Giro d’Italia delle reti. Non è ancora tempo per crescere

Secondo quanto scrive la Banca d’Italia nelle sue pubblicazioni relative all’andamento delle economie regionali italiane, nel 2010 è proseguita anche in Friuli Venezia Giulia la ripresa avviatasi nella seconda parte del 2009, ma i livelli di attività e della domanda rivolta al sistema produttivo regionale, come in altre regioni italiane, mostrano un recupero solo parziale rispetto ai livelli antecedenti la crisi. Anzi: “la crescita a valori correnti delle esportazioni si è limitata a due terzi di quella riportata dal complesso del Paese e dal Nord Est” spiegano gli esperti di Via Nazionale che segnalano come tra i principali comparti della regione siano state “le aziende a elevato contenuto tecnologico a conseguire i migliori risultati sui mercati esteri”.

Se la produzione industriale ha seguito l’andamento della domanda, appare risentire ancora dell’incertezza sui tempi e sull’intensità della ripresa mentre nel terziario il settore commerciale ha risentito della riduzione della spesa delle famiglie in beni durevoli e le presenze turistiche sono diminuite. Nel 2010 il numero di occupati, comprensivo di quelli in Cassa integrazione guadagni (Cig) è rimasto stabile, dopo essere calato nel 2009, ma si è notato un “significativo aumento” degli interventi autorizzati di Cig ed il tasso di disoccupazione è salito dal 5,3% al 5,7% a fronte di un incremento delle persone in cerca di lavoro. In regione si assume meno di un tempo: secondo stime Bankitalia, infatti, tra il 2006 e il 2010 il calo occupazionale “è stato il frutto della diminuzione dei flussi in ingresso, a fronte della sostanziale invarianza di quelli in uscita”. Sul fronte dei finanziamenti e del risparmio, nel 2010 i prestiti alle imprese con sede in regione hanno ripreso a crescere, grazie al leggero recupero della domanda di credito: tuttavia, malgrado il moderato miglioramento dei flussi di autofinanziamento e una ridotta attività di accumulazione di capitale, il fabbisogno finanziario delle imprese è aumentato.

A questo si sono aggiunte operazioni di ristrutturazione del debito, mentre dal lato dell’offerta l’irrigidimento delle condizioni praticate dalle banche è proseguito, anche se con un’intensità “decisamente inferiore a quella rilevata nel 2009”, in particolare attraverso una maggiore richiesta di garanzie e uno spread più elevato per la clientela ad alto rischio. I prestiti alle famiglie consumatrici hanno invece registrato per gran parte del 2010 un ritmo di crescita attorno al 5%, grazie in particolare all’incremento dei mutui per acquisto di abitazioni, mentre il credito al consumo ha ristagnato, dato l’atteggiamento prudente nei comportamenti di spesa delle famiglie e l’evoluzione del reddito disponibile che si sono riflessi anche in “un intensificato ricorso allo scoperto di conto corrente per ovviare a temporanee carenze di disponibilità”.

Quanto alla qualità del credito, Bankitalia fa un distinguo importante: mentre gli ingressi in sofferenza dei crediti concessi alle imprese sono rimasti superiori ai valori precedenti la crisi, quelli relativi alle famiglie hanno continuato a registrare livelli storicamente contenuti. Tuttavia nel 2010 l’accumulazione di strumenti liquidi, quali i conti correnti bancari, da parte dei risparmiatori residenti in regione si è arrestata ed anche il portafoglio finanziario a valori correnti detenuto dalle famiglie presso il sistema bancario è rimasto vicino ai livelli di dodici mesi prima. Rispetto al 2009 si è ridotto il peso degli strumenti di capitale, anche per effetto della performance deludente del mercato azionario, a favore delle obbligazioni emesse da banche italiane e delle quote di fondi comuni.

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