Tutto giù!

Crazy markets! Così è proprio il caso di definire i movimenti che abbiamo visto ieri, soprattutto sul fronte valutario. Ieri il cable ha cominciato ad approfondire sotto i minimi di supporto, cominciando a dare segni di pericolo anche sulle altre valute ad alto rendimento, che puntualmente lo hanno seguito, mettendo a segno i forti movimenti che nella sezione di analisi tecnica andremo ad analizzare. I rumor che si rincorrono come candidati per ricoprire il ruolo di motivo della partenza di un fortissimo rafforzamento del dollaro americano a livello globale, seguito o meglio concomitante con la discesa delle attività legate al rischio, sono diversi. Si va dal fatto che sembra che il bilancio della BCE sia aumentato di circa 1 trilione di dollari, il che significherebbe che, checché se ne dica, si sta stampando moneta, alle tensioni in Iran, che come sappiamo sta minacciando di chiudere lo stretto di Hormuz e di dare così un giro di vite al transito di circa 1/6 del fabbisogno mondiale di oro nero, nel momento in cui dovesse palesarsi la reale possibilità di sanzioni per il Paese.

Il motivo scatenante di questi movimenti è invece, a nostro parere, puramente tecnico e dettato dalla pochissima liquidità presente sul mercato, che permette, appunto di spostare il mercato di parecchi punti (figure in questo caso) andando ad utilizzare quantitativi meno ingenti di denaro di quanto servirebbe per assistere a scossoni del genere in una situazione normale di mercato. Gli effetti si sono visti anche sui mercati borsistici e sulle commodities, che hanno messo a segno degli storni importanti. Il nostro indice si è ben riportato sotto quota 15.000 ed ora si trova in prossimità dei supporti di breve che passano a 25 punti dalla chiusura di ieri. Se dovessero essere rotti, si aprirebbe la strada verso 14.500, mentre a rialzo un bel tappo sembra essere stato posizionato proprio a 15.000.

L’oro ieri ha raggiunto e toccato la trendline rialzista di lungo periodo, tracciabile su un grafico giornaliero, avvicinandosi all’importante minimo di fine settembre a 1533.35, potenziale obiettivo in caso di sfondamento di 1.550,00 (attenzione agli stop sotto questo importante livello che potrebbero far avvenire anche finte rotture). Per quanto concerne il petrolio invece, abbiamo il mercato che sta consolidando sopra quota 99.00 e che ci restituisce questo come livello di supporto e 100.00 come resistenza.

Per quanto riguarda il valutario, per la prima volta da qualche giorno passiamo a commentare la sezione tecnica a seguito di un movimento inatteso e di una rottura dei livelli mantenuti per parecchio. Il cambio eurodollaro, all’interno di un movimento laterale sin dalla settimana passata, ha rotto i minimi precedenti indicati a 1.2945 quasi raggiungendo il minimo dell’anno a 1.2875. La discesa di ieri ha portato in poche ore ad un calo di più di un punto percentuale (150 pip), testimoniando probabilmente anche quale genere di liquidità sia presente in questi giorni. Per l’immediato futuro crediamo che il riferimento principale sia appunto fornito dal minimo dell’anno, 1.2875, così come crediamo (avendolo anche visto alla prova di rottura qualche volta nella notte passata) che 1.2945 sia ora diventato il livello di resistenza da superare. Anche il cambio UsdJpy ha mostrato un movimento al di fuori della norma degli ultimi giorni. Abbiamo avuto la rottura a ribasso della trendline positiva che seguiamo sin da inizio dicembre. 77.70 è stato oltrepassato, sebbene non ci si trovi a grandissima distanza. Lo spunto maggiore su questo cambio (ovviamente risolte le frizioni internazionali fra USA ed Iran) si trova ancora a 78.25, livello in grado di portare ad un vero cambiamento di quanto visto ultimamente.

Il cambio EurJpy, seguendo l’andamento dell’euro ha mostrato un calo tale da andare a oltrepassare il minimo dell’anno e raggiungere il nuovo minimo degli ultimi dieci anni di scambi, 100.35. Da uno studio dei livelli passati sappiamo che l’ultimo livello di tenuta si trova esattamente a 100 figura, prima che il cambio possa scivolare al minimo storico. Il calo del cable è risultato maggiore rispetto a quanto visto sul cambio eurodollaro ieri. Il crollo di 260 pip ha riportato il cambio a viaggiare su livelli di metà mese e molto vicino al supporto che sembra il più interessante dato che è stato verificato due volte nel passato mese. Ci riferiamo a 1.5420-1.5410, praticamente raggiunto nella notte. Per assistere nuovamente ad una ripresa della sterlina dobbiamo attendere almeno il superamento di 1.55. Il cambio EurChf ha rotto ieri l’importante supporto di 1.22, seppur non abbia ancora avuto lo spunto tale per giungere all’obiettivo di 1.2160.

La partita non è ancora chiusa, dato che ci si trova ancora al di sotto di 1.22 (che anzi si è dimostrato un ottimo livello di resistenza per tutta la notte) ed una ventina di pip potrebbero essere messi a segno in qualsiasi momento. Il cambio UsdChf, legato fortemente al dollaro, ha rotto la resistenza che nelle ultime due settimane si era venuta a creare a 0.94. Ora il picco mostrato il 14 dicembre scorso sembra rappresentare l’obiettivo più plausibile seppur, come dicevamo prima, l’esplosione di volatilità di ieri potrebbe rientrare con una distensione delle relazioni internazionali in Medio Oriente. Anche il dollaro australiano ha perso molto terreno ieri contro il dollaro. Il cambio AudUsd ha messo a segno un calo di più di una figura andando nuovamente ad avvicinarsi alla parità. Prima che ciò avvenga il cambio potrebbe dover fare i conti con un’area di supporto posizionata a 1.0030.

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