L’ultimo baluardo per l’euro potrebbe essere a quota 1,30

Giornata povera di avvenimenti di rilievo dal punto di vista macroeconomico quella vissuta ieri. Ci è arrivato qualche dato dall’Inghilterra e dall’America, dati che però non sono stati in grado di muovere il mercato, che continua imperterrito a vendere rischio, a volte più intensamente, a volte meno, come ieri. Da oltre manica arrivano le rilevazioni relative all’inflazione, che è risultata essere a 4.8%, come da attese degli analisti ed inferiore al precedente 5%. Il motivo per cui il mercato non ha reagito è da ritrovarsi nel fatto che le aspettative sulle mosse (o meglio “non mosse”) sui tassi di interesse sono ben ancorate da quando si è deciso di procedere con l’espansione del programma di allentamento quantitativo.

Dagli Usa invece, il dato più osservato di ieri sono state le vendite al dettaglio relative al mese di novembre, uscite in calo rispetto alle attese da 0.6% (dato a 0.2%) mentre la precedente rilevazione è stata rivista a rialzo a 0.6%. Il dato staziona in territorio positivo, ma come è facilmente intuibile, non può riaccendere nessuna sorta di ottimismo negli analisti. Tanto più che ieri in serata la Federal Reserve si è incontrata per decidere eventuali mosse di politica monetaria ed il risultato è stato un nulla di fatto, sia a livello di azione, sia, ahinoi, a livello di chiarificazione delle proprie intenzioni future.

Accadimento che è andato ad influenzare il mercato in maniera marginale, facendo appesantire le perdite a Wall Street. La pesantezza del mercato continua anche durante la seduta asiatica e non lascia presagire nulla di buono per oggi. La causa di questi movimenti sembra relativamente chiara ed è da individuare nei continui rimandi che arrivano dall’Europa e dalla mancanza di coordinazione e di concretezza. E’ chiaro anche ai bambini della scuola elementare che se si sta lavorando ad un progetto comune e le soluzioni tardano ad arrivare significa che queste soluzioni o non ci sono (ma in questo caso ci si troverebbe d’accordo, all’interno del gruppo, per ammetterlo e decretarlo) oppure non mettono d’accordo i partecipanti, il che risulta a nostro avviso più vicino alla realtà.

Le big stories da raccontare per quanto riguarda la giornata passata dal punto di vista tecnico riguardano l’eurodollaro, di cui vedremo i livelli tecnici più importanti tra poco ed il petrolio, che ieri pomeriggio è riuscito a sfondare le resistenze di breve in area 99 figura, per portarsi a 99.75 (che insieme al 100, livello tondo, rappresentava l’area di resistenza più importante) e raggiungere quota 101 dollari al barile. Dopo la divergenza ribassista che si è venuta a creare su uno stocastico 10-6-3 grafico orario, ora ci troviamo ancora sotto quota 100 ed il 99 ¾ rappresenta il supporto di breve più consistente. In caso di sua rottura possiamo aspettarci un’accelerazione a ribasso  verso la figura tonda, mentre se dovesse tenere, il 101 sembra il livello di arrivo più ragionevole.

La pressione ribassista ai danni della moneta unica, come anticipato poc’anzi, sembra non arrestarsi. Dopo aver raggiunto ieri il minimo precedente di riferimento, a 1.3150, ed aver dato l’illusione di un rimbalzo positivo, abbiamo potuto assistere ad un’ulteriore decisa rottura ribassista. La strada appare ora sgombra da interruzioni ed i precedenti minimi a cui guardare sono lontani un anno esatto, dato che possiamo pensare che il supporto statico del 1 dicembre a 1.2975, sia il più interessante, seguito poi da 1.2875 verso il quale si concentrano le maggiori speranze per la tenuta dell’euro. Certo è che, in una situazione di rinnovata preoccupazione, livelli di supporto come questi possono solamente portare a lievi riprese del cambio e non ad un’inversione che deve invece essere motivata da fatti concreti.

Osserviamo, brevemente, il cambio UsdJpy potendo notare ancora una grandissima lateralità con i prezzi ancora stabili in area 77.80, 78 figura. Come indicato già ieri, pensiamo che 78.25 possa favorire un movimento impulsivo a rialzo verso il secondo obiettivo rialzista, posto a livelli prossimi ad area 79. Il cambio EurJpy si è avvicinato parecchio al precedente minimo storico di riferimento (degli ultimi 10 anni) 100.75. Nelle prossime ore sarà di fondamentale importanza valutarne la tenuta, poiché in caso di rottura ribassista i prezzi potrebbero avere a che fare con l’ultimo supporto, precisamente 100 figura, prima di uno “scivolone” dagli effetti preoccupanti per l’euro. 102.50 risulta livello di resistenza per oggi e anticipatore di un movimento in ripresa interessante.

Movimento a ribasso anche per il cable, che interrompe così bruscamente il movimento laterale mantenuto nelle ultime settimane e compreso in 200 pip di range. Il naturale obiettivo a questo calo pensiamo si trovi compreso fra il minimo di ieri a 1.5450 e il minimo di fine novembre, 1.5425. Già ieri abbiamo potuto osservare la rottura a rialzo del cambio UsdChf. L’area di 0.9330 è ora considerabile come supporto fondamentale mentre il cambio trova obiettivi inizialmente posizionati a 0.9760 (non molto vicino in effetti ma realizzabile se anche la resistenza di 0.9435, con cui il cambio sta facendo i conti ora, dovesse essere oltrepassata). Situazione critica per il cambio AudUsd, in prossimità della parità. Per il momento non è stata confermata la rottura, ma se dovesse avvenire, con una chiusura di una candela oraria al di sotto di 1.0000, potremmo pensare al raggiungimento dell’ultimo supporto chiave di 0.9940.

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