Tagliato il rating italiano

Ci svegliamo questa mattina con un bel regalo da parte dell’agenzia di rating S&P, che ha declassato il rating italiano a causa della fragilità del governo che, effettivamente, dobbiamo essere sinceri, non ci lascia proprio tranquilli. L’indice italiano potrebbe dunque soffrire questo taglio che ha portato il merito di credito italiano da A+ ad A e tentare, in apertura, lo sfondamento della soglia di supporto posta a 14.000 punti. Dopo la forte risalita dai minimi fatti segnare una settimana fa, è stata rotta prepotentemente la trendline rialzista che accompagnava il movimento ascendente, e ieri abbiamo trovato proprio in 14.000 il livello più importante e che sarà molto probabilmente attaccato dal mercato. In caso di rottura, il livello più probabile di arrivo è da ritrovarsi in 13.750, ma vista l’alta volatilità che ultimamente sta caratterizzando l’indice italiano e non solo, potrebbe essere che il movimento tenti di intensificarsi andando ad aprire porte verso obiettivi più ambiziosi intorno a 13.500.

C’è anche da dire che la decisione dell’agenzia di rating non ci coglie proprio di sorpresa, per cui il mercato dopo la reazione iniziale, potrebbe anche tentare di fermarsi sopra il primo obiettivo indicato, livello al quale è possibile per gli orsi prendere i primi profitti. Gli occhi del mercato saranno però puntati al meeting della Federal Reserve che vedrà il FOMC incontrarsi durante la giornata di oggi e di domani (meeting di durata straordinaria, tipicamente infatti è un giorno), durante il quale verranno discusse eventuali proposte di stimolo all’economia americana.

Ci sono arrivate tante domande per capire se l’intervento coordinato di giovedì scorso delle banche centrali escludesse in qualche maniera un nuovo potenziale QE3 in America; la risposta è no, perché l’intervento per fornire liquidità in dollari al sistema interbancario europeo, al fine di mantenere i tassi interbancari su livelli ragionevoli (ricordiamo che la stessa giornata dell’intervento, giusto per dare un’idea di come stavano cominciando a muoversi i tassi, due grosse banche d’affari europee si sono scambiate più di 500 milioni di dollari a tassi superiori all’1,20%). Eventuali stimoli monetari decisi tra oggi e domani invece, serviranno per cercare di aiutare la ripresa americana, o per lo meno, ad evitare un’altra recessione.

Passiamo ora a dare uno sguardo ai cambi, osservando per primo l’eurodollaro e la correzione che sta compiendo da settimana scorsa.
La tendenza di fondo, osservando un grafico con candele a 4 ore, continua a rimanere euro-negativa: dagli ultimi giorni di agosto (1.4550), infatti, è partita una correzione che grazie alla conferma dei giorni passati continua ad avere una grande importanza. La trendline negativa transita a 1.3775, per le prossime ore, dandoci così un interessante livello di resistenza dinamica. Per quanto riguarda il supporto, troviamo che il più affidabile sia posizionato a 1.3590, livello dove abbiamo visto una nutrita serie di minimi fra martedì di settimana scorsa e questa notte.

L’idea di fondo del cambio UsdJpy non è variata molto nelle ultime settimane. Non potrebbe essere altrimenti dato che ci troviamo nei pressi di 77 da parecchio. Ancora una volta confermiamo il nostro pensiero di un cambio ancora sotto pressione, nonostante il crescente sbilancio di posizionamenti lunghi di dollari. 75.90 non è poi così lontano (mancano infatti meno di 60 pips) e le speranze di un “interessamento” da parte della BoJ all’eccessivo movimento di rivalutazione dello yen non dovrebbero essere mal riposte, anche se un eccesso temporaneo del mercato oltre il precedente minimo non lo escluderemmo.

Anche il cambio EurJpy insiste nel mostrare una tendenza negativa di fondo. Uno solo sembra essere il livello di attenzione per misurare la propensione della discesa del cambio da qui in avanti: il supporto chiave di 103.90. Oltre questo supporto evidenziato, grazie al minimo precedente di settimana scorsa, troviamo infatti un incredibile spazio che potrebbe condurre sino al successivo 100.

Il cable, a causa di un’ulteriore accelerazione ribassista, ha potuto giungere sino al minimo mostrato a gennaio scorso. Questo movimento ha di fatto allontanato la resistenza dinamica che possiamo trovare a 1.60 grazie alla linea di tendenza negativa con origine a 1.66 (massimo di agosto): questo livello è ulteriormente confermato dal transito della media più veloce, da noi utilizzata (21 exp), all’interno di un grafico con candele a 4 ore.

È molto interessante la tendenza che possiamo osservare sul cambio UsdChf. Un grafico orario mostra in questo caso una decisa salita, da una settimana questa parte, supportata da una precisa trendline che trova a 0.8830 il naturale livello di supporto. Questo genere di movimento potrebbe arrestarsi a 0.8925, come già visto di recente.

Il cambio EurChf, dopo qualche eccesso di volatilità i giorni passati, continua comunque a rimanere scambiato fra 1.2030 e 1.21. Conosciamo oramai tutti le ragioni in base alle quali ogni avvicinamento verso la parte bassa di questo range individuato dovrebbe essere seguito da un tentativo di acquisto.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!

Tag: