E il fisco fa tutti contenti

Incredibile. Una volta tanto l’Italia si allinea all’Europa che non ha proposito vessatori nei confronti del nostro paese ma anzi fa tutti contenti. I fondi d’investimento italiani avranno un sistema di tassazione che si allinea a quelli degli altri prodotti europei. Sorte analoga toccherà a possessori di azioni e tioli di stato. Il meccanismo è semplice e finalmente logico: si paga su quello che si è guadagnato una volta che si è usciti dall’investimento. Si pagherà tutti uguali, il 12,5%. Si comincia il primo luglio. La decisione né contenuta nel decreto Milleproroghe del 2011 in procinto di entrare in vigore dopo tutti i placet parlamentari del caso. Finora i possessori di fondi d’investimento italiani erano sottoposti a un complicato meccanismo di accantonamento quotidiano che ha fatto drizzare i capelli a gestori e clienti e generando un credito d’imposta alto come una montagna: 4 miliardi di euro.

Un ulteriore trappola lungo il cammino dell’industria del risparmio gestito. Ma da luglio cambia tutto, anzi si farà all’europea come già fanno i possessori di sicav irlandesi e lussemburghesi. Si paga su quello che si guadagna. Esempio: se ho comprato un fondo per cento euro e decido di disinvestire con il fondo a una quota di 110, pagherò il 12,50% sul 10 di guadagno. Stop. Cambierà persino il modo di leggere le tabelle o internet: infatti, mentre oggi quando si guardano le performance quotidiane dei fondi sulle pagine economiche dei giornali, le cifre che si leggono sono al netto delle tasse, mentre dal primo luglio le quote saranno lorde. Infine le tasse che si pagheranno andranno a scalare dal monte del credito d’imposta fin qui accumulato che renderà il meccanismo di tassazione neutro nei confronti delle società di gestione e le aiuterà a smaltire il pregresso accumulato.

Per arrivare a una situazione ottimale ci vorrà del tempo, che si accorcerà se il mercato si riprenderà e comincerà a crescere con più forza. Una decisione fiscale che ha fatto tutti contenti. Un’opinione per tutte, quella del presidente dell’Associazione italiana del private equity e del venture capital (Aifi), Giampio Bracchi, ha detto che il nuovo regime, livellando le regole del gioco sul piano fiscale, “potrà rafforzare la competitività e la trasparenza del private equity in Italia, incentivando gli investitori internazionali ad investire nei fondi italiani”con risvolti positivi per le Pmi oggetto degli investimenti, mentre “il regime fiscale in vigore ha creato uno svantaggio competitivo notevole rispetto ai fondi di diritto estero e ha generato problemi all’operatività pratica, in quanto non consente ai gestori di applicare i metodi di valutazione delle partecipazioni allineati a quelli previsti dalla prassi internazionale”.

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