Giro d’Italia delle reti. Hypo Alpe Adria Bank, una guida per orientare i risparmiatori

In una regione che, pur benestante come il Friuli Venezia Giulia, presenta poco più di una ventina di sigle (anche meno se si considerano i gruppi finanziari di riferimento) in grado di schierare almeno una decina di uomini è facile notare in classifica nomi che in altre regioni e nella classifica nazionale sono solitamente distanti dalle prime posizioni. È il caso, ad esempio, di Hypo Alpe Adria Bank, controllata italiana del gruppo austriaco Hypo Alpe Adria (salvato dal governo di Vienna nel corso della crisi 2008-2009 e tuttora impegnato in un processo di ristrutturazione che dovrebbe portare anche alla cessione delle attività italiane anche se al momento non sono emersi nomi specifici di potenziali acquirenti), cui fanno parte in regione 29 promotori finanziari del centinaio di professionisti che il gruppo schiera in tutto il Centro-Nord Italia.

Hypo Alpe Adria Bank nel Belpaese dispone inoltre di 28 agenzie bancarie e 36 agenzie di leasing. La presenza in Italia del gruppo austriaco risale all’inizio degli anni Novanta: nel 1989 veniva infatti avviata l’attività di Hyposervice (la società di leasing affiliata) la cui rapida espansione ha portato alla decisione strategica di costituire una rete di succursali bancarie nel Nord Italia (la prima, operativa dal luglio 1995, è stata quella di Vicenza) così da soddisfare la crescente domanda di servizi bancari da parte della clientela. Il primo gennaio 1998 Hyposervice Spa, ottenuta la concessione di banca, diventa Hypo Alpe Adria Bank Italia, proseguendo poi un’espansione che ha portato il gruppo a salire a 28 succursali, l’ultima delle quali inaugurata nel gennaio dello scorso anno a Como (mentre è del giugno scorso l’apertura del più recente negozio finanziario, quello di Piove Ponsacco, in provincia di Padova).

Quanto all’offerta, tra i tanti prodotti e servizi per le imprese Hypo Alpe Adria Bank si contraddistingue per disporre di Vitis, un pacchetto di strumenti finanziari ideati apposta per le aziende vitivinicole comprendente: finanziamenti per l’attività corrente; finanziamenti per le scorte; finanziamento per le attrezzature e il miglioramento aziendale; strumenti a supporto dell’imprenditoria giovanile e per il passaggio generazionale. Per quel che riguarda invece il risparmio gestito, a metà settembre l’istituto ha presentato il suo “Business Dictionary”, una guida di facile lettura pensata per orientare i risparmiatori nel mondo, troppo spesso complesso, della finanza e del risparmio presentata nel corso di una convention che ha visto un relatore davvero d’eccezione, l’economista e saggista americano Edward Luttwak che non ha mancato di tuonare contro la crisi in atto definita “ampiamente prevedibile” e che non è andato tanto per il sottile nell’indicare il problema principale dell’Italia: “il debito pubblico cresce del 4% annuo, mentre il reddito dell’1%. In questa maniera si va verso la bancarotta”. Anche se poi ha provato a fornire una ricetta per uscire da questa situazione: occorre una manovra “finalmente seria” che dunque comprenda una tassa “una tantum”, un bilancio cui sia vietato costituzionalmente la creazione di nuovo debito e taglio degli sprechi istituzionali. Chissà se i presenti in sala saranno stati tutti d’accordo con l’illustre ospite.

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