Prova di forza della Snb

Durante la giornata di ieri abbiamo assistito ad un evento storico, molto importante per quanto riguarda le evoluzioni future del mercato. La Swiss National Bank ha rilasciato un comunicato stampa secondo il quale non tollererà più un franco svizzero a livelli più alti di 1,2000 (comunque considerati ancora alti per il franco) contro la moneta unica europea ed è pronta ad intervenire con risorse illimitate per cercare di contenere eventuali salite della divisa elvetica oltre questo livello. Il movimento che vediamo sul grafico testimonia il fatto che quello che è stato detto dalla banca centrale è risultato credibile agli occhi degli investitori, che non hanno tardato a vendere franchi fino ad arrivare proprio a quel livello.

Per essere sinceri, non abbiamo ancora a disposizione dati certi su questo intervento e probabilmente mai ne avremo, ma ci siamo fatti un’idea ben precisa di quello che è successo, il tutto derivante dall’analisi in tempo reale della price action su EurChf e UsdChf. Ieri infatti eravamo di fronte agli screen e abbiamo notato degli acquisti anomali sull’EurChf, che hanno fatto salire i prezzi di tre quarti di figura nel giro di 5 minuti. Lì, abbiamo cominciato ad interrogarci circa un possibile intervento da parte della SNB, ma il fatto che per la mezzora successiva i prezzi si siano stabilizzati, ci ha fatto propendere per una telefonata al mondo interbancario per chiedere i prezzi. Immediatamente abbiamo aperto i canali di comunicazione con l’istituto centrale, curando ogni possibile anomalia che potesse provenire dalla Svizzera a dopo poco abbiamo assistito ad un’altra salita veloce, fino alle resistenze poste intorno a 1.1250.

Da lì, l’idea che la SNB stesse cominciando a vendere franchi si è fatta reale ed effettivamente, crediamo che essa abbia proceduto a delle vendite per alzare il prezzo di EurChf prima di rilasciare il comunicato che ha fatto balzare di oltre il 9% il mercato nel giro di un quarto d’ora. La forte salita è però da attribuire alle vendite del mercato, non della banca, che ha “soltanto” dato il la al movimento, mostrando una forte convinzione di stabilire una sorta di peg tra franco ed euro (peg = franco fisso all’interno di una certa banda di oscillazione rispetto all’euro, qui si tratta di fissare soltanto il floor).

Questo intervento è in assoluto il migliore dal punto di vista tecnico che l’istituto potesse pensare di attuare ed i risultati sono stati ottimi e probabilmente saranno duraturi, a livello di qualche mese (nel 2009 gli interventi per difendere 1,5000 hanno stabilizzato la quotazione per oltre 6 mesi). Vediamo di capire il perché. Se la Banca Centrale avesse venduto qualche miliardata di franchi a mercati aperti per svalutare, avrebbe certamente fatto salire i prezzi di EurChe e UsdChf (che tra l’altro ha fatto la bellezza di 8 figure, portandosi sopra lo 0,8600 e stabilizzandosi ora all’interno della fascia 0,8500/0,8600, che dobbiamo tenere in considerazione per un eventuale trading laterale, con la probabilità di mantenerci sulla fascia alta), senza tuttavia raggiungere un risultato così buono in termini di movimento di mercato. Oltre a questo, avrebbe speso grandi quantità delle proprie riserve e di fronte ad un’eventuale (e molto probabile, se non certa) reazione del mercato, si sarebbe trovata in difficoltà a riportare il cambio sopra il livello di supporto, fissato in maniera univoca a 1,2000. Non dobbiamo dimenticarci infatti che, con gli ultimi interventi per difendere 1,4000 la SNB si è svenata, andando a spendere qualcosa come il 20% del pil elvetico per non ottenere nessun risultato e per non essere in grado di contrastare i flussi di rientro dei capitali sui franchi, causati dalla forte avversione al rischio, che hanno fatto scendere i prezzi di 40 figure.

