sia in atto un attacco molto forte nei confronti della moneta unica e dei suo componenti, giudicati ancor a troppo a rischio contagio.

Il cambio UsdChf ha evidenziato nella notte come il precedente minimo di 0.7850 sia sentito dal mercato con una prova di rottura mancata: manteniamo questo come livello di resistenza e svolta nel breve.
Il cambio EurChf, col movimento di ieri, rende molto arduo il compito di ricercare livelli interessanti: forse seguire la media mobile di breve su grafico H4 potrebbe non essere una cattiva idea, dati i numerosi tentativi di rottura nelle ultime due settimane. Purtroppo il nuovo minimo storico raggiunto ieri a 1.1030, potrebbe non essere l’ultimo registrato, data la costanza del calo a cui stiamo assistendo.

La RBA, che si è riunita nella notte, ha confermato i tassi fermi al 4.75% considerando maggiormente l’incertezza dell’economia globale piuttosto che la situazione di casa, che secondo i membri del board avrebbe potuto sostenere un’ulteriore stretta monetaria. Il cambio AudUsd ha immediatamente reagito lasciando sul terreno il recupero messo a segno da ieri. Nell’immediato attenzione alla tenuta del livello di supporto di 1.0910, molto vicino al minimo di ieri e minimo di settimana scorsa. Se questo dovesse tenere potremmo assistere alla preparazione di una figura di continuazione favorevole al dollaro australiano.   

Anche il dollaro neozelandese ha ripiegato dai massimi di ieri a 0.8840, di quasi una figura. Il livello di supporto si trova però ancor a distanza, dato che sino a 0.8620 potrebbe esserci spazio per un ulteriore recupero del biglietto verde.

Concludiamo con il dollaro canadese, anch’esso sotto pressione dietro la scia di quanto visto ieri. Il livello di 0.9520, ancora una volta, ha funzionato come trampolino di lancio per una ripresa del cambio di una figura, portando così i prezzi a toccare perfettamente la linea di tendenza negativa che sta insistendo da fine giugno. Questo spunto ci aiuta quindi a ritrovare il livello di resistenza, dinamica, più interessante (0.96 figura) mentre a 95.20 troviamo il supporto.

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