Bnp Paribas Ip: la politica in primo piano, dati economici complessivamente positivi

POLITICA IN PRIMO PIANO – La politica è stata in primo piano su diversi scenari internazionali, con i mercati finanziari che hanno tirato un sospiro di sollievo dopo che Emmanuel Macron ha vinto il primo turno delle presidenziali in Francia, mentre nel Regno Unito il primo ministro ha deciso di andare alle elezioni anticipate e l’amministrazione Trump ha preannunciato riforme importanti in materia fiscale, riassume Joost van Leenders, chief economist del team Multi asset solutions di Bnp Paribas Ip. Nel quadro della distribuzione degli attivi, abbiamo adottato una posizione sottopesata nel comparto azionario del Regno Unito rispetto agli indici europei. Questa modifica cambia il nostro posizionamento in Europa, che passa da un sottopeso a un lieve sovrappeso, mentre resta invariata la sottoesposizione verso Stati Uniti e Giappone.

ELEZIONI PRESIDENZIALI IN FRANCIA: EN MARCHE! – Il netto vantaggio di Macron rispetto a Marine Le Pen in vista del ballottaggio ha rassicurato i mercati. Questo trend ha preso avvio in Asia, con lo yen  –  spesso considerata una valuta rifugio – che si è deprezzato trainando i mercati azionari giapponesi. I miglioramenti in Europa sono stati ancora più consistenti, con i titoli bancari che hanno capeggiato i rialzi in Francia e nell’ambito dell’EuroStoxx 50. I rendimenti obbligazionari stanno salendo nei paesi-rifugio, in particolare in USA, Germania, Paesi Bassi e Svizzera e al contempo i premi al rischio sono scesi in Francia, Italia e Spagna, che registrano una flessione dei rendimenti. Infine, sui mercati valutari l’euro ha fatto segnare un notevole recupero nei confronti del dollaro e della sterlina. A nostro avviso, le prospettive di Macron per il secondo turno sono favorevoli, pronostica van Leenders. Da qui al 7 maggio – quando si terrà il secondo turno delle presidenziali – si potrebbe verificare una fiammata di volatilità qualora gli investitori continuassero a paventare una vittoria dell’euroscettica Le Pen, mentre non sono ancora chiari i programmi che Macron potrebbe realizzare una volta eletto, poiché molto dipenderà dal tipo di maggioranza parlamentare che lo sosterrà.

ELEZIONI IN GRAN BRETAGNA: HARD O SOFT BREXIT? – Il primo ministro britannico Theresa May ha convocato delle elezioni anticipate la settimana scorsa e, secondo i sondaggi, dovrebbe vincerle agevolmente. Questa notizia ha avuto effetti positivi sulla sterlina, presumibilmente poiché si suppone che un’ampia maggioranza parlamentare consentirà alla May dei margini di compromesso più ampi nell’ambito dei negoziati con l’Unione europea al fine di ottenere condizioni di uscita più vantaggiose. Tuttavia, permangono delle incertezze poiché dalle urne potrebbe uscire una maggioranza più ampia di deputati conservatori favorevoli a uno strappo secco con l’UE, e anche il primo ministro potrebbe essere tentato di considerare l’hard Brexit ineluttabile, persino con una maggioranza parlamentare più solida, osserva van Leenders.

USA: ARRIVA LA RIFORMA FISCALE? – Sabato il presidente Trump ha scritto su Twitter che “mercoledì prossimo ci sarà l’annuncio della grande riforma fiscale e del taglio delle tasse” e, benché il direttore dell’Office of Management and Budget della Casa Bianca Mick Mulvaney abbia affermato che l’annuncio di mercoledì conterrà solo “certi principi fondamentali, alcune linee guida e qualche indicazione sulle aliquote”, queste informazioni potrebbero essere sufficienti per rilanciare il cosiddetto reflation trade sui mercati, fa sapere van Leenders. In particolare, le prime indiscrezioni potrebbero far capire se gli sgravi fiscali, che amplieranno il deficit nel breve termine, saranno in grado di stimolare una crescita in grado di coprire gli ammanchi di gettito nel lungo periodo. Ad ogni modo, alcune questioni fondamentali non sono state ancora risolte, in particolare se dare priorità a semplici sgravi tributari o concentrarsi su una riforma fiscale complessiva, o ancora come affrontare nell’immediato l’ostacolo imminente della proroga dei finanziamenti al governo federale, che scadono il 29 aprile, per evitare il cosiddetto shutdown (ovvero la paralisi delle attività correnti). A nostro avviso, pare poco probabile che un alleggerimento della pressione fiscale possa entrare in vigore prima del quarto trimestre.

