Threadneedle, ecco la nuova strategia d’investimento

Le prospettive dell’economia mondiale continuano a rappresentare la principale fonte di preoccupazione per gli investitori. E’ questa la constatazione con cui Mark Burgess, Chief Investment Officer di Threadneedle apre il suo commento in sulla situazione attuale dei mercati internazionali. Le previsioni di crescita delle principali economie industrializzate, osservano gli esperti, “sono sempre inferiori alle stime consensuali, a causa degli effetti depressivi della riduzione dell’indebitamento volta a ridurre i livelli ingenti del debito pubblico e privato. L’aggravarsi del quadro della crescita e la debolezza dei mercati azionari non faranno che acuire il problema. Per il prossimo anno abbiamo ridotto le nostre stime sul PIL britannico all’1% appena, in considerazione dell’impatto rilevante dei tagli al settore pubblico e della debolezza del continente europeo, ossia del principale mercato di esportazione del Regno Unito”.

“Sempre per il prossimo anno, abbiamo abbassato anche le nostre aspettative di crescita del Giappone dove, nonostante un solido recupero dopo il sisma, è probabile che Europa, Stati Uniti e paesi in via di sviluppo continueranno a patire il rallentamento della crescita rispetto ai precedenti livelli di attività. Una delle conseguenze di queste stime al ribasso è la nostra previsione attuale di un taglio dei tassi d’interesse della Banca Centrale Europea durante l’anno in corso. Anticipiamo una riduzione dei tassi ufficiali pari all’1% entro la fine dell’anno, alla luce della crescita zoppicante e del venir meno delle pressioni inflazionistiche”.

“Dato il difficile contesto economico, abbiamo spostato i nostri portafogli verso i settori economicamente meno sensibili. Per esempio, abbiamo incrementato l’esposizione a sanità, beni di consumo primari e telecomunicazioni. Inoltre, non abbiamo smesso di prestare un’attenzione particolare alle società migliori di tutti i settori e, in particolare, a quelle caratterizzate da solidi bilanci e flussi di cassa. La nostra posizione prudenziale nel settore bancario si è dimostrata proficua. Riteniamo giusto conservare tale approccio alla luce dei rischi crescenti di tagli al debito sovrano, della necessità di un ulteriore consolidamento dei bilanci e, infine, delle modeste prospettive di crescita a medio termine. Abbiamo adottato una sottoesposizione anche nel settore energetico. Prevediamo una sostanziale tenuta delle quotazioni petrolifere, vista l’offerta limitata e le scarse probabilità di un calo della domanda nonostante il rallentamento economico. Molti colossi petroliferi che dominano il settore dispongono di riserve limitate e faticano sempre più a reperire, a costi crescenti, nuovi approvvigionamenti. All’interno del comparto preferiamo le società di servizi petroliferi e di prospezione e produzione alle grandi major integrate”.

“È proseguita la ritirata dei mercati azionari legata ai timori sull’eurozona e sulla crescita mondiale. La politica di riduzione del cosiddetto “indice di rischio” pare toccare livelli alquanto estremi. Le valutazioni azionarie sono scese a livelli interessanti e, per una serie di parametri, non si discostano molto dai minimi post-Lehman. Crediamo che le quotazioni stiano scontando il peso di previsioni estremamente modeste con effetti sulla redditività aziendale maggiori rispetto alle nostre stime. Riteniamo che le autorità europee stiano lavorando ad un prossimo sostanziale piano di salvataggio. Il suo costo sarebbe nettamente inferiore a quello associato ad un’insolvenza. Il piano potrebbe implicare un default sovrano e la possibile estromissione della Grecia dall’eurozona. Ove ciò accadesse, sarebbe necessario edificare solide mura a difesa del resto della regione e fornire un sostegno alle banche europee. Sfortunatamente, è possibile che emergano ulteriori pressioni prima che le autorità giungano a finalizzare il piano.
Visto l’acuirsi dei rischi abbiamo alleggerito i titoli azionari in fase rialzista; alla luce delle valutazioni manteniamo tuttavia un posizionamento superiore rispetto a quello del benchmark”.

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