Posta del pf, il 2011 doveva essere l’anno delle grandi alleanze e invece…

Saldi di fine d’anno per la grande finanza mondiale: negli ultimi giorni hanno annunciato la vendita (o l’avvio delle trattative per selezionare un acquirente) di interi rami d’azienda nomi come Barclays, Deutsche Bank o Credit Agricole. Se la banca inglese sembra puntare sul mattone e si prepara a dire addio alle sue attività in Germania, dove potrebbero finire in vendita 26.000 proprietà residenziali in città quali Berlino, Hanover e Madgeburg che sembrano piacere a fondi di private equity come Blackstone, il gruppo tedesco ha avviato la procedura che entro la prossima primavera-estate dovrebbe selezionare, da una cinquantina di potenziali candidati, l’acquirente delle sue attività globali di asset management (escluse la divisione tedesca Dws e le attività legate agli etf) per la quale l’istituto di Francoforte chiede almeno due miliardi di euro.

Ha fatto ancora prima il Credit Agricole, che ha già fatto sapere di aver ceduto (pare per poco più di 300 milioni) la propria divisione di private equity alla britannica Collar Capital, riducendo così il capitale di rischio di 900 milioni di euro. E in Italia? Qualche lettore di BLUERATING periodicamente prova a “suggerire” qualche nome di piccole e grandi strutture in procinto di passare di mano, ma per ora sembrano esservi più potenziali venditori che acquirenti, mentre le divergenze in termini di valutazioni restano generalmente ampie, limitando ulteriormente la possibilità di annunci a breve. Certo l’esigenza di far cassa resta evidente per molte società, così come la necessità di procedere a ulteriori ristrutturazioni delle proprie attività.

Così UniCredit ha condotto in porto in questi giorni la scissione del ramo d’azienda gestioni patrimoniali dei clienti private di Pioneer Investments Management Sgr a favore di UniCredit Spa, dopo che la stessa Pioneer Investments aveva ceduto i fondi d’investimento aperti in Russia. Il matrimonio con Eurizon, se mai è stata un’ipotesi concreta, è ormai sfumato così come l’ipotesi di un’alleanza con qualche “big” europeo, mentre anche operazioni di più piccolo cabotaggio non paiono per ora all’orizzonte. Più in generale nel settore dell’asset management italiano è mancato il “colpo vincente” e il 2011 è trascorso nell’attesa, vana, di qualche operazione di grande portata in grado di creare nuovi “campioni nazionali” capaci di competere anche su scala internazionale. Consolidamento rimandato per ora e le poche operazioni fatte sono sembrate essere state motivate più da esigenze contingenti che non da una strategia di ampio respiro. Il 2012, si domandano alcuni lettori di Bluerating, sarà diverso? Sotto i riflettori sono in effetti da tempo gruppi come Fondiaria-Sai, Mps o Banco Popolare ma segnali concreti al momento non paiono esservene, non è però detto che nei prossimi mesi l’esigenza di fare cassa di alcuni gruppi e l’opportunità di rafforzarsi da parte di altri non riesca a fare breccia.

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