Posta del promotore: la crisi del debito è colpa dei greci?

Sarà che la Grecia e l’Italia hanno in comune antichi legami culturali, oltre ad un comune “affaccio” sulla sponda Sud del Mediterraneo, sarà che certe situazioni di cui riferisce in questi giorni la stampa internazionale, dalle diatribe tra il premier e il suo ministro delle finanze, piuttosto che il crollo del sostegno popolare al governo e la tentazione di andare al voto anticipato o in alternativa far nascere un governo tecnico dominano anche la scena politica italiana, certo la crisi di Grecia e i suoi continui colpi di scena non lasciano indifferenti i nostri lettori, né probabilmente i loro clienti.

Così alla notizia, poi rientrata, di un possibile referendum popolare che confermi o stoppi le misure di austerity che Atene si è impegnata a varare in cambio degli aiuti Ue-Bce-Fmi (aiuti che restano necessari anche solo per evitare che entro metà dicembre Atene debba dichiarare il default avendo finito la liquidità a disposizione e non potendo andare sul mercato a finanziarsi con l’emissione di nuovi titoli di stato), un nostro lettore sbotta: “i problemi della Grecia sono il popolo stesso: false pensioni, evasione fiscale, assistenzialismo. Poi con un referendum vogliono non pagare più nessuno”. Una situazione effettivamente grave, tanto più perché condita di dichiarazioni populiste e fraintendimenti vari, che ricordano da vicino quelle sentite in Italia negli ultimi mesi.

“A mali estremi, estremi rimedi: o commissariamento o invasione” suggerisce il lettore, che però forse farebbe bene a riflettere: se la Ue dovesse “invadere” la Grecia (o più semplicemente lasciarla andare incontro al suo destino, fuori dall’euro) perché Atene non ha avuto il coraggio di varare misure correttive dei conti pubblici probabilmente tardive e persino dannose in termini di crescita economica, ma necessarie al momento a recuperare una fiducia dei mercati che la Grecia ha dilapidato in questi anni, cosa dovrebbe fare con l’Italia in caso di ulteriori rinvii di ogni riforma che liberalizzi settori e professioni, ponga un freno alla spesa pubblica, la riqualifichi e introduca eventualmente quei correttivi in ambito previdenziale o fiscale che sembrano stare a cuore all’Europa e agli investitori? Se una cosa sta emergendo chiaramente da questa crisi è la necessità che l’Unione europea oltre che unione monetaria diventi a tutti gli effetti un’unione fiscale e politica, imparando ad agire in modo coerente e concorde. Perché dalla crisi del debito sovrano appare sempre più evidente che nessun paese può essere al sicuro e che solo trovando finalmente un’unità d’intenti si potrà uscirne fuori limitando i danni.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!

Tag: