Posta del pf, fine anno sottotono per il risparmio gestito in Borsa

Altro che “botti” di Capodanno: la fine anno appare decisamente sottotono per i titoli del risparmio gestito, che oltre alle incertezze dei mercati finanziari sembrano risentire anche dell’impatto relativo alla manovra correttiva da 30 miliardi varata dal governo Monti col sostegno della larga maggioranza delle forze politiche italiane. Se per il premier Monti le misure del decreto “salva Italia” possono anche non piacere ma restano necessarie perché “senza questa manovra ci sarebbero state discontinuità nella capacità dello Stato di fare fronte ai propri impegni”, mentre le “resistenze” in tema di liberalizzazioni non debbono sorprendere visto che “in Italia e in Europa vengono superate non al primo colpo, ma con la determinazione tenace”, per il risparmio (ed il risparmio gestito in particolare) degli italiani non sono certo tempi semplici.

Da un lato, infatti, le misure si basano in larga parte su aumenti di imposte e accise e sembrano destinate a ridurre il reddito disponibile non solo per i consumi ma anche per il risparmio, dall’altro sono prevedibili nuove strategie commerciali anche come conseguenza dell’estensione dell’imposta di bollo sui conti correnti (34,2 euro) anche ai libretti postali, ai conti titoli, alle polizze vita e ai fondi mobiliari, con la novità dell’esenzione dall’imposta di bollo sugli estratti conto per i conti correnti con una giacenza media annua non superiore a 5.000 euro. Tanta carne al fuoco, insomma (anche perché la manovra va a toccare anche altri beni d’investimento, in particolare gli immobili), che promettono di rendere il 2012 un anno pieno di impegni per le direzioni commerciali e prodotto dei maggiori intermediari finanziari italiani e ch potrebbe rivelarsi ancora difficile in termini di raccolta almeno nella prima parte dell’anno. Il che spiega perché a Piazza Affari nell’ultimo anno Banca Generali, Mediolanum e Azimut Holding non abbiano brillato, perdendo il 20%, il 10% e il 7% circa (dati alla fine della scorsa settimana) in termini di quotazioni. Sempre meglio che molte banche peraltro, che alle prese con gli effetti della crisi del debito sovrano e la necessità di ricapitalizzare hanno finito in molti casi col vedere le quotazioni più che dimezzarsi da inizio 2011. Ma mal comune, in questo caso, non porta gaudio a nessuno.

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