Lo scenario che ci si prospetta davanti è estremamente diverso poiché la banca ha convinto il mercato della serietà delle sue intenzioni, ed il mercato ha avuto il ruolo di protagonista, andando ad acquistare EurChf in maniera pesantissima, facendo dunque raggiungere i prezzi desiderati senza dover spendere cifre da capogiro da parte della SNB, che ha tenuto in casa molte cartucce da sparare nel caso in cui il mercato tenti di riassorbire il movimento visto ieri (e considerando il fatto che l’avversione al rischio la farà ancora da padrone, il rischio concreto c’è). Dovremo ora cercare di capire se il mercato deciderà di rivolgersi a yen, dollaro ed oro in momenti di crisi, poiché l’intento della SNB è stato quello di trasformare lo status del franco da valuta rifugio a funding currency.  Incominciamo la sezione di analisi tecnica parlando della grande incertezza che aleggia ancora sul cambio eurodollaro. È da qualche giorno infatti che parliamo dell’importanza della tendenza rialzista di lungo al quale i prezzi sono giunti (area 1.4050).

Ciò che, per il momento, stupisce è la rottura effettiva di 1.4050, con un seguente minimo al di sotto di 1.40, senza però tutto il movimento a ribasso che ci saremmo attesi: questo perché i prezzi, da qualche ora, sono stabili a cavallo della rottura e non abbiamo assistito al movimento di breakout che altrimenti ci saremmo aspettati. L’attuale configurazione continua a lasciare aperta la strada del ribasso: non ci rimane che valutare con attenzione un ritorno stabile al di sopra di 1.4050 e 1.41 per considerare l’idea errata.  Molto precisa la rottura a cui abbiamo assistito ieri sul cambio UsdJpy. Abbamo infatti potuto seguire una netta rottura di 77 con un accelerazione perfetta sino a raggiungere il precedente picco di massimo: ricorderete quel 77.70 a cui abbiamo fatto riferimento come livello da cui è partito il movimento ribassista di breve. Dato il nuovo, successivo, avvicinamento a 77, consideriamo ora valido questo livello come supporto: una rottura a ribasso dovrebbe riportare il cambio nel range mantenuto i giorni scorsi e puntare in direzione del precedente minimo storico, oltre 0.76 figura. 

L’aumento di volatilità visto sulllo yen ieri mattina ha ovviamente avuto un impatto anche sul cambio EurJpy. La forte correzione che ha portato in breve il cambio da 108 sino a quasi 110 ha solamente temporaneamente impensierito la tendenza a ribasso del cambio che stiamo seguendo dagli ultimi giorni di agosto. Continuiamo a considerarla valida considerando che transita a 109.40 per le prossime ore. Il livello di supporto a 108 separa ancora il cambio da un possibile scivolone ribassista molto profondo.  Il cable ha confermato ieri, nelle prime ore della mattina, la rottura del livello di supporto a 1.6115 andando a compiere un movimento ribassista profondo. Questo deve farci porre molta attenzione poiché dal movimento compiuto potremmo attenderci altro: l’obiettivo finale infatti si trova sul picco di minimo di luglio, che si trova al di sotto di 1.58 figura (una figura ancora abbondante oltre il minimo raggiunto di 1.5920).  Da ieri sera abbiamo avuto un’interessante ripresa delle valute ad alto rendimento.

Nel particolare, sul cambio AudUsd, abbiamo avuto una correzione del movimento a ribasso che era iniziato a 1.0750 una settimana fa. Un ritorno dei prezzi al di sopra di 1.0650, la trendline rialzista che stavamo seguendo da settimane, potrebbe far tornare il sereno sul cambio.  Diamo uno sguardo ora all’oro, dato che ha compiuto davvero un forte movimento. Quanto visto è stato niente rispetto quanto mostrato il 23 e 24 agosto scorso (dove la materia prima più amata dagli investitori ha lasciato sul terreno 163$) ma comunque, dopo aver raggiunto il nuovo massimo storico ieri a 1.921,50 $/oncia abbiamo potuto vedere un movimento corretivo portare i prezzi quasi 100 dollari al di sotto.

Ciò che seguiremmo ora, per le prossime evoluzioni, è dato dal più recente movimento rialzista, che trova grazie ad una trednline un supporto a 1.750: a questo si aggiungono le percentuali di ritracciamento di Fibonacci, che casualmente indicano nel livelo appena visto il primo livello di supporto chiave. Inutile, per il momento, illudersi prematuramente per una flessione quando la tendenza di fondo è alimentata dalle incertezze globali. Una rottura infatti del massimo precedente aprirebbe le strade al fatidico obiettivo di 2.000 (sempre più vicino al massimo storico degli anni ’80, se aggiustimo i prezzi con l’inflazione).  

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