USA: I DATI ECONOMICI – I PMI preliminari hanno fatto segnare nuovi miglioramenti sia nel settore manifatturiero che in quello dei servizi, con il PMI composito salito ai massimi degli ultimi sei anni. Nutriamo un certo ottimismo per le prospettive di crescita dell’eurozona, ma siamo scettici sul fatto che l’espansione del PIL possa accelerare sino ai ritmi prospettati dai PMI. L’import-export dell’eurozona ha perso slancio a febbraio e, al contempo, la produzione industriale ha fatto segnare un calo inatteso, sottolinea van Leenders. Negli USA, entrambi gli indici settoriali hanno accusato una flessione, mentre il PMI composito è sceso per il quarto mese consecutivo. Negli ultimi tempi, anche gli indicatori di fiducia delle società a livello regionale e nel settore delle imprese edili sono risultati inferiori alle attese. In base ai primi dati, la produzione industriale ha fatto registrare un andamento positivo in marzo, ma la flessione della produzione manifatturiera su base mensile ha mostrato una debolezza intrinseca del settore. La crescita potrebbe risultare molto modesta nel primo trimestre ed è possibile che l’accelerazione nel secondo trimestre sia mediocre. In Giappone, l’indice PMI manifatturiero ha recuperato in aprile dopo la flessione di marzo. La divergenza tra l’economia interna e l’attività legata all’estero resta molto rilevante. La spesa al consumo permane debole, mentre sia l’import che l’export hanno fatto segnare un’impennata a febbraio. Nell’insieme del primo trimestre, l’incremento delle importazioni in misura maggiore rispetto alle esportazioni potrebbe essere sfavorevole per la crescita interna. In Cina, gli ultimi dati confermano che la ripresa dell’attività economica è sulla buona strada, come indicano il rialzo del PIL nel primo trimestre, sia in termini reali che nominali, e un netto incremento degli investimenti fissi delle imprese. La scomposizione dell’attività su base settoriale mostra una ripresa nel settore secondario, mentre i servizi hanno rallentato. Una crescita stabile in Cina è positiva nel breve termine, ma vediamo ancora dei rischi. L’espansione della massa monetaria ha registrato una frenata che è stata ancor più marcata per il credito bancario complessivo, compresi i prestiti agli enti locali. Pare, dunque, che gli effetti degli incentivi fiscali si stiano esaurendo, e bisognerà verificare il vigore dell’economia cinese senza le misure di stimolo.

USA: I PROFITTI SOCIETARI PARTONO BENE – Negli USA, la pubblicazione degli utili del primo trimestre è iniziata bene, considerando che sinora un’ampia maggioranza del 20% delle società dell’indice S&P500 che hanno diffuso le cifre ha fatto segnare utili netti e vendite superiori alle attese, rimarca van Leenders. Per entrambi i dati si tratta della percentuale di sorprese positive più alta da molti anni a questa parte, in particolare per le vendite, e di un forte miglioramento rispetto agli ultimi due anni, quando solo la metà delle aziende è riuscita a battere le aspettative di vendita. Un incremento di oltre il 10% degli utili per azione nel primo trimestre – in base alle cifre pubblicate finora e alle stime per aziende che non hanno ancora diffuso i dati – rappresenterebbe l’incremento più consistente dal terzo trimestre del 2010. I nostri timori per quanto riguarda le azioni USA riguardano piuttosto i multipli di mercato. Infatti, crediamo che in uno scenario caratterizzato da una crescita modesta l’attuale rapporto prezzo/utili di 17,5 sia abbastanza elevato.

MERCATI AZIONARI: SOTTOPESO NEL REGNO UNITO RISPETTO ALL’EUROPA – Nel quadro della distribuzione degli investimenti, abbiamo adottato una posizione sottopesata nel comparto azionario del Regno Unito rispetto agli indici europei. In base ai mandati dei clienti, abbiamo portato in sottopeso le azioni delle società britanniche rispetto a quelle europee e all’indice EuroStoxx 50. Tale operazione è riconducibile soprattutto a due fattori. Innanzitutto, intendevamo abbandonare il sottopeso nel comparto azionario europeo e, in effetti, l’operazione di relative value rispetto al Regno Unito determina un sovrappeso nel resto d’Europa. Tale posizione è in linea con le nostre valutazioni positive delle prospettive economiche dell’eurozona, anche se sinora non avevamo assunto una posizione sovrappesata poiché le nostre stime sugli utili societari si attestavano su livelli inferiori alle previsioni prevalenti e a causa delle quotazioni lievemente troppo elevate. Fatta questa premessa, riteniamo che il livello dei multipli di mercato sia più preoccupante negli Stati Uniti che in Europa. Tuttavia, quest’operazione non si basa solo sulla situazione in Europa. Infatti, riteniamo che le stime di consenso nel Regno Unito – ovvero un incremento del 15% dei profitti societari – siano troppo elevate. In realtà, i profitti delle imprese britanniche hanno tratto vantaggio dal deprezzamento della sterlina e dal rincaro del greggio ma questi effetti si stanno indebolendo. In base alle nostre previsioni, le imprese britanniche non hanno alcuna possibilità di rispettare le stime degli analisti e pertanto siamo passati in sottopeso, aggiunge van Leenders. Questa operazione di relative value – sottopeso nel Regno Unito rispetto alle azioni europee – fa leggermente aumentare l’esposizione al rischio, poiché siamo sovrappesati verso un indice azionario più volatile. Questa scelta è in linea con le recenti modifiche della strategia d’investimento, come l’abbandono del sottopeso nel comparto delle materie prime e la sovraponderazione nel debito dei paesi emergenti in valuta locale. Tuttavia, il nostro posizionamento è ancora complessivamente prudente, incentrato su un sottopeso nei mercati azionari dei paesi avanzati, un sottopeso nel debito dei paesi emergenti in valuta forte e un sottopeso nel segmento delle obbligazioni societarie high yield USA.

 

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