Morgan Stanley, metà del debito italiano è in mani straniere

Gli investitori stranieri detengono il 44% dei titoli di Stato italiani, 694 miliardi in tutto, di cui probabilmente oltre 95 miliardi in mano agli asiatici, Cina in testa. È quanto emerge da un recente studio sul debito italiano pubblicato da Morgan Stanley, in cui il broker sottolinea come dai dati ufficiali diffusi dalla Banca d’Italia emerga che “circa il 50% del debito italiano è in mano a investitori nazionali, tra banche, altre istituzioni finanziarie, piccoli investitori e la stessa banca centrale, pari a circa 787 miliardi di euro, mentre i restanti 790 miliardi sono nelle mani di investitori stranieri”.

Percentuale questa che sale al 56% se si includono i fondi di origine italiana gestiti all’estero. “Un livello abbastanza alto rispetto agli altri mercati dei titoli europei”, rileva la banca americana, che valuta dunque al 44% la percentuale restante in mano investitori stranieri. Andando nel dettaglio, secondo i grafici di Morgan Stanley che si avvalgono di dati di Bankitalia, ricerche della stessa banca d’affari e dati della Bis, Bankitalia detiene 68 miliardi di euro di titoli di stato (4%); istituzioni monetarie finanziarie internazionali (banche) 231 miliardi (15%); altre istituzioni finanziarie detengono 265 miliardi (17%), di cui le compagnie assicurative 179 miliardi (11,3%) e i fondi di investimento 86 miliardi (5,4%). 

Investitori privati residenti in Italia hanno invece in portafoglio bond pari a 223 miliardi (14%). Allargando l’orizzonte, le banche straniere detengono 194 miliardi (12,3%); fondi italiani gestiti all’estero 97 miliardi (6,1%); gruppi assicurativi e fondi comuni europei, non italiani, hanno 230 miliardi di bond.   Secondo il rapporto dietro la massiccia ondata di vendite di titoli italiani che avrebbero innescato l’attacco speculativo di questa estate ci sarebbero investitori esteri non bancari e non assicurativi che deterrebbero 175 miliardi di debito.

In generale, la banca d’ affari parla di investitori che lavorano su benchmark (parametri di riferimento da seguire, per esempio un rendimento fissato ad una soglia specifica) che potrebbero immettere sul mercato titoli per 25-65 miliardi. Tali vendite, osserva Morgan Stanley, potrebbero però essere compensate dalle banche e assicurazioni italiane che avrebbero ancora ampi margini in portafoglio per assorbire titoli fino a 230 mld di euro.

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