Borse Usa in ripresa

La grande notizia che ci arriva dalla giornata di ieri riguarda le borse americane, che dopo aver toccato dei livelli di minimo davvero importanti, hanno rimbalzato chiudendo in territorio positivo e dando una buona prova di forza, a differenza di quanto successo in Asia ed in Europa. Se diamo uno sguardo ai grafici degli indici americani, vediamo come 10.500 sia da considerare come livello di supporto per il Dow Jones, 2.000 per il Nasdaq e 1.075 per lo S&P, livelli che se rotti aprirebbero la strada verso i minimi del 2010, ma che per ora sembrano poter tenere.

Questo buon risultato è stato ottenuto grazie ai rumor secondo i quali i ministri finanziari europei stanno lavorando per ricapitalizzare il sistema bancario europeo e dopo che Bernanke, nel suo discorso al Campidoglio, ha ribadito che la Federal Reserve farà tutto ciò che si ritiene necessario per poter far fronte a questo pericolo di recessione, nel caso in  cui ce ne fosse effettivamente bisogno. Secondo il governatore della banca centrale, è a causa di una miscela di fattori temporanei che la ripresa è compromessa, ma al contempo non si vedono rischi di una recessione.

Il mercato del lavoro continuerà a far fatica a ripartire, anche a causa dei tagli effettuati dal governo, che è stato chiamato in causa dal numero uno della Fed, il quale ha richiesto maggior cooperazione politica di fronte a qualcosa che con la politica non si può governare. Il dollaro in tutto questo sta facendo la parte della valuta di riferimento e a dire il vero siamo contenti di vedere che il mercato, ora che non esistono certezze su nessun fronte, si affidi al biglietto verde, memore della storia e del fatto che esso rappresente, a livello pratico, l’unica “unione monetaria” che ha funzionato nel tempo.

Nel Vecchio Continente invece, ci arrivano cattive notizie da Moodys, che ha declassato il rating dell’Italia da Aa2 ad A2, decisione attesa da molti analisti  e anche dal presidente del consiglio, il quale ha dichiarato che lo scorso 17 settembre la stessa agenzia aveva fatto sapere che entro un mese avrebbe terminato la revisione dello stato dell’arte delle finanze del Bel Paese. Come se non bastasse, l’outlook è negativo e tutto ciò non promette nulla di buono.

Passiamo ad osservare ora un po’ di grafici, iniziando dall’eurodollaro che ieri ci ha fornito un’ennesima conferma di quanto la ricerca della semplicità paghi. Facciamo, infatti, riferimento al test di ieri in serata del livello atteso come resistenza utile per il cambio, 1.3370: questo livello sino a qualche ora prima (con la conferma della settimana scorsa) si era rivelato un interessante supporto ed una volta avvenuta la rottura è stato molto utile come resistenza per individuare un’inversione. Ora le prossime ore si trovano davanti una tendenza stabilmente negativa con un punto di inversione a 1.3370, appunto, ed un obiettivo ribassista per il momento lontano posizionato a 1.3150 prima e 1.3050 successivamente.

È ancora molto evidente la lateralità che sta vivendo il cambio UsdJpy. Osservando il grafico con candele a 4 ore possiamo continuamente seguire l’evoluzione di quella bandiera che ci tiene compagnia da giorni: ancora una volta troviamo molto interessante il livello di resistenza dinamica al di sopra di 77 (77.30 per le prossime ore) così come il supporto dinamico a 76.60. Data la natura della figura dovrebbe essere da preferire una rottura verso il basso di questa figura che dura davvero da parecchio. Se fosse verso il basso i 70 pips esatti di obiettivo ci riportano al minimo storico di 75.90 con tutto ciò che questo comporterebbe. Dal cambio EurJpy sono giunti dei livelli meno precisi. Per l’immediato infatti consideriamo la trendline ribassista che transita a 103.20 per le prossime ore. Ferma restando questa evidente tendenza a ribasso non possiamo che continuamente pensare a 100 come obiettivo finale.

Ancora una volta, ieri, il cable ha stupito per la precisione mostrata. Per la seconda volta, a distanza di una decina di giorni, infatti abbiamo osservato i prezzi appoggiarsi al più importante livello di supporto degli ultimi 14 mesi, area 1.5330, e rimbalzare di parecchi punti. Una grande precisione che potrebbe anche porre le basi di un’inversione di lungo periodo di quella che, sino ad ora, è palesemente una tendenza ribassista che trova in 1.5550 la resistenza dinamica e in 1.52 figura il supporto finale. Il cambio UsdChf prosegue il proprio percorso verso 0.9330, interrotto per la verità ieri da un massimo a 0.9260. Oltre al supporto di 0.8925, ora lontano, troviamo un livello più nel breve suggerito a 0.9150 da diversi fattori. Coincide infatti con il minimo visto ieri, con il massimo di settimana scorsa e si trova dove transita la media di breve su grafico con candele a 4 ore.La profonda salita dell’eurofranco di ieri, ha portato ad un aumento di 100 pips in poche ore. La novità di questo movimento è stata seguita da una mancata lateralizzazione dei prezzi, come invece era stato mostrato successivamente ai precedenti strappi. 1.2290 rappresenta il primo livello di resistenza a cui guardare.

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