Nextam vuole crescere ancora

Dieci anni trascorsi senza perdere quella caratteristica di “bestia strana” del panorama finanziario italiano: Nextam, sgr indipendente da ogni gruppo bancario o assicurativo con ancora molta voglia di crescere (sia in maniera organica ma anche tramite acquisizioni), rappresenta ancora oggi se non un’eccezione unica di certo non la regola in un comparto, quello del risparmio gestito e della consulenza, che in questi anni si è andato restringendo e impoverendo. Questa l’opinione di Carlo Gentili, amministratore delegato e cofondatore assieme a Nicola Ricolfi e Alessandro Michahelles della società dopo un passato “in comune con gli altri due cofondatori” presso Euromobiliare.

In dieci anni dalla nascita di Nextam Partners sgr, lo scenario del settore del risparmio gestito in Italia è profondamente mutato. Quale è stato l’impatto di tali cambiamenti sia per quanto attiene alle attività di asset management sia nell’ambito delle reti distributive di prodotti e servizi finanziari?

Negli ultimi dieci anni, il settore si è indubbiamente ristretto e impoverito coi grandi gruppi finanziari italiani che hanno di fatto abdicato a favore degli intermediari esteri, non sempre per ragioni economiche condivisibili o con un buon ritorno. La sensazione è che il sistema bancario italiano abbia rinunciato a scommettere sul settore del risparmio gestito, senza peraltro che questo abbia diminuito il conflitto d’interesse potenziale, visto che anche i prodotti esteri vengono distribuiti attraverso gli stessi canali che fanno riferimento alle grandi banche e assicurazioni italiane.

Persa la partita sull’asset management, pensa che la consulenza finanziaria indipendente (“fee only”) possa affermarsi anche in Italia e consentire di arricchire e innovare l’offerta di servizi finanziari da parte degli intermediari italiani?

Nextam Partners scommette molto sullo sviluppo dell’attività di consulenza “fee only” anche in Italia, però il quadro normativo per il momento non aiuta, anche perché tra molte incertezze l’orientamento attuale sembra destinato ad abbinare l’erogazione di questi servizi ai conti amministrati. Favorendo di fatto grandi strutture che possono “regalare” la consulenza venendo di fatto remunerate per l’attività di collocamento. Le faccio un esempio concreto: se come consulente indipendente le consigliassi di inserire, nel suo portafoglio, il prodotto di un famoso gestore estero, dovrei farmi pagare da lei una commissione non potendo percepire nulla dal gestore medesimo. Mentre se lo stesso fondo glielo inserissi io nella sua linea di gestione patrimoniale, potrei farmi retrocedere fino al 50% delle commissioni dall’intermediario in questione. Naturalmente come consulente dovrei avere la possibilità di farle sottoscrivere il fondo nella classe riservata agli istituzionali e non nella classe retail (più onerosa), così da ridurre il suo costo e giustificare parte del mio compenso.

Fino a che il quadro legislativo non sarà più chiaro e sperabilmente più favorevole ai consulenti e ai gestori indipendenti, non c’è il rischio che anche in questo caso siano gli intermediari esteri a trarre il maggior vantaggio?

Sicuramente, a meno che non cambi la mentalità dei grandi intermediari italiani e delle autorità. Tuttavia questo non significa che la battaglia sia persa prima di essere combattuta. Nextam, ad esempio, intende crescere ancora e forte dell’appoggio dei nostri azionisti ci stiamo guardando intorno alla ricerca di potenziali “prede”, siano esse family office, reti distributive, sim o sgr, non necessariamente solo di nicchia. In più intendiamo siglare nuove partnership con gestori e family office specializzati in singoli mercati, asset class o stili di gestione, così da rafforzare sia la nostra sicav lussemburghese “storica”ma anche in vista del lancio di una nuova sicav (che dovrebbe chiamarsi “Mantex”, anagramma di Nextam, ndr) i cui comparti verrebbero ritagliati sulla base dell’expertise e delle necessità dei singoli gestori o family office. Anche in vista di questa ulteriore espansione intendiamo portare avanti un piano di reclutamento di private banker e promotori finanziari piuttosto importante e non escludiamo, se opportuno, di poterci trasformare noi stessi in banca.

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