Anno nuovo…

Alla fine anche il 2011 è stato archiviato. Ora i nostri occhi, pieni di speranza, sono puntati ad un 2012 che possa almeno in parte mostrare un miglioramento globale, in grado di allontanare lo spettro di una crisi che da più parti viene ancora paragonata alla grande crisi del ‘29. Tanto per rimanere in tema, il discorso di fine anno dei principali attori di questo momento ha fatto ampi riferimenti ad un momento economico che è ancora lontano dal migliorare (Merkel, Sarkozy e Papademos hanno parlato di crisi presente per il 2012). Dall’Italia non arrivano parole migliori, se non una promessa del presidente della Repubblica, che i sacrifici che tutti noi abbiamo già cominciato a compiere (a proposito da oggi saranno ancora maggiori) non saranno vani.

Nell’immediato futuro per rivedere una normalizzazione del mercato valutario, ma non solo, bisognerà passare necessariamente attraverso una distensione della situazione in Medio Oriente dopo che l’Iran ha compiuto il test sulla prima barra nucleare Made in Iran e dopo che nello stretto di Hormuz (dove transita il 40% del greggio mondiale) sono avvenuti test missilistici di breve raggio. Questa situazione fa bene, infatti, solamente al dollaro e alle valute rifugio come lo yen (che analizzeremo più in basso data l’eccezionalità del movimento) amplificando una situazione di eccesso già in atto da settimane. In secondo luogo non dobbiamo dimenticare l’agenda macroeconomica: mentre i movimenti di lungo sembrano essere stabili, ogni dato in uscita di una certa importanza potrebbe portare a movimenti, di breve periodo, inattesi. Non dobbiamo dimenticare che, a parte tutto, ci troviamo nella prima settimana del mese e sono quindi in programma i dati sull’occupazione americana. Venerdì, nonostante la festività italiana, il mercato non si ferma e anzi dovrebbe mostrare un aumento degli impiegati nel settore non agricolo.

Passiamo ora alla prima sezione di analisi tecnica del 2012 con delle importanti novità, facendo riferimento alla prova di forza dello yen nei confronti delle altre principali valute. Osserviamo infatti come il cambio UsdJpy abbia, venerdì nel pomeriggio, messo a segno un forte movimento ribassista andando così ad interrompere il range mantenuto nelle ultime settimane e compiendo un passo di più verso l’area di minimo raggiunto a inizio novembre a 75.55. Sino alla tenuta dell’ulteriore supporto a 76.55, evidente attraverso un grafico orario poiché coincidente con il minimo dal 18 novembre scorso, possiamo rimanere tranquilli che non avremo a che fare con grandi scostamenti. Dall’altra parte consideriamo, invece, fondamentale la tenuta della resistenza a 78.25.

Il cambio Euroyen, complice principalmente UsdJpy, è riuscito ad oltrepassare il precedente minimo di riferimento storico di 100 andando a raggiungere 99.50. L’ultima speranza che si tratti di una falsa rottura è tutta spostata sul livello dinamico di tenuta indicato dalla linea di tendenza che congiunge i minimi decrescenti dall’ottobre 2008. Il minimo raggiunto nella notte è infatti coincidente con questo livello e non si vedono grandi speranze per una risalita del cambio qualora anche questo dovesse saltare. Come dicevamo già la settimana passata, una rottura confermata  a ribasso potrebbe dare il via ad un movimento ulteriormente favorevole alla moneta del Sol Levante sino al minimo raggiunto ad ottobre 2010, intorno a 89 figura.

Il cambio eurodollaro, venerdì ed in riapertura di anno ieri sera, si è dimostrato particolarmente stabile ed a distanza di una cinquantina di pip dal minimo di riferimento dell’anno scorso, messo a segno il 29 dicembre, 1.2857. Questo è immancabilmente il più interessante livello che segnalerà una ripresa della pressione ribassista e che troverà come ulteriore livello obiettivo l’area di supporto compresa fra 1.2650 e 1.2625. La tendenza della moneta unica è ancora, fortemente, indirizzata a ribasso: la trendline ribassista che stiamo prendendo a riferimento indica una resistenza dinamica a 1.3180, decisamente fuori portata in una giornata in cui la principale piazza mondiale, Londra, è chiusa per un recupero di festività.Il cable da venerdì pomeriggio ha mostrato un restringimento dal range coperto. I due livelli che sono così indicati sono 1.5575 (livello che ottiene una buona conferma dal minimo raggiunto venerdì di due settimane fa) e 1.5490 come supporto. La price action sembra lievemente migliore di quella dell’eurodollaro poiché è stato messo a segno un recupero maggiore (ad onor del vero anche il calo della settimana passata era stato maggiore).

Il cambio GbpJpy ha seguito l’andamento in discesa di UsdJpy, andando così a ritrovarsi sull’area di minimo precedente di un mese fa esatto, 119.20. La rottura di questo supporto avrebbe un significato ribassista molto forte. Il cambio EurChf si sta avvicinando sempre di più ad un livello potenzialmente di rimbalzo. Siamo infatti giunti ben oltre il livello di supporto posto a 1.2160 e quasi arrivati a 1.2125, area dove troviamo due minimi coincidenti fra ottobre e novembre. Giunti a questi livelli, il pensiero maggiore è rivolto verso un possibile intervento della Banca Centrale, che forse per la scarsa liquidità del momento lascia sfogare il mercato. Chi propende per mettersi a favore di questa tendenza ribassista, dell’ultimo mese, deve conoscere i rischi potenziali ai quali potrebbe andare incontro per un intervento repentino. Concludiamo con il dollaro australiano, che si è riuscito a portare al di sopra di 1.02 nei confronti del dollaro americano. È un primo segnale positivo, che riporta i prezzi sui massimi di novembre e che quindi potrebbe riaprire la strada al raggiungimento di 1.0320-1.0375.

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