Illusione sparita

I mercati ieri hanno mostrato un movimento controcorrente rispetto a quanto visto i primi due giorni della settimana, facendo rientrare la timida euforia che i primi giorni dell’anno avevano portato in dote. I listini europei hanno dovuto fare i conti con la diminuzione dell’appetito al rischio del mercato e con alcuni commenti provenienti dall’Eurogruppo, tutt’altro che delicati: proprio il presidente, Juncker, ha dichiarato al Telegraph che: “L’Europa è molto vicina alla recessione” che “i depositi bancari presso la Bce hanno raggiunto un livello record e gli istituti sono molto riluttanti nel concedere prestiti”. Nulla di nuovo, per dire la verità, qualcosa che ognuno di noi sapeva già da tempo, ma quando a parlare in questo senso è un’autorità i movimenti si vedono. Per il resto dall’area euro in realtà non sono arrivate notizie negative. Le due aste di titoli di stato sotto osservazione ieri, Germania e Portogallo, sono andate bene.

La Germania ha collocato 5 miliardi di euro di Bund decennali ed oltre a ottenere più richieste dell’offerta è stato visto un abbassamento dei rendimenti dal 1.98% sino al 1.93%. Il Portogallo ha collocato, invece, un miliardo di titoli a breve (tre mesi e mezzo) e anche in questo caso è stato visto un calo dei rendimenti, da 4.87 a 4.34%. La panoramica sullo stato di salute dell’economia europea si conclude con le stime dell’istituto di ricerca tedesco Diw. Le ultime pubblicazioni parlano di un rallentamento, dell’economia tedesca, maggiore del previsto per il primo semestre del 2012, salvo però mostrare una modesta ripresa nel secondo semestre ed evidenziare già un PIL in aumento di più di due punti percentuali nel 2013.

La sessione americana si è salvata, dal calo presentato inizialmente, solo grazie ad un’ulteriore dose di dati positivi. In particolare gli ordini all’industria hanno mostrato ieri il miglior dato da quattro mesi a questa parte (+1.8% a novembre dopo che il mese precedente era stato mostrato un calo) prevedendo una modesta ripresa dell’economia per l’inizio del 2012.  A proposito di dati americani, comincia oggi, con la pubblicazione della rilevazione ADP, la “due giorni” di dati sul mercato del lavoro.

L’inversione del mercato, come detto, ha portato ad un ripiegamento dei movimenti visti i giorni passati sui cambi. Osservando l’eurodollaro possiamo notare come dall’area di resistenza, compresa fra 1.3075 e 1.31, i prezzi abbiano incominciato un rinnovato percorso ribassista, andando ad evidenziare un calo simile a quello del mercoledì passato. Trovandosi poco al di sopra di 1.29, crediamo non sia senza senso, utilizzare il minimo di riferimento precedente, 1.2857, toccato solamente il 29 dicembre scorso. La tendenza di fondo di medio-lungo, essendo mancata la rottura appunto dell’area di inversione prossima a 1.31, continua a rimanere ribassista. Ha ricominciato il percorso di “lateralizzazione” il cambio UsdJpy. Gli scambi giornalieri avvengono all’interno di un range di un trentina di pip. A livello tecnico, per anticipare un’eventuale ripresa di qualsivoglia trend, bisognerà attendere una rottura del supporto di riferimento a 76.55 (oltre il quale rimane solamente il minimo storico a fermare la super forza della valuta nipponica) così come è possibile trovare una resistenza in area 77.

Quanto visto sopra aiuta a comprendere come il cambio EurJpy possa essere ritornato in un’area di massima attenzione. Il calo da 100 figura sino a 99.20 sembra cominciare a porre le basi per quella rottura della trendline di supporto dinamica che è possibile osservare sino da ottobre 2009. Ricordiamo che questa transita nei pressi di 99-99.50 e che un’eventuale rottura aprirebbe la strada ad un rafforzamento di yen potenzialmente notevole. A questo proposito si rincorrono voci di possibili interventi delle Autorità giapponesi (l’ultima volta è accaduto il 30 ottobre passato), senza però trovare nessuna conferma diretta. La ripresa del dollaro ha indebolito il cable. Anche in questo caso non è stato possibile assistere ad una rottura del livello di resistenza a 1.57. Per le prossime evoluzioni del cambio è possibile individuare un livello di supporto molto preciso. 1.5575 è confermato, infatti, da un precedente massimo (venerdì) e da un precedente minimo (due giorni fa e ieri) oltre ad essere il punto esatto dove, all’interno di un grafico orario, notiamo il passaggio delle due medie mobili di più lungo periodo (sia la 100 che la 200).

Non è piacevole ripetersi, ma sino a che il cambio EurChf non riuscirà a rompere 1.22 o 1.2125 sembra che avremo a che fare con questa area come trading range giornaliero. Soprattutto l’area di resistenza ha ottenuto una buona dose di conferme di tenuta nei due giorni passati. Ricordiamo, per l’ultima volta questa settimana, che 1.2240 è la successiva evidente area di resistenza. Il dollaro australiano ha perso meno terreno dell’euro, nei confronti del dollaro. Anche la tendenza di fondo, a ben guardare, risulta essere differente dato il dollaro australiano appare ancora all’interno di un trend positivo incominciato gli ultimi giorni di novembre. Sembra molto importante, per le prossime evoluzioni, l’area di resistenza posta a 1.0380 (il doppio massimo di due gironi fa ne conferma la precisione) così come tra ieri pomeriggio e questa notte sembra essere stato indicato un supporto poco al di sopra di 1.33. Concludiamo con un aggiornamento sulle commodity. Il petrolio ha confermato la rottura di 101.20, i due giorni passati, e si trova a fare i conti con la rottura definitiva dell’ultima resistenza, 103.30, prima di dare l’attacco a 104.50. Da qui, almeno stando alle proiezioni, si apre la strada per 110. L’oro ha superato la prima delle percentuali di ritracciamento di Fibonacci (il 38.2 del movimento in calo compreso fra 1.756 e 1.524) e sembra trovare l’obiettivo ulteriore a 1.642, dove motiamo la coincidenza del 50% di ritracciamento del medesimo movimento, oltre a vedere un massimo corrispondente il 21 dicembre scorso.

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