Adieu Euro-Phoria

di Stephen P. Wood
Già nel 2009 avevamo rilevato come il debito sovrano avrebbe continuato a rappresentare un fattore chiave di rischio negli anni a venire. La nostra riflessione era dovuta al fatto che i governativi avrebbero inevitabilmente affrontato conseguenze a causa del deleveraging globale a seguito della crisi finanziaria. E l’impatto più acuto sarebbe stato nel Vecchio Continente perché l’Eurozona altro non è che un progetto incompleto, un’aspirazione piuttosto che una vera è propria area valutaria. Quindi non è sorprendente che il rischio sul debito dell’Eurozona rimanga elevato, nonostante una serie di misure ad hoc intraprese dai governanti. Ma la tensione sui mercati è stata alleviata ben poco da soluzioni prese a posteriori e non definitive.

L’andamento del mercato del debito indica che la paura di un contagio è in aumento. E sta inoltre diventando sempre più chiaro che, almeno per l’immediato futuro, i deboli paesi periferici non saranno in grado di essere competitivi sul mercato obbligazionario. Anche se il rischio di un default a breve è stato scongiurato temporaneamente, questi paesi devono assolutamente implementare dure riforme strutturali. Questo processo richiederà non settimane né mesi, ma anni. Le misure di austerity e il fondo di salvataggio europeo potranno potenzialmente, e per un periodo limitato, risolvere alcuni problemi di liquidità. Ma non risolveranno l’insolvenza endemica e strutturale dei periferici. Per il futuro, quello che possiamo attenderci per l’Europa è un’economia a due velocità, con una spaccatura nel livello dei paesi. Avremo così quelli che faranno parte della zona “a tassi di mercato” e quelli che invece saranno “a tassi agevolati”. Rimanete in ascolto, il problema dell’Euro-debito sarà di attualità per molto tempo ancora.

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