Bce: tassi all’1,50% e misure monetarie addizionali?

Signore e signori, oggi assisteremo all’ultima conferenza stampa presieduta da Jean Claude Trichet, che dopo 8 anni di servizio come presidente della Banca Centrale Europea, lascerà le redini dell’istituto a Mario Draghi il prossimo novembre. Quale occasione migliore per uscire dalla scena in maniera trionfante? Tutti sappiamo che le aspettative degli analisti, per la prima volta da alcuni anni a questa parte, sono miste e non c’è unanimità su cosa verrà deciso dal board della Bce.

Da un sondaggio di Bloomberg effettuato tra 52 economisti, 42 si attendono i tassi fermi all’1,50 (e qui ci inseriamo anche noi, anche se siamo dei forti sostenitori degli ultimi economisti elencati), 4 si aspettano un taglio di 25 punti base, mentre 6 economisti appartenenti alle maggiori banche internazionali, si aspettano un taglio di 50 punti. Aspettative fortemente sbilanciate verso un nulla di fatto dunque, ma con alcuni operatori che si aspettano qualcosa di diverso.

Tutto ciò è interpretabile come alta volatilità che vivremo questo pomeriggio a ridosso della decisione (ore 13.45) e della conferenza stampa (ore 14.30). Un altro fattore che sarà determinanate analizzare riguarda la possibilità che vengano messi in campo degli stimoli monetari per aiutare le banche e l’economia, quali per esempio la reintroduzione della facility per elargire finanziamenti alle banche europee, il che fornirebbe liquidità per un buon periodo di tempo al sistema bancario, la reintroduzione di un programma di acquisto di covered bonds, che ripulirebbe i bilanci di alcune banche liberando liquidità per l’elargizione del credito alle imprese ed al consumo, oppure l’abbassamento del tasso sui depositi overnight, il che farebbe aumentare i prestiti overnight effettuati nel sistema interbancario, evitando di vedere i fondi in eccesso depositati presso la Bce.

Ci sono una serie di possibili combinazioni di mosse; quella più probabile è che i tassi rimarranno fermi all’1,50%, verranno comunicate delle misure monetarie e non verrà fatto riferimento a quello che Draghi farà nel prossimo novembre, in quanto sappiamo quanto non piaccia alla Bce impegnarsi prima del dovuto. In uno scenario del genere, l’euro potrebbe tornare a salire sul dollaro, mentre se si farà in qualche modo riferimento a possibili tagli a novembre, questa salita potrebbe essere meno significativa.

C’è da notare che purtroppo l’inflazione nel mese di settembre è salita dal 2,5% al 3%, lasciando veramente poco spazio d’azione alla banca centrale che più di ogni altra è attenta soltanto alla stabilità dei prezzi, il che conferma l’idea della necessità di mantenere i tassi fermi e di agire tramite programmi di stimolo paralleli. Anche la Banca Centrale Di Inghilterra si riunirà oggi, ma ci si aspetta un nulla di fatto e, dato che le minute saranno pubblicate tra due settimane, anche le reazioni sul mercato dovrebbero essere nulle.

Osserviamo ora l’eurodollaro, con l’ausilio di un grafico con candele a 4 ore, per notare con quale precisione il livello indicato negli ultimi giorni sia ancora particolarmente seguito dal mercato. Stiamo parlando di 1.3370, livello più seguito dall’andamento del cambio nell’ultima settimana. Da questa interessante area sembra poter dipendere la sorte della moneta unica, in grado di potersi apprezzare di almeno due figure abbondanti semmai questo fosse rotto. Se questo dovesse avvenire i prezzi potrebbero giungere così al test della media mobile esponenziale a 100 periodi che dista circa 200 pip dalla resistenza. Tanta positività sul cambio dovrebbe necessariamente essere accompagnata da qualcosa di positivo per il mercato… magari un bel taglio dei tassi!

Sembra incredibile ma il cambio Usd/Jpy non è cambiato per nulla negli ultimi giorni. Il sempre maggiore restringimento del range, coperto nella giornata, porta a pensare che vedremo qualcosa molto presto. La bandiera (flag) che stiamo osservando da più di una settimana è sempre più confermata dai continui test del livello di supporto dinamico a 76.70. Il nostro pensiero continua ad essere indirizzato verso una rottura ribassista che confermerebbe la figura e troverebbe obiettivo finale a 75.90.

La conseguenza dei due cambi appena osservati è quella di avere un cambio EurJpy stabile rispetto a ieri mattina. L’attesa per oggi è grande anche su questo cambio che trova un naturale livello di resistenza a 103.20 (sempre indicato dalla linea di tendenza negativa che ha origine da fine agosto). Osserviamo ora il cable per notare come manchino solamente poco più di 70 pips al livello di maggior interesse come supporto negli ultimi mesi: 1.5330 potrebbe essere, nuovamente, messo alla prova e questa volta l’esito potrebbe essere incerto. Stiamo infatti parlando dell’ipotetico terzo tentativo di superare questo forte supporto a distanza di tre settimane.

Probabilmente in giornata potremo vedere un obiettivo interessante anche sul cambio UsdChf dato che i prezzi si stanno mantenendo particolarmente vicini al massimo di due giorni fa a 0.9260. Ricordiamo che a nostro modo di vedere 0.9330 potrebbe essere un interessante punto di arrivo così come il livello di supporto a questa idea si trova a 0.9150. Data la lontananza dimentichiamoci per un attimo, infatti, di 0.8925.

Successivamente allo strappo rialzista di ieri dal cambio EurChf siamo potuti giungere alla resistenza più interessante su grafico giornaliero, 1.2340. Questo è infatti il massimo del cambio dall’ultimo giorno di maggio toccato alcune volte. Molto vicino a questo livello poi transita la linea di tendenza negativa che insiste da 1.51 (dicembre 2009). È innegabile come quest’area possa rappresentare qualcosa di più di un semplice livello di resistenza giornaliero, ma essere invece il punto di svolta rialzista dopo un trend durato 21 mesi.

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