I rumor aiutano il rischio

Giornata positiva per il rischio quella di ieri, con le borse di tutto il continente in ripresa e con oro, petrolio e argento che le hanno seguite, portandosi rispettivamente al test di 1.650,00, di 31,70 e di 82,00. In un contesto del genere il dollaro ha perso un po’ di terreno e questo ci conferma la relazione tra salita delle attività di rischio e discesa del biglietto verde, in quanto i flussi di capitali arrivati sul green back sono flussi che ricercano un safe heaven in momenti di crisi, il mondo non se la sente ancora di cominciare a comprare strutturalmente dollari.

Il problema è che anche sulla moneta unica europea gravano diversi tipi di incertezza, che vanno da un possibile default della Grecia con pericolo di effetto contagio per gli altri Paesi all’esistenza stessa dell’Unione monetaria, così com’è allo stato attuale. Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di comprendere i motivi alla base dei movimenti visti ieri.

Già, perché che l’EurUsd non abbia rotto i supporti sotto l’1.3400 ci poteva anche stare, era mattina presto , c’era tempo, ma quando abbiamo visto le borse europee aprire a ribasso ed in quattro e quattr’otto portarsi in territorio positivo, bhe, diciamo che non era proprio lo scenario che ci aspettavamo di trovarci sotto gli occhi. Il motivo per cui affermiamo ciò risiede nel fatto che dal meeting del G20 non sono arrivate indicazioni concrete sulle modalità di attuazione di un eventuale piano da 3.000 miliardi di euro per salvare l’economia e la finanza europee, ma queste mancanze sono state perfettamente sostituite da alcuni rumor che hanno cominciato ad inseguirsi sui mercati.

Questi rumor riguardano le possibili modalità di attuazione di questo piano: si parte dall’ipotesi che i soldi vengano messi a disposizione dal G20, previo consenso di Francia e Germania. Questo sarebbe un piano che ci prepara ad affrontare un fallimento della Grecia, che se entro metà ottobre non riceverà i nuovi aiuti dall’Unione Europea dovrà dichiarare default su alcuni titoli e che prevede al contempo il bailout di alcune banche europee esposte verso la Grecia, banche francesi in testa. Parte dei fondi verrebbe destinata anche al programma di acquisto di titoli di stato italiani e spagnoli, mentre un nuovo piano di bailout della Grecia potrebbe essere messo sul tavolo da FMI e EFSF

.

La seconda opzione riguarda la creazione di uno SPV (special purpose vehicle), nient’altro che una scatola costruita al fine di occuparsi di una situazione particolare, che verrà utilizzato per creare una Banca Europea per gli Investimenti (posseduta in maniera collettiva dagli Stati Membri). Lo SPV andrebbe ad emettere bond agli investitori ed utilizzerebbe i proventi di queste collocazioni per acquistare il debito delle nazioni europee in difficoltà. Il numero di dettagli circolanti circa quest’ultima ipotesi è stato davvero alto e questo ci fa pensare che essa potrebbe in effetti rappresentare una soluzione (o parte della soluzione, come ci auspichiamo).

La combinazione di entrambe le ipotesi potrebbe effettivamente funzionare e dare una mano nel breve periodo, ed una decisione del genere potrebbe convincere gli investitori che a quel punto, potrebbero andare ad acquistare euro. Se un discorso del genere fosse messo in piedi realmente, si darebbe in maniera implicita anche maggior libertà di azione alla Federal Reserve che potrebbe, entro la fine dell’anno, rilasciare degli aiuti in termini monetari per ridare slancio all’economia a stelle e strisce. Voci di ulteriore QE anche dall’Inghilterra che avrebbero dovuto indebolire la sterlina, ma che invece non ce l’hanno fatta, surclassate dal palco principale dedicato all’euro.

Passiamo ad osservare i grafici, incominciando dall’eurodollaro, che ha beneficiato della ripresa dei mercati di ieri.
Preso atto del momento di euforia, è necessario continuare a rimanere lucidi ed osservare i fatti, tramite un grafico con candele a 4 ore per esempio. Così facendo ci accorgeremmo di come la tendenza, da fine agosto, sia assolutamente rimasta immutata (ovviamente a ribasso) e di come solamente un ritorno al di sopra di 1.3590 possa aprire la strada ad una ripresa.

Ma come mai questo livello così preciso? Sono due in realtà le motivazioni che ci spingono a valutarlo: la prima è data dal transito, per le prossime ore, della linea di tendenza negativa di cui parlavamo all’inizio, mentre la seconda è data dall’avvicinamento delle ultime ore del livello di supporto statico, poi rotto con gran forza mercoledì della passata settimana. Intorno a 1.34 transita invece il livello di breakout a ribasso per continuare questa forte discesa con obiettivi prossimi a 1.30.

Non possiamo che ripeterci, per l’ennesima volta, parlando dell’evoluzione del cambio UsdJpy. In realtà si tratta ben poco di evoluzione, quanto più di assenza di movimento, dato che da giorni ci troviamo, quotidianamente, a fare i conti con lo spettro di una rottura del minimo storico precedente (75.90). Sino a che 76 non si sarà allontanato a rialzo, pensiamo al di sopra di 77, ogni momento potrebbe essere quello giusto. Data l’immobilità del cambio appena osservato non possiamo che trovare un EurJpy che rappresenti la fotocopia esatta dei movimenti di EurUsd. In questo caso i due maggiori livelli al quale si dovrebbe guardare con la massima attenzione, per aspettarsi una ripresa od una continuazione del trend negativo sono, nell’ordine 103.90 e 102.

Il cable, seguendo la ripresa di tutte le altre valute contro il dollaro, si allontana dall’area di supporto chiave posizionato a 1.5330. Sono due i livelli che dovremmo guardare per ricercare una vera svolta: 1.5635 come prima resistenza data da un minimo precedente registrato durante la discesa e 1.5780, livello dove troviamo la coincidenza di tre fattori sul lungo periodo. Il transito della trendline discendete, unita al transito della media mobile esponenziale di lungo su grafico a 4 ore, oltre che essere il livello di transito del primo dei livelli di supporto di Fibonacci se osserviamo un grafico daily.

La situazione grafica del franco è andata raffreddandosi negli ultimi giorni.
Sul cambio UsdChf continuiamo a considerare 0.8930 come maggiore livello di supporto, nonché livello di svolta per una possibile inversione ribassista da osservare sulla scia di un eventuale ripresa ulteriore dei mercati. Sino a che questo non avverrà il livello obiettivo del cambio continua a rimanere 0.9330. Il recupero delle valute ad alto rendimento ha potuto portare solamente ad un parziale ritracciamento di quanto visto sino a due giorni fa.  Affinché lo scenario si faccia più interessante il cambio AudUsd dovrebbe oltrepassare 0.9920 mentre il correlato NzdUsd 0.7975.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!