Mercati in stand by post Berlusconi

Mercati ancora sul “chi va là” questa mattina, con le valute ad alto rendimento che tentennano e le commodities che le seguono. Ieri sera, dopo le dichiarazioni del Presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi, siamo corsi subito a guardare gli screen per vedere se qualche movimento era in partenza, ma l’aumento di volatilità è stato relativo ed ora possiamo definirlo come un fuoco di paglia. Inevitabile, aggiungeremmo ora, poiché nulla è ancora confermato, ma si tratta della comunicazione della volontà di intraprendere una determinata strada.

Dal punto di vista degli accadimenti politici futuri, in caso di rassegnazione da parte del cavaliere delle dimissioni, tutto sarà nelle mani del Presidente della Repubblica, che dovrà sostanzialmente decidere se formare un nuovo governo (in caso ci fosse una maggioranza pronta a sostenerlo) ovvero indire le elezioni. Sembra invece che per il momento l’idea di un esecutivo guidato da esponenti del Pdl oppure l’ipotesi di un governo tecnico, siano le meno probabili. Questa in estrema sintesi la situazione dell’Italia, osservato speciale dall’Europa e dal Mondo intero.

Già, perché ieri i titoli di stato italiano hanno chiuso la giornata con i rendimenti dei BTP a 6.715%, livello molto vicino a quel numero che inizia ad essere riportato dall’intera stampa mondiale e da tutte le televisioni che trattano di finanza o di attualità, Quel 7% che molto probabilmente, se toccato, potrebbe aprire la strada verso obiettivi ancora più alti, andando giocoforza ad obbligare l’Italia a richiedere forme di sostegno addizionali all’Ue, in quanto gli acquisti di titoli di stato da parte della BCE, non avrebbero più effetto da soli (questo sta già cominciando ad avvenire).

Per quanto riguarda la giornata di oggi sarà interessante vedere se le borse apriranno in territorio positivo e soprattutto se saranno in grado di approfondire i guadagni, questo sarebbe il segno che la fiducia sul mercato potrebbe effettivamente tornare quando Berlusconi si dimetterà, fiducia che sarebbe comunque condizionata dalla soluzione adottata da Napolitano, sentite tutte le forze politiche italiane. Crediamo che qualsiasi soluzione che non preveda delle elezioni anticipate possa essere positiva per la moneta unica, mentre in caso contrario, l’euro potrebbe soffrire in quanto di tutto abbiamo bisogno, tranne che di perdere tempo.

Delle buone indicazioni ci arrivano anche dai mercati delle commodities, che non sono ancora riusciti a lasciarsi alle spalle le zone di resistenza, confermandoci la situazione di incertezza che comunque sta accompagnando quei momenti di appetito per il rischio che ultimamente si stanno vedendo a sprazzi. Affidiamoci come sempre ai livelli tecnici per cercare di trovare degli spunti operativi. Continua con grande stabilità la situazione tecnica del cambio eurodollaro, confinato come nei giorni scorsi all’interno di un canale lievemente rialzista. In particolare notiamo come la figura a bandiera che ha cominciato a prendere piede più di una settimana fa continua ad essere confermata con un range coperto dai prezzi che non eccede i 190 punti. Per le prossime ore sono indicati un supporto dinamico a 1.3760 ed una resistenza dinamica a 1.3950. Fino a rottura di questa impostazione val la pena mantenere fede alla figura individuata (anche se sta durando troppo rispetto a quanto dovrebbe, secondo le regole base dell’analisi tecnica).

Il cambio UsdJpy, a distanza di qualche giorno, riesce ad oltrepassare a ribasso il supporto di 77.80-78. Il movimento che si è così generato a ribasso ha, per il momento, condotto i prezzi sino al secondo livello obiettivo di supporto suggerito grazie alle percentuali di ritracciamento di Fibonacci. Prendendo infatti in considerazione la grande volatilità di lunedì 31, troviamo che 77.55 è il 50% del movimento in salita compreso fra 75.55 e 79.50. Se anche questo livello dovesse essere oltrepassato dalla forza dello yen, mai del tutto assopita nonostante l’intervento delle autorità, potremmo vedere i prezzi sino a 77.10 (livello confermato da un precedente picco di volatilità di massimo). Il cambio EurJpy potrebbe trovarsi alla vigilia di un movimento ribassista. Se analizziamo infatti la tendenza iniziata i primi giorni di ottobre notiamo una grande vicinanza ai livelli attuali. Se 107.20 non dovesse riuscire a tenere le forze ribassiste potremmo trovarci in breve con il cambio su 106.50: ricorderete come sia da considerare come livello statico di supporto di maggior interesse. È infatti piuttosto evidente come questo livello in più occasioni abbia aiutato i trader.

La rinnovata propensione rialzista del cable ha permesso ai prezzi di compiere un ulteriore passo di avvicinamento al precedente livello di massimo. 1.6170 rimane ancora il punto obiettivo della costante salita compiuta dalla settimana scorsa. Questo stesso livello si potrebbe tramutare in un interessante livello di inversione (doppio massimo alla conclusione di un trend rialzista) se non dovesse essere oltrepassato. Il percorso di indebolimento di franco continua.  Il cambio EurChf in particolare continua il percorso di allontanamento da 1.20, dopo che il presidente della SNB si è dichiarato disponibile ad eventuali nuovi interventi qualora la forza del franco complicasse la fase di ripresa economica.

Siamo giunti ieri mattina a 1.2455, 20 pip al di sotto del precedente massimo. Potremmo considerare quest’area come resistenza più importante nel breve periodo. Non si può certo considerare un livello vicino ai prezzi attuali, ma 1.23 risulta invece come più interessante supporto, ricordando come già i giorni passati sia stato considerato come livello di svolta per la ripresa della tendenza rialzista. Anche il cambio UsdChf è andato particolarmente vicino ad un massimo precedente. Siamo giunti a 0.9065 quando il massimo del 20 ottobre scorso è stato 0.9080. Nei pressi di 0.89 troviamo invece il supporto dinamico suggerito dalla linea di tendenza positiva con origine al 27 ottobre scorso.

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