Pesantezza di Euro

Non è arrivato nulla di nuovo sui mercati, che stanno continuando a muoversi in base alle notizie ed al sentiment che si è creato sulla moneta unica europea, che sta soffrendo ancora e ieri ha esteso le perdite nei confronti del dollaro americano, riportandosi a livelli che non si vedevano dalla seconda settimana di gennaio ed andando dunque a cancellare tutti i guadagni messi a segno durante il 2011. Ora tutto il mercato si interroga circa la possibilità che la quotazione possa scendere ulteriormente. La risposta è affermativa a nostro parere e mostra i primi obiettivi, come vedremo tra poco più nello specifico, in area 1.3000.

Questo risulta essere possibile in quanto stiamo realizzando che il sentiment è cambiato rispetto al paio di giornate che hanno seguito l’annuncio di un possibile aumento dell’EFSF e il disaccordo tra i vari ministri finanziari europei circa l’entità della manovra e la modalità di attuazione, non fanno che peggiorare la situazione e rendere possibili ulteriori estensioni. C’è chi comincia a tirare in causa la BCE per chiedere aiuti ad hoc per salvare la Grecia e vedremo se dal meeting di giovedìì verrà pronunciata qualche parola a riguardo.

Qualche analista, aprendo  una breve parentesi, comincia a dare per concreta la possibilità che vengano tagliati i tassi di 25 punti base e ad essere sinceri, anche se non crediamo che questo accada, lo speriamo vivamente, anzi, proporremmo un taglio di 50 punti se ne avessimo la possibilità. La BCE non farà mai una cosa del genere, perché come sappiamo l’obiettivo primario è quello di contenere l’inflazione, ma con tassi così alti il denaro viene ritirato dalla circolazione non grazie ad investimenti effettuati dai risparmiatori che fermano liquidità a causa dei tassi di rendimento più elevati, ma a causa delle spese vive che vanno a colpire i milioni di persone che nei paesi periferici dell’area euro hanno stipulato mutui a tassi variabili (molto più diffusi di quelli a tasso fisso) e che incidono in maniera pesante sui consumi.

Chiudiamo la parentesi e segnamoci in agenda l’intervento di Bernanke che si terrà oggi pomeriggio alle 16, dove vedremo se ci si sbilancerà un po’ di più circa i possibili nuovi aiuti monetari per l’economia americana. Il dollaro ha rispolverato, pur trovandosi a livelli bassi un po’ contro tutto, lo status di valuta di riferimento e l’eventuale ulteriore avversione al rischio potrebbe far sì che questo processo di fly to quality si intensifichi, staremo a vedere giorno per giorno.

Passiamo all’analisi tecnica osservando, in primo luogo, la continuazione a ribasso della tendenza mostrata dall’eurodollaro. La rottura del minimo precedente, venerdì in chiusura di settimana, ha permesso una rinnovata pressione ribassista che trova il prossimo livello obiettivo su quella che è l’ultima delle percentuali di ritracciamento suggerite da Fibonacci per il lungo periodo: pensiamo, per la precisione, al 61.8% del movimento a rialzo compreso fra 1.1875 e 1.4945, esattamente 1.3050. Il livello in grado, invece, di far ritornare le speranze per un euro in salita si trova a 1.3370: questo non solo è il punto esatto di minimo rotto i giorni passati ma è anche il punto di transito della media di breve su un grafico con candele a 4 ore.

La situazione tecnica del cambio UsdJpy non accenna a variare. Troviamo grande aiuto per il nostro trading grazie alla tendenza positiva degli ultimi giorni di scambi che continua a suggerire 76.50 come livello di supporto. Assomigliando perfettamente ad una flag (o bandiera in italiano) possiamo aspettarci un eventuale raggiungimento del minimo storico a 75.90, in seguito ad una sua rottura. Il mercato è ancora pesantemente sbilanciato a favore di dollari e questo continua a indicarci di utilizzare la massima cautela possibile nel fare ingressi di lungo periodo a favore di una ripresa del cambio. Conoscendo il forte legame con l’eurodollaro certamente non stupisce aver visto una rinnovata pressione ribassista anche sul cambio EurJpy. Come abbiamo già avuto modo di osservare, non sono presenti ulteriori livelli di supporto sino a 100, livello che trae origine da giugno 2001.

Dollaro in ripresa anche nei confronti della sterlina, che non ha saputo rompere la precisa trendline ribassista di lungo, pur avendola perfettamente confermata in due occasioni la settimana passata. La rinnovata propensione ribassista sembra poter condurre il cambio verso 1.5330, il maggior livello statico di supporto degli ultimi 14 mesi. Ovviamente non fa eccezione il dollaro contro il franco svizzero che ha ripreso il proprio cammino verso quello che è sembrato anche nelle settimane passate il più interessante livello di resistenza, ovvero 0.9330. Abbiamo avuto numerose conferme di quanto invece 0.8925 sia da considerare come livello di svolta ribassista (seppur lontano ai livelli attuali).

Il cambio EurChf è rientrato all’interno di un canale laterale e sino ad una fuoriuscita da 1.2170 o 1.2125 l’idea è di continuare a sfruttarlo. Concludiamo con una vista delle commodity currency per eccellenza, Aud e Nzd. Il calo del cambio AudUsd si è fatto più evidente una volta rotto il precedente minimo di 0.9620. Il calo che in un mese ha lasciato sul terreno 13 figure potrebbe non concludersi qua e avere un ultimo obiettivo poco al di sopra di 0.92, dove su un grafico giornaliero troviamo un massimo precedente e dove transita l’ultimo livello suggerito da Fibonacci. Molto simile il movimento a ribasso di NzdUsd, anche se in questo caso l’ultimo supporto di lungo  (0.7765) non ha retto all’impatto e si è aperta così la strada per ritornare a quel minimo di marzo scorso a 0.71.

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