Swisscanto sottopesa i titoli di Stato svizzeri. E predilige la corona norvegese

Le recenti decisioni dei responsabili politici europei riguardo alla situazione del debito dovrebbero favorire un’impostazione positiva dei mercati nel breve termine. Resta tuttavia immutata la condizione di preoccupante rallentamento della crescita di alcuni paesi PIIGS. Queste le considerazioni espresse da Swisscanto, che ha aggiornato la propria strategia per il mese di novembre. “Il vertice sulla crisi dello scorso 26 ottobre si è chiuso, com’era nelle attese, senza un pacchetto di misure esaustivo, in grado di risolvere radicalmente il nodo della crisi del debito sovrano”, rileva la società. “Si tratta tuttavia di decisioni da accogliere con soddisfazione, non fosse altro per quel poco di chiarezza in più che porteranno agli investitori nel corso dei prossimi mesi. Sono meritevoli di apprezzamento soprattutto le decisioni in materia di capitalizzazione delle banche. La direttiva che impone alle banche dell’Unione monetaria di raggiungere entro la metà del prossimo anno un più elevato requisito di coefficiente patrimoniale, ossia una quota di core capital di almeno il 9 per cento, costituisce un importante passo avanti verso la stabilizzazione del sistema finanziario.

E non saranno solo le banche a decidere come raggiungere questo obiettivo. Altrettanto importante – oltre a fissare un obiettivo di capitale concreto in termini di dotazione percentuale di fondi propri – è l’indicazione che questo coefficiente non dovrà essere perseguito attraverso condizioni di accesso al credito eccessivamente restrittive che produrrebbero quindi ripercussioni negative sull’economia. Le misure deliberate − tra cui anche un taglio del debito della Grecia del 50% − dovrebbero ridurre ora la probabilità che si aprano scenari estremamente disastrosi per l’economia e per i mercati finanziari”.

Quanto ai titoli di debito europei, Swisscanto continua a consigliare prudenza. “La sottovalutazione dei mercati azionari ci induce a mantenere in generale una sovraesposizione sull’azionario e, all’interno della componente azionaria, sui mercati di Eurolandia. Questi ultimi evidenziano sulla base della valutazione conservativa con utili tendenziali una sottovalutazione di oltre l’80 per cento. Il peso della quota azionaria dell’America settentrionale viene leggermente incrementato in ragione delle migliori prospettive congiunturali del mondo industrializzato occidentale. In aumento anche la percentuale delle azioni dei mercati emergenti sulla scia delle correzioni dei listini dei mesi scorsi. Poiché non è venuto meno il pericolo di una stretta creditizia, manteniamo una ponderazione neutrale sulle small cap rispetto al benchmark. Siamo sempre dell’avviso che nell’attuale contesto di mercato le azioni growth si piazzeranno meglio dei titoli value. Nonostante le misure varate sul piano politico restiamo prudenti nei confronti dei titoli di stato europei. Nei portafogli della maggior parte dei blocchi valutari manteniamo una duration neutrale.

Fanno eccezione i titoli denominati in franchi svizzeri e sterline britanniche. Abbiamo ulteriormente alleggerito i titoli di Stato in franchi svizzeri, il cui sottopeso risulta così rafforzato.  Il comparto degli high yield bond è interessante in termini di valutazione e, alla luce della buona situazione complessiva dei bilanci societari, una recessione “morbida” dovrebbe avere come conseguenza soltanto un numero esiguo di insolvenze”. “Tra le valute continuiamo a prediligere la corona norvegese, che si è avvantaggiata di un nuovo rialzo del prezzo del petrolio. Le finanze statali di questo paese sono inoltre estremamente solide. Dal sovrappeso della corona danese rispetto al franco deriva tra l’altro per gli investitori un vantaggio in termini di tassi d’interesse”.

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