Svizzera sotto i riflettori

La sensazione di incertezza che aleggia sull’unione europea continua a durare oltre: se possibile, anzi, è amplificata dalla fretta con cui è stato programmato l’incontro dell’asse franco tedesco e per la fretta con cui si spinge per una firma del patto fiscale entro i prossimi due mesi. Prima di questa tappa importante potremmo trovarci a fare i conti con un mercato per come l’abbiamo conosciuto negli ultimi mesi: volatile e alla ricerca di un paradiso sicuro. Ricordiamo che il 9 di dicembre scorso i rappresentanti dei paesi di Eurolandia si erano lasciati con l’accordo di intenti per una futura Unione Fiscale: dato che, come sappiamo, il premier inglese Cameron si è defilato per il timore, amplificato da recenti dichiarazioni, di una tassazione sulle transazioni finanziarie, questo ha spinto per un unione fiscale per almeno i 17 paesi che utilizzano la moneta unica.

Il prossimo 30 gennaio ne sapremo qualcosa di più e soprattutto sapremo se la data del 1° marzo per la firma sarà confermata: sarebbe molto importante per dare un buon segnale di coesione e concretezza ad un mercato in grande difficoltà. I segnali ci sono ancora tutti, cominciando da uno spread Bund-Btp che è tornato a salire ieri sino a 531 (per poi correggere per fortuna), in attesa che i decreti per le liberalizzazioni comincino ad infiammare il dibattito nel paese, arrivando, per la prima volta nella storia, ad un’asta di titoli di stato (tedeschi con scadenza a sei mesi) con rendimenti negativi.

Quest’ultima è una forte indicazione data dal mercato: l’unica nazione europea degna di fiducia è la Germania e pur di avere tranquillità per i propri risparmi si è disposti a rendimenti che hanno dell’incredibile: -0.0122%. Passiamo ora a parlare della Svizzera, che per due ragioni ben precise ieri ha attirato l’attenzione delle sale cambi e del mercato in generale. La prima ragione è che, dopo lo scandalo che l’ha colpito il presidente della SNB Hildebrand si è dimesso dall’incarico (la moglie è accusata di aver acquistato 517 mila dollari proprio mentre il marito cercava il modo, ad agosto, riportare il tasso di cambio UsdChf su livelli accettabili); la seconda notizia è che, una Swiss National Bank indebolita dalla perdita della propria testa, a cui è succeduto il vice Jordan, ha confermato di voler difendere il livello di 1.20 nei confronti della moneta unica.

Passiamo ad analizzare i grafici, cominciando dall’eurodollaro che ha mostrato una ripresa di una figura abbondate dai minimi di ieri nonostante la price action appaia ancora negativa. La tendenza di lungo che segna il passo da novembre transita ancora a distanza di sicurezza, 1.3050, e sino ad una sua rottura per definizione il trend è ribassista. Osservando il grafico utilizzando un timeframe orario è possibile scoprire altri livelli interessanti: primo fra tutti certamente il livello di resistenza statica che si trova pochi punti al di sopra di 1.28 figura. Il livello esatto di 1.2810 è confermato nella sua importanza dal transito della media di lungo, 100 exp.

Troviamo ancora poco di cui parlare per il cambio UsdJpy. La lateralità ritrovata negli ultimi dieci giorni ci ha mostrato un livello di supporto passante a 76.55 e una zona di resistenza prossima a 77.30. Continua a destare preoccupazione la vicinanza dei prezzi ai minimi storici: solo 100 pip infatti separano i prezzi attuali dall’innesco di un ribasso inaspettato che solamente le Autorità potrebbero arginare tramite un intervento mirato. Anche il cambio EurJpy ha potuto recuperare una figura circa dal minimo raggiunto a 97.25. Ci sono parecchi elementi che lasciano intendere un’ulteriore pressione ribassista per i prezzi a meno di un ritorno al di sopra di area 100 figura e 101. Oltre a trovare, su questi due livelli, coincidenza con i massimi e minimi dell’ultimo mese, possiamo notare come la tendenza ribassista incominciata l’ultimo giorno di ottobre (quindi praticamente identica a quella vista su eurodollaro) indichi un’interruzione del trend a ribasso solamente con il superamento di 99.70.

Passiamo ora ad osservare la sterlina che, contro dollaro, è riuscita a riportarsi questa notte al di sopra dell’interessante livello di resistenza statico posizionato a 1.5475. Sulla scia di listini che, stando alle ultime rilevazioni dei futures, potrebbero risultare positivi, il cambio potrebbe giungere al livello obiettivo di 1.5540. Abbiamo già parlato del franco e di come la SNB si sia impegnata a mantenere il cambio EurChf al di sopra di 1.20 “con ogni mezzo”. Intanto la notizia negativa di ieri ha permesso al cambio di compiere un ulteriore passo di avvicinamento a questo livello di fortissima attenzione. È saltato anche il minimo di riferimento, che stavamo osservando da giorni con successo posizionato a 1.2125. Ricordando cosa accadde a settembre, forse potrebbe avere un senso dare credito alle parole della Banca Centrale e non sfidare troppo il mercato con posizioni corte, nonostante la tendenza sia tutto sommato ribassista.

La ripresa dell’eurodollaro è coincisa con un calo di UsdChf. Nell’immediato è possibile scorgere un livello di supporto a 0.9460, indicato dal massimo raggiunto dal cambio in chiusura d’anno. Chiudiamo con un aggiornamento sul dollaro australiano che da ieri, insieme al vicino dollaro neozelandese, è la valuta che ha compiuto più strada. Il calo recente del cambio AudUsd non ha impensierito la tendenza positiva di fondo che è in atto da fine novembre. Il ritono dei prezzi al di sopra di 1.02 lascia ben sperare per un ritorno nuovamente su livelli prossimi ai massimi di 1.0380 con la consapevolezza che il quarto tentativo di rottura a distanza di due mesi potrebbe portare questa volta a un movimento di continuazione del trend primario.

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