Effetto traslazione

Niente di nuovo sotto il sole, i mercati stanno continuando a performare bene sulla scia di un ottimismo idiota che sta pervadendo l’aria. Tutti gli analisti ed operatori stanno scommettendo su una possibile panacea di tutti i mali che potrebbe essere proposta da Merkel e Sarkozy e stanno prezzando le probabilità che questo accada entro la fine del mese di ottobre. Un piano sostenibile che metta la parola fine una volta per tutte alla situazione che stiamo vivendo è quello che tutti si auspicano, ma ci chiediamo quali soluzioni concrete possano essere messe in atto, dato che fino ad ora, le azioni intraprese sono servite come palliativo e non sono state in grado di risolvere definitivamente alcunché.

Sta di fatto che gli operatori, che confermano quello che mesi fa abbiamo definito effetto traslazione, si stanno affidando a notizie di vario tipo (per es. la possibile soluzione ai problemi europei) andando a palesare gli effetti del proprio sentiment sul breve periodo anzichè sul medio-lungo e noi dobbiamo essere bravi a capire su quali argomenti i diversi investitori si vanno a concentrare volta per volta. La cosa che potrebbe portare volatilità sui mercati è la pubblicazione delle minute dell’ultima riunione del 20 settembre della Federal Reserve, che verranno rilasciate alle ore 20 italiane e dalle quali si cercherà di desumere la volontà dell’istituto centrale circa i nuovi piani di stimoli monetari.

Si cercherà innanzitutto di capire in che modo si è discusso di essi, siano essi aiuti non standard oppure un vero e proprio QE3: nel momento in cui dovesse passare il messaggio che si è discusso dell’argomento e che si sta cercando di capire quale sarebbe il metodo migliore di intervento, allora le aspettative degli analisti posizionerebbero il timing dell’intervento sul prossimo mese di novembre, mentre qualora dovessero comunicare che le discussioni sono state accese e contrastanti, ci si muoverà più in là, con effetti pesanti sul dollaro americano.

L’unica cosa certa è che Bernanke ha apertamente ammesso che l’operazione di twist della curva dei tassi (per chi non lo sapesse la Fed ha ristrutturato il proprio bilancio andando a vendere bond a breve ed acquistandone a lungo) non ha avuto grossi impatti sul mercato e tale ammissione ci è suonata un po’ come un contentino che si è voluto dare al mercato che ormai prezzava diversi tipi di intervento, con quello realmente messo in pratica in testa.

Passiamo ad osservare un po’ di grafici cominciando, come spesso accade, con l’eurodollaro. Da questo cambio è giunta un’ottima conferma ieri pomeriggio, dopo che i prezzi sono fuoriusciti dalla figura a flag rispettata sino a quel momento (negandola, dato che gli obiettivi di questa figura di continuazione erano ribassisti) ma raggiungendo però all’obiettivo chiave di 1.3685. In un momento di persistente grande incertezza (pensate allo spostamento della riunione dell’Eurogruppo) l’euro mette a segno un nuovo massimo da due settimane fermandosi su un livello indicato da più riferimenti: ricorderete ieri come, grazie ad un grafico a 4 ore, siamo riusciti ad ipotizzare il livello come interessante resistenza.

Questo è stato suggerito da massimi precedenti (durante il movimento di discesa) e dalla prima delle percentuali di ritracciamento di Fibonacci del movimento in calo compreso fra 1.4550 e 1.3150. Per le prossime ore continua ad essere valido il livello di forte resistenza visto ieri, mentre come supporto possiamo utilizzare il livello di passata resistenza, 1.3535, ora supporto. Ancora una volta dobbiamo ripeterci parlando del cambio UsdJpy. Se possibile, infatti, i prezzi hanno assunto ancora di più un connotato di lateralità, compreso fra 76.50 e 76.90. Nell’ultima settimana infatti i prezzi si sono mossi all’interno di questo ristretto trading range. Il restringimento sempre maggiore dei range compiuti lascia intendere che la miglior strategia da assumere sia quella tipica di breakout, ovvero seguire un movimento di rottura appena questo si manifesterà.

Il cambio EurJpy si è dimostrato, ancora una volta, in tutto e per tutto solidale all’euro. Questo ha rotto il precedente livello di resistenza a 103.80 (indicato dalla media mobile di lungo su grafico con candele a 4 ore), giungendo perfettamente all’obiettivo indicato in area 105. Anche in questo caso, l’area, è stata indicata dai massimi precedenti di fine settembre, perfettamente coincidenti con la prima delle percentuali di Fibonacci utili per individuare una resistenza. Il movimento preso in considerazione in questo caso va da 111.90 di fine agosto sino a 100.75 di inizio ottobre. Il movimento a rialzo del cable si è mostrato molto simile a quanto visto sull’euro. Il percorso di salita compiuto sul finire di settimana scorsa è ancora in svolgimento con un obiettivo primario a 1.5715, mancato per poco più di 20 pips ieri pomeriggio. 

La generale debolezza del dollaro è stata confermata anche contro il franco svizzero. Il cambio in questione è andato a rompere il livello di supporto chiave per il breve a 0.9150, approfondendo di un’altra figura in poco tempo. Questo movimento, oltre ad aver fatto toccare la media di lungo ad un mese di distanza dall’ultimo test (su grafico a 4 ore) avvicina di fatto il più importante supporto che si trova a 0.8925 e che potrebbe fornire più di un’indicazione di lungo periodo. Rimanendo a parlare del franco svizzero, anche ieri abbiamo potuto apprezzare quanto il livello di resistenza dinamica a 1.2430 sia rispettato dal cambio. La linea di tendenza di lungo che infatti ha suggerito questo livello continua a risultare valida suggerendo questo come più interessante livello di svolta nel lungo periodo.

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