Reti, ripresa debole per l’Emilia Romagna

L’economia dell’Emilia Romagna è riuscita a crescere anche lo scorso anno, seppure a ritmi contenuti. Lo ricorda l’analisi di Banca d’Italia che, citando le stime di Prometeia, segnala un incremento del prodotto interno lordo regionale dell’1,4%, in media con il dato nazionale, in parziale recupero rispetto alla “forte diminuzione del biennio precedente” (-7,3% in base ai dati Istat). Una ripresa trainata dalle esportazioni, che tuttavia, rispetto al ciclo del commercio mondiale, registra una velocità di recupero meno rapida dopo aver vissuto una caduta più ampia durante la crisi 2008-2009. Anzi: al netto della componente ciclica, anche nel 2010 “ha continuato ad ampliarsi il differenziale tra il trend di crescita di lungo periodo delle esportazioni e quello della domanda mondiale”. A livello settoriale, poi, se nell’industria gli ordini hanno segnato un recupero, dopo il forte calo nel 2009, nelle costruzioni è proseguita anche nel 2010 la diminuzione dei livelli di attività, sebbene a tassi inferiori rispetto al 2009, a seguito di un ulteriore calo sia della domanda privata sia di quella pubblica.

Nei servizi si è invece avuto un miglioramento congiunturale, tuttavia inferiore rispetto all’industria, con un ulteriore calo delle vendite al dettaglio e un sostanziale ristagno della spesa per beni durevoli. Quadro a luci alterne nel turismo, tradizionale colonna dell’economia regionale, dove alla ripresa della domanda estera ha fatto riscontro un ulteriore calo della componente nazionale. Quanto al settore creditizio, dopo la flessione registrata alla fine del 2009, i prestiti bancari hanno ripreso a crescere, segnala Bankitalia. Quelli alle imprese “hanno tratto stimolo soprattutto dalle esigenze di finanziamento del circolante, connesse alla moderata ripresa delle vendite, e dalle operazioni di ristrutturazione delle posizioni debitorie in essere”. È rimasta invece debole la componente della domanda legata al finanziamento degli investimenti.

Le condizioni di accesso al credito non sono significativamente cambiate rispetto al 2009, salvo quelle praticate alle imprese più rischiose e del comparto delle costruzioni, che sono divenute più rigide. L’erogazione dei prestiti ha peraltro continuato “ad accompagnarsi a una richiesta di maggiori garanzie rispetto al periodo precedente la crisi”. È proseg u i t a anche la crescita dei prestiti alle famiglie, “sospinta soprattutto dalla domanda di mutui che è stata favorita anche dal permanere dei tassi d’interesse su livelli contenuti”, mentre il credito al consumo ha risentito del basso livello della spesa, specie nel comparto auto. Come per le imprese, anche per le famiglie non si sono registrate significative variazioni nelle condizioni di offerta. Nel 2010, la rischiosità dei prestiti è tuttavia ulteriormente cresciuta, collocandosi su valori storicamente elevati, soprattutto nella componente riferita alle imprese, mentre è diminuita la ricchezza finanziaria delle famiglie detenuta sotto forma di titoli e depositi bancari.

Le banche di maggiori dimensioni hanno recuperato quote di mercato sui prestiti, specie quelli alle imprese, e sui depositi, mentre il numero delle banche e quello degli sportelli attivi sono diminuiti, anche a seguito di alcune operazioni di concentrazione. E le prospettive? Secondo Via Nazionale, restano per lo meno incerte: nel comparto industriale, le indagini congiunturali della Banca d’Italia segnalano per il 2011 la prosecuzione della crescita del fatturato, ma un calo degli investimenti. Inoltre la decelerazione del commercio mondiale potrebbe affievolire la ripresa delle esportazioni, mentre dal lato della domanda interna l’andamento dei consumi “dovrebbe continuare a risentire delle incertezze sulla ripresa del mercato del lavoro”.

Sulla base del quadro congiunturale, dell’andamento degli indicatori sulla qualità del credito e delle valutazioni delle banche relative alla prima parte dell’anno, Bankitalia si attende per il 2011 una moderata espansione della domanda di prestiti, senza peraltro che le condizioni di offerta debbano mostrare alcun sostanziale allentamento.